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Formazione

Tracheoaspirazione agli OSS: La replica del direttore scientifico

di Redazione

Gli infermieri molte volte sono distratti, fanno le cose in maniera rapida. Molti non sanno nemmeno come si fa la tracheoaspirazione, perché la tracheoaspirazione non è una cosa tanto semplice da farsi.

Aveva esordito così durante una telefonata il medico responsabile del corso di formazione che promette un'abilitazione alla manovra di tracheoaspirazione per gli oss. Il volantino pubblicitario di quel corso aveva fatto in fretta il giro del web e Nurse24.it ha voluto vederci chiaro fin da subito: dopo aver accertato l'effettiva esistenza del corso in questione, ha prontamente segnalato la cosa alla Federazione nazionale Ipasvi - dalla quale aspetta ancora una risposta - e ha offerto la possibilità di dire la sua al responsabile scientifico del corso di formazione.

Le norme per fare formazione agli oss ed abilitarli alla tracheo aspirazione - scrive il medico al nostro Direttore - sono ormai note a tutti (...) L'amarezza nasce nel momento in cui si cerca di fare il bene del malato e si è fatti oggetto di un improvvido "taglia e incolla" di dichiarazioni e "pensieri in libertà". O forse, aggiungiamo noi, l'amarezza nasce quando dietro all'obiettivo - indiscutibile ed indiscusso - del bene del paziente si profilano percorsi dalla quantomeno dubbia liceità.

La replica del direttore scientifico del corso

Gentilissimo Direttore,

la Sua redazione mi consente una dichiarazione. Mi riesce difficile farlo, ma cercherò ugualmente al fine di ristabilire un'oggettività forse da ritrovare nell'interesse di tutti, ma soprattutto dei malati e delle loro famiglie. Le norme per fare formazione agli oss ed abilitarli alla tracheo aspirazione sono ormai note a tutti: sono facilmente rinvenibili in internet e professionisti e stampa ufficiale ne hanno dato ampia notizia.

L'amarezza nasce nell'accorgersi che nel momento in cui si cerca di fare il bene ad un malato tutelandolo non solo nella cura diretta ma anche nell'organizzazione assistenziale (che passa attraverso la formazione di ogni operatore), si è fatti oggetto di un improvvido "taglia e incolla" di dichiarazioni e "pensieri in libertà" che spero frutto di semplice superficialità e poca dimestichezza col proprio mestiere e non finalizzato alla visibilità professionale.

Chi non ha un genitore con la sla o in coma vegetativo spesso non si pone il problema che il suo "scoop" possa danneggiare molti malati e riazzerare la qualità che si cerca di portare a domicilio. Io mi fermo qui. Mi conoscono tantissime famiglie che non hanno gradito affatto l'attacco personale del Vs. magazine al sottoscritto. Forse perché sanno che, in questo modo e su questo tema, l'attacco personale al medico significa attacco diretto ai diritti e al bene dei loro cari.

Caro Direttore, io vado avanti. Stimando ancor più la categoria degli infermieri con cui esiste una reciproca stima. Invitando loro a guardare avanti verso il raggiungimento di diritti che consentano di operare decisioni autonