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Un caso di meningite in Emilia Romagna

di Redazione

Meningite, ricoverato un paziente in Emilia Romagna. Martedì pomeriggio un quarantenne, residente in Calabria, si è presentato al pronto soccorso di Ravenna con la febbre molto alta. Il paziente, che stava passando questi giorni di festa con i parenti a Gambettola, è stato subito sottoposto alle analisi e poi ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Le sue condizioni sono molto critiche.

corsia d'ospedale

Un paziente affetto da meningite è stato ricoverato a Ravenna

Il paziente affetto da meningococco di tipo y

Le analisi di laboratorio eseguite sul sangue e sul liquor del quarantenne hanno portato a identificare nel sangue la presenza di meningococco di tipo y. Il sierotipo è uno dei quattro sierotipi contenuti nel vaccino in uso. Il servizio igiene pubblica di Cesena ha ricostruito la rete dei contatti del quarantenne attraverso i colloqui con i familiari. E nel giro di qualche ora sono stati rintracciati tutti coloro che erano stati in contatto con l’uomo. Per i residenti in Emilia Romagna il servizio ha provveduto direttamente a somministrare i farmaci raccomandati a scopo preventivo, mentre per quelli residenti fuori dalla Romagna ha provveduto a informare le rispettive aziende sanitarie.

In tutta Italia intanto è boom di vaccini, anche se il ministero della salute ha invitato alla calma, parlando di 178 casi di meningite segnalati nel 2016. Dati che indicano che non si tratta di un’epidemia.

Il meningococco è un batterio che generalmente si localizza a livello della gola, senza determinare alcun tipo di disturbo e solo raramente causa delle malattie importanti quali la setticemia o la meningite. L’infezione si trasmette attraverso le goccioline di saliva a seguito di contatti interpersonali ravvicinati e prolungati e il tempo di incubazione della malattia è di norma di tre o quattro giorni, anche se può variare da due a dieci giorni.

Per interrompere la circolazione del meningococco e impedire la comparsa di ulteriori casi di malattia, è necessario che i familiari e le persone che hanno avuto contatti stretti con l’ammalato, nei dieci giorni precedenti la comparsa dei sintomi, vengano sottoposti a una profilassi antibiotica per via orale con lo scopo di bonificare eventuali portatori del germe. La profilassi non è ritenuta utile per chi ha avuto solamente contatti occasionali e di breve durata con la persona malata.

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