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Infermieri di Polizia e delle Forze Armate incontrano l'Ipasvi

di Angelo

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Assieme per un'assistenza sempre più completa e unificata nell'interesse del paziente. A Roma convegno organizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi infermieristici. Dal 2017 sarà possibile assumere a nomina diretta anche personale in possesso del titolo di laurea.

ROMA. "Siamo tutti Infermieri, al di là della nostra provenienza formativa e dell'appartenenza al mondo civile e della sicurezza di Stato". E' quanto emerso a chiare lettere oggi a Roma nell'ambito del Convegno organizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI presso il Museo delle Arti del XXI Secolo (MAXXI). Tema conduttore dell'evento è stato “L'infermiere militare nelle Forze Armate e di Polizia. Uno sguardo al passato, una riflessione sul presente ed una considerazione sul futuro”.

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Tanti i relatori intervenuti all'evento.

Dal 2017, è la novità assoluta del Convegno, sarà possibile assumere a nomina diretta anche personale in possesso del titolo di laurea. Una ulteriore apertura ai giovani laureati che potranno trovare lavoro anche nelle forze armate.

"Abbiamo creato la prima giornata dell'Infermieristica militare e della Polizia perché vogliamo dare spazio nell'Ipasvi anche ai circa 4000 colleghi che lavorano nelle forze dell'ordine; una piccola parte dei 440.000 Infermieri Italiani, ma un gruppo molto coeso e importante per la Nazione. Hanno la possibilità di essere presenti nei luoghi e nelle circostanze critiche per la sicurezza del nostro paese. Vogliamo dare impulso alla discussione che è partita tra gli uomini in divisa e che da oggi entra a far parte della storia dell'Infermieristica italiana. I problemi delle due categorie devono essere conosciuti e risolti. E' possibile migliorare assieme in un continuo confronto fra militari e civili. L'obiettivo del convegno era ed è uno solo: aprire un canale di confronto con i vertici delle Forze Armate e di Polizia attraverso la rappresentazione della professione infermieristica esercitata in questi contesti, la discussione con i rappresentanti della sanità Militare e di Polizia e l’interlocuzione con Ministeri. Infermieri di provata esperienza tratteggeranno l’evoluzione storica, l’inquadramento, la condizione attuale e le prospettive future dell’Infermiere Militare e di Polizia. Il momento di discussione con i responsabili della Sanità Militare e di Polizia costituisce un momento di attenzione nei confronti degli infermieri che questa Federazione rappresenta ma soprattutto la volontà di intraprendere una collaborazione costruttiva finalizzata al miglioramento della condizione del professionista infermiere Militare e nelle Forze di Polizia, risorsa irrinunciabile per le Amministrazioni in cui è inquadrato ma non di meno per la società civile e per il cittadino in qualsiasi contesto. La presenza dei rappresentanti istituzionali dei Ministeri che a diverso titolo costituiscono i riferimenti dell’infermiere Militare e di Polizia completa il novero di coloro che a diverso titolo possono incidere sul futuro di questi professionisti" - ha spiegato Barbara Mangiacavalli, presidente della FNC Ipasvi.

Filippo Crociata (ammiraglio, capo ufficio ricerche e sviluppo tecnologico - ispettorato generale sanità militare), a nome del Generale Enrico Tomao (ispettore generale della sanità militare): "esprimo il mio ringraziamento agli organizzatori per l'opportunità di approfondire anche le questioni e i problemi formativi ed occupazionali dei colleghi delle forze armate; farò riferimento al Codice dell'ordinamento militare (Decreto Legislativo 66/2010, oltre 2000 articoli, impensabile nell'ambito civile), che verifica l'idoneità psico-fisico-attitudinale dei futuri uomini in divisa; i compiti del personale infermieristico e militare sono simili a quelli civili; possono intervenire in tutti i settori dell'assistenza di loro competenza e nell'emergenza, anche in caso di calamità naturali".

Il codice spiega i ruoli di tutti gli uomini della Difesa, ambito per ambito; l'attività svolta dal personale sanitario militare alleggerisce lo stress della sanità civile, essendo un supporto ad essa; gli Infermieri militari si trovano tutti i giorni di fronte a malattie sempre più complesse e a prestazioni assistenziali sempre più specifiche; grazie alla formazione continua e agli studi di alta specializzazione hanno raggiunto un grado di preparazione prima impensabile.

Crociata, che ha illustrato anche lo stato dell'arte in ambito militare europeo (in particolare quello della situazione Francese, che dà ampio spazio, anche finanziario, alla gendarmeria, ai medici e agli infermieri della difesa nazionale; ma anche quello Inglese, dove l'integrazione tra civili e militari è totale; per finire con quello Tedesco, che è l'esempio di integrazione accreditata e validata per eccellenza, anzi in Germania è la sanità civile ad affidarsi a quella militare), ha poi ricordato che occorrerebbe un riordino complessivo di tutti i settori rendendoli omogenei, magari attraverso il riconoscimento delle competenze in relazione anche all'inquadramento nel ruolo.

In Italia la situazione non è catastrofica come si pensa, ma può tutto migliorare nell'interesse del paziente militare e anche civile, a partire dall'ordinaria amministrazione all'acquisto della strumentazione impiegata, tenendo conto che comunque il più delle volte si ha a che fare con pazienti relativamente giovani.

Per approfondimenti: Codice_aggiornato_con_DLgs_24 febbraio 2012 e Nota_correttiva_codice.

Fabrizio Cipriani, delegato da Alessandro Pansa (capo della Polizia di Stato): "porto i saluti di tutto il settore sanitario della Polizia; i nostri Infermieri devono essere preparati e anche meglio degli Infermieri civili, soprattutto perché sono spesso chiamati a lavorare in settori e compiti specifici dell'assistenza e in momenti critici della sicurezza locale e nazionale; gli Infermieri e i Medici di Polizia non hanno strutture adeguate di ricovero come le forze militari; i nostri Infermieri vengono però inquadrati lavorativamente ed economicamente in un livello più basso di chi in Polizia non ha lo stesso livello di studi e questo non va bene; questa situazione va modificata, si deve dare il giusto riconoscimento a uomini e donne che servono lo Stato e che tutti i giorni mettono a disposizione la loro esperienza e le loro competenze".

Gran parte delle indagini oggi in essere in Italia riguardano ambiti sanitari e pensare di avere degli Infermieri di Polizia demotivati e senza ruolo ben definito è impensabile. E se lo dice un medico vuol dire che qualcosa deve cambiare. Come cambia la scienza, cambia la sanità e cambiano le competenze degli uomini e delle donne che sono tutti i giorni al servizio della popolazione civile italiana.

Mangiacavalli: "le vostre relazioni hanno aperto un mondo tutto nuovo per noi dell'IPASVI; scoprire o riscoprire che vi è un Decreto Legislativo n.66 del 2010 ci fa riflettere, soprattutto perché è composto da oltre 2000 articoli con successive modifiche ed integrazioni, cosa inimmaginabile nell'ambito civile; il paragone tra le strutture italiane e le strutture europee in ambito militare è emblematico, ma ci tengo a ribadire che le eccellenze che abbiamo in Italia sono uniche, dal punto di vista organizzativo e della programmazione gli italiani non hanno nulla da invidiare ai colleghi di altri Stati membri; in Italia i processi integrativi sono lenti, ad esempio la creazione del numero unico europeo dell'emergenza 112; ci vorrà tempo, ma l'integrazione tra Infermieri Militari e di Polizia e Infermieri civili può realizzarsi e parte oggi da Roma un lavoro comune d'intesa e di cooperazione; possiamo tutti migliorare, occorre solo volerlo".

Ha moderato l'incontro Pierpaolo Pateri della FNC Ipasvi, che ha parlato di evento storico per l'Infermieristica italiana, civile e militare.

Molto interessanti le relazioni tecniche su "Lo stato dell'arte dell'infermieristica militare e di Polizia".

Tra le altre cose si è discusso:

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Un momento della conferenza romana.

