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editoriale

Impronte digitali tra furbetti del cartellino e capri espiatori

di Giordano Cotichelli

Varie polemiche stanno accompagnando l’adozione di strumenti biometrici, nello specifico la rilevazione delle impronte digitali, al fine di registrare l’entrata e l’uscita dal servizio dei dipendenti pubblici e quindi contrastare l’assenteismo e l’accumulo improprio di ore di recupero (o straordinario) di vario genere. La sensazione è che, impronte digitali e telecamere, poco potranno fare contro i veri furbetti di sempre, quelli che ti danno il cambio sempre in ritardo, che puntualmente mandano la malattia, che in reparto o in qualsiasi servizio ti lasciano sempre qualcosa indietro da fare e che fanno della macchina pubblica un loro personale strumento di profitto.

Decreto concretezza e impronte digitali a prova di furbetti del cartellino

Furbetti del cartellino, un fenomeno diffuso nella pubblica amministrazione

In merito arriva, ultima in ordine di tempo, la scelta fatta al Cardarelli di Napoli che sostituirà il tesserino magnetico con la rilevazione delle impronte, come già fatto all’Azienda sanitaria Napoli Nord e all’ASL di Caserta.

Un quadro di cambiamento in linea con le scelte di politica fatte dalla Ministra della P.A. attraverso il Decreto Legge dal titolo: “Disegno di legge recante interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche Amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo”; meglio noto nella sua abbreviazione come Decreto concretezza.

Sembra l’ultimo capitolo di una campagna capillare di denuncia del fenomeno dei “furbetti del cartellino che da anni ormai risalta alle cronache con strascico di denunce, sanzioni, licenziamenti, etc.

Il decreto nella sua essenza esprime fortemente il modello risolutivo scelto dall’attuale governo per affrontare la questione: pugno di ferro in … pugno di ferro.

Un’attenta lettura di certo mostra lati importanti di decisioni prese per risanare la cattiva amministrazione, ma già l’aver previsto nel ddl l’attivazione di un Nucleo della concretezza, composto da 53 persone, con funzioni di supporto per le Pubbliche Amministrazioni e la creazione di una lista nera dei cattivi, solleva parecchi interrogativi e qualche perplessa preoccupazione.

Una diffusione capillare ulteriore di telecamere – ad esempio - presenti in maniera tale che disegno i peggiori scenari di controllo totalitario delle anti-utopie di Orwell e Zamjatin (dai rispettivi romanzi “1984” e “Noi”).

E se non basteranno poi le impronte digitali si arriverà al braccialetto elettronico? Il futuro è aperto a qualsiasi tipo di speculazione, con un sospetto che si fa strada:

Anche in una situazione di controllo pressoché totale e di sanzioni esagerate si riuscirà a eradicare assenteismo e… furbettismo?

La saggezza popolare è usa, nella sua malevolenza alle volte, affermare che: “il pesce puzza dalla testa” e porta dunque ad interrogarsi sul funzionamento della pubblica amministrazione in quanto tale, dove l’impressione è che venga dato più sostegno – spesso – non ai più volenterosi, ma ai più fedeli; e che si scelga di premiare – alle volte - più la devozione che non la preparazione.

La ricerca del capro espiatorio

Nel suo piccolo, un rapido excursus degli organigrammi sanitari – ed anche infermieristici – di certo può suggerire molti punti di riflessione. Per contro è vero che oggi non si perde occasione per gettare discredito sulla pubblica amministrazione, sui suoi compiti (invadenza dello stato), sui suoi professionisti (malasanità, disservizi, etc.), sulla sua stessa organizzazione esaltando continuamente la gestione dirigistica e aziendale.

Sembra quasi che, come ama molto fare una certa politica, l’obiettivo non sia il miglioramento della macchina amministrativa, ma la ricerca di un capro espiatorio, – i furbetti – la destrutturazione di una funzione pubblica quale espressione di un welfare universalistico, triturando nelle sue eccellenze (continuamente dimenticate) insegnanti ed infermieri, ferrovieri e postini, impiegati e netturbini.

Il risultato è l’alimentazione di una percezione ansiogena e distorta, presente in questo paese, della realtà, come suggerisce l’ultimo rapporto Censis. La sensazione è che, impronte digitali e telecamere poco potranno fare contro i veri furbetti di sempre, quelli che ti danno il cambio sempre in ritardo, che puntualmente mandano la malattia, che in reparto o in qualsiasi servizio ti lasciano sempre qualcosa indietro da fare e che fanno della macchina pubblica un loro personale strumento di profitto.

Il malessere cresce, considerando da un lato che le ultime scelte legislative dell’attuale governo aumentano il tetto economico degli appalti per i Comuni, a 200 mila euro senza bisogno di gare, ma solo attraverso l’assegnazione diretta. Cosa comporterà questo è, purtroppo facile da ipotizzare, in maniera malevola.

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