- degli Infermieri di Polizia e del giusto inquadramento per riconoscerne meriti e formazione (a cura del Revisore Tecnico Infermiere Maurizio Bellini): l'Infermiere nella Polizia di Stato compare nel 1930 (Regio decreto 30 novembre 1930 n. 1629 art. 30); oggi l'infermiere in Polizia è inquadrato da un DPR del 1982 e parte con una paga che parte da un possessore di terza media fino al massimo di un diplomato; non è prevista l'iscrizione all'Ipasvi, ma noi siamo tutti iscritti perché ci sentiamo di appartenere al mondo degli Infermieri Italiani; l'Infermiere di Polizia ha anche un profilo professionale interno dal 1985, ma lo individua come 'sottomesso' al medico e non come responsabile dell'assistenza infermieristica; si occupa di sanità pubblica, di attività forense, di area critica, di formazione, di medicina del lavoro, di azioni di polizia vera e propria, di burocrazia; oggi gli infermieri in organico sono 216 e sono mal distribuiti; occorrono nuovi e urgenti concorsi; va riadeguata la norma che disciplina l'attività infermieristica in Polizia e va aggiornata al Profilo Professionale dell'Infermiere (D.M. 739/94) e a tutte le norme successive; deve essere garantito l'aggiornamento professionale, che ci sia l'obbligo degli ECM e la possibilità di svolgere studi di alto livello universitario; oggi l'Infermiere di Polizia è inquadrato nel ruolo di MANOVALANZA e non in quello DIRETTIVO ("quando in polizia si assume un diplomato esso viene inquadrato nel ruolo di Ispettore, invece quando viene assunto un laureato, ovvero un Infermiere, viene inserito nel settore di Revisore Tecnico, identico a chi ha la Terza Media; le varie interrogazioni parlamentari non hanno portato ad oggi a nulla di concreto, ma gli Infermieri di Polizia non demordono; occorre modificare la legge e inquadrare gli Infermieri tra i Commissari di Polizia o vicini ai Commissari; l'appartenenza al ruolo professionale è necessaria, gli Infermieri devono essere inquadrati nel ruolo professionale dei sanitari (come i medici); c'è tanto da migliorare, ma non è un'impresa impossibile!

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Gli Infermieri Militari e di Polizia in prima linea al convegno di Roma organizzato dall'Ipasvi.

- degli Infermieri nell’Esercito e di un nuovo ruolo sanitario definito per lo sviluppo della professione (a cura del 1° Maresciallo Luogotenente Infermiere Tarquinio Fornari): le origini degli Infermieri Militari risalgono addirittura al 1644; più tardi nascono gli "ospedali volanti" e gli "ospedali reali"; nel 1833/48 nasce il Corpo Sanitario dell'Esercito Italiano; nel 1848 nasce la prima Compagnia degli Infermieri; solo nel 2000 però si inizia a parlare prepotentemente di Infermieri Militari e grazie all'interessamento della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi; nel 1975 nasce lo STANAG n. 2122 e compare per la prima volta il ruolo dell'Infermiere; nel 1978 con la nascita della Legge n. 833 si tiene conto degli Infermieri Militari e solo nel 2010 con il Decreto Legislativo n. 66 si stabilisce qual è il loro ruolo nell'Esercito Italiano e nell'ambito civile; i suoi compiti sono: attività di diagnosi, cura e riabilitazione; accertamento dell'idoneità al servizio; attività medico-legali; attività di medicina preventiva; formazione sanitaria del personale; supporto logistico alle Forze Armate; collaborazione fattiva con la protezione civile; l'Infermiere Militare opera in vare strutture italiane e può operare anche all'estero nell'ambito di caserme interforze e in missione; il DM 18 aprile 2002 prevede che chi non può lavorare più nell'ambito militare possa passare anche all'ambito civile; ci sono, tuttavia, tante criticità: concorsi, formazione, inquadramento professionale, riconoscimento dei titoli accademici. Con la Legge Madia si potrebbero risolvere molte di queste criticità e restituire dignità a tutti gli Infermieri Militari in Italia o provvisoriamente all'Estero.

- degli Infermieri in Marina e dell’assistenza sanitaria tra tradizione ed innovazione (a cura del Maresciallo Infermiere Paolo Carbonaro): "porto i saluti di tutti i colleghi di La Spezia e della Marina Militare a livello nazionale, ringrazio la presidente Mangiacavalli per questa opportunità di confronto; gli Infermieri del nostro Corpo seguono una formazione specifica a Taranto sotto l'egida dell'Università degli Studi di Bari; la formazione per noi è continua, ma non vi è un preciso inquadramento professionale; il percorso di laurea infermieristica è una combinazione di tecniche e saperi civili e militari, navali nel nostro caso; l'addestramento militare è molto rigido, come lo è anche quello civile; al termine del primo anno l'allievo infermiere va per navi ed è sottoposto al cosiddetto Battesimo del mare; gli Infermieri della Marina possono accedere anche a formazione estera in collaborazione con le forze degli Stati Europei e della Nato; l'Infermiere di Marina diviene un vero e proprio compact-nurse, capace di districarsi in ogni situazione di pace e di guerra, garantendo il supporto ai militari e ai civili, in mare e a terra; può trattare alcuni traumi specifici nell'ambito del Triage Bellico; il percorso formativo è in continua evoluzione. A La Spezia si lavora sodo per formare colleghi sempre più preparati e capaci di adattarsi; non è cambiato il bisogno di salute, ma lo scenario militare; l'operatività dell'Infermiere di bordo ha acquisito competenze specialistiche in superficie, lungo i mari e in scenari subacquei ed iperbarici. In assenza del medico di bordo l'Infermiere di Marina diventa la guida unica in ambito sanitario, ma non si sostituisce al medico, anzi vi collabora in un clima di perfetta integrazione; l'Infermeria di bordo è il cuore pulsante dell'assistenza militare in mare, i livelli assistenziali vanno da quelli di base a quelli avanzati, nelle piccole e nelle grandi navi da guerra, in Italia e nelle missioni estere. L'Infermiere di Marina può specializzarsi in attività subacquee e in camere iperbariche militari, intervenendo direttamente in caso di emergenza anche nelle profondità marine; per finire, gli Infermieri di Marina militare possono intervenire anche in soccorso a piloti militari in caso di sinistri, di schianto o di ammaraggio del velivolo. L'Infermiere di Marina è impiegato nelle operazioni di salvataggio degli immigrati clandestini; uomini e donne sono impegnati tutti i giorni nel salvaguardare la vita dei militari e dei civili in mare. Il profilo psicologico dell'Infermiere di Marina è chiaro e preciso: deve essere sempre disponibile, deve partecipare e fare formazione, deve riconoscere i segni e sintomi dello stress lavorativo, ma non sono tutte rose e fiori: occorre un riconoscimento professionale adeguato alle reali competenze acquisite e validate; vogliamo un riconoscimento anche in carriera".

- del cammino storico dell’Infermiere dell’Aeronautica Militare tra identità e valori di una professione (a cura del 1° Maresciallo Camillo Borzacchiello): "ringrazio la presidente Mangiacavalli e l'Ipasvi per questa occasione di confronto e di discussione sul futuro della professione infermieristica in ambito militare e di Polizia; la storia degli Infermieri Militari e dell'Aeronautica è assai antica; Napoleone fu uno dei primi ad istituire delle strutture sanitarie organizzate. In Italia è il Re Carlo Alberto a volere la prima struttura organizzata; nel 1848, 360 infermieri militari furono impiegati alle dipendenze degli Ufficiali Medici; con Pio IX (Stato Pontificio) vennero impiegati 126 Infermieri Militari in Vaticano. Anche i Borboni istituirono un comparto militare, comprendendo al suo interno anche gli Infermieri; nel 1908 vengono istituite in Italia le Infermiere del Corpo Militare. La sanità militare attuale deve la sua nascita a Padre Pio da Pietrelcina, che fece il militare però solo per un breve periodo ammalandosi di TBC; gli Infermieri in Aeronautica hanno gli stessi diritti e doveri degli Infermieri Militari, con le medesime criticità".

- dell’Infermiere nell’Arma dei Carabinieri (a cura del Maresciallo Capo Pierluigi Proceda, l'unico non autorizzato ad intervenire in divisa): "ringrazio tutti i partecipanti e la presidente Mangiacavalli per l'opportunità offertaci oggi; in Italia ci sono 40 Infermerie disseminate in tutta Italia e con strutture incentrate in massima parte nella Regione Lazio; il personale sanitario dell'arma è costituito da 117 medici e 2 farmacisti, 185 Infermieri (ispettori, soprintendenti e appuntati), 42 operatori sanitari provenienti da altre figure professionali; tutto il personale è inquadrato nel ruolo classico, non vi è un riconoscimento specifico, anche se specifiche sono le sue competenze: si occupa di medicina preventiva, di assistenza, riabilitazione e cura, di sostegno psicologico, di medicina legale e del lavoro, di educazione sanitaria; in alcune occasioni sostituisce il medico, ma è raro. Prevalentemente l'attività sanitaria è disciplinata dal medico, l'Infermiere dell'Arma collabora con lui; 83336 sono le attività svolte in tutta Italia, 39.047 accertamenti diagnostici e migliaia di interventi sul campo; l'Infermeria Presidiaria è formata da 2 medici e 3 Infermieri. I Carabinieri sono nati nel 1814; la prima partecipazione all'estero dei Carabinieri risale al 1855 durante la guerra di Crimea come Florence Nightingale; di recente i Carabinieri hanno partecipato come struttura sanitaria in missioni estere (1 ufficiale medico e 2 Infermieri); la formazione Infermieristica per i Carabinieri viene svolta oggi presso l'Università degli Studi "Tor Vergata" di Roma e presso l'Università degli Studi di Firenze. Gli Infermieri sono presenti in alcuni corpi speciali dei Carabinieri (GIS, Subacquei, ecc.) e il personale infermieristico è ridotto rispetto alle esigenze assistenziali dell'Arma; per questo oggi chiediamo di riflettere sulla necessità di incrementare il personale di settore. Tra le altre criticità vi è l'obbligo per gli Infermieri di assistere tutti i colleghi che lo necessitano e in totale assenza della parte medica; di fatto quello che prima era una necessità oggi è diventato un obbligo, ma il personale è troppo esiguo. Inoltre, va detto che molti di noi vengono utilizzati anche in altri compiti, per cui spesso si viene meno alla missione infermieristica; le risorse per la formazione e l'aggiornamento sono sempre più ridotte. In futuro spero che si recepisca la necessità di riconoscere l'Infermiere dei Carabinieri e come dicevamo di incrementarne le unità; per finire va stabilito il giusto inquadramento, omogeneizzando le carriere e le retribuzioni".

Seguitissima la tavola rotonda su "Il confronto con le istituzioni: il futuro degli infermieri militari e di polizia" moderata dal collega Paolo Del Bufalo, capo-ufficio stampa della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI.

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Un momento del dibattito.

Presenti alla discussione: Saverio Proia (Ministero Salute), in sostituzione di Vito De Filippo, Sottosegretario Ministero della Salute; Riccardo Guarducci, Contrammiraglio (capo uffici del personale ispettorato sanità Marina Militare); Piervalerio Manfroni, Generale Ispettore - Capo del servizio Sanitario Aeronautica Militare; Barbara Mangiacavalli, Presidente Federazione Nazionale Collegi Ipasvi; Cecilia Maceli della Funzione Pubblica (funzionario ufficio per l'organizzazione).

Tutti gli intervenuti hanno lamentato la necessità di riconoscere il ruolo dirigenziale degli Infermieri Militari e di Polizia, omogeneizzando i ruoli, le competenze, i riconoscimenti economici e professionali nell'ambito di ciascuna forza armata e nel rispetto delle specifiche. La novità legislativa è rappresentata dal cambiamento delle norme rispetto al reclutamento di nuovo personale infermieristico: dal 2017 sarà possibile assumere a nomina diretta anche personale in possesso del titolo di laurea (nel caso specifico Infermieristica, così come da tempo avviene per i medici). Inoltre, la parte medica non deve essere disgiunta da quella infermieristica anche nel settore militare. Le due figure professionali non sono antagoniste, ma nel rispetto dei ruoli di ognuno devono collaborare assieme superando i limiti imposti dalla gerarchia militare. Le due professioni sono e devono essere alla pari, anche per questo le leggi in materia vanno modificate e aggiornate alle esigenze di assistenza moderne, dei militari e dei civili. Gli Infermieri Militari e di Polizia hanno il diritto ad essere tutti inquadrati con lo stesso meccanismo dei colleghi civili. Servono dirigenti-infermieri anche tra le forze armate, occorre riformare gli ordinamenti; serve suddividere gli ambiti clinici da quelli non clinici, altrimenti non si riuscirà mai a dare risposta ai colleghi delle Forze Armate.

La sorpresa della giornata è stata anche un'altra, ovvero il collegamento in diretta via Skype curato da Del Bufalo in collaborazione con Nurse24.it con medici e infermieri impegnati in Afghanistan. Gli operatori sanitari militari nei luoghi di guerra rappresentano l'orgoglio italiano nei campi dove tutti i giorni tra bombe, attentati e guerriglie si vivono in maniera molto diretta il dolore, la sofferenza e la morte.

Parlando tra le "quinte" del convegno è emerso un dato impressionante ed allarmante: finora l'Ipasvi non si era mai occupata direttamente degli Infermieri Militari e della Polizia di Stato se non saltuariamente; la nuova era della Federazione e l'arrivo di Barbara Mangiacavalli ha cambiato le carte del gioco e ha imposto alla "Casa degli Infermieri Italiani" (futuro Ordine) che il Comitato centrale si occupi di tutti, ma proprio tutti i colleghi iscritti al collegio (anche quelli che con estremi sacrifici e spesso senza riconoscimenti lavorano nell'Esercito Italiano, nella Marina Militare, nell'Areonautica Militare, nella Guardia di Finanza, nella Polizia di Stato, nella Guardia Costiera di confine e nei Carabinieri... senza dimenticare gli Infermieri Pediatrici.

L'obiettivo del Convegno, per finire, è stato raggiunto nella sua totalità, nonostante le "resistenze" di alcuni Corpi; l'incontro è stato giudicato positivo da tutti gli intervenuti che si sono mostrati favorevoli ad una più intensa collaborazione.

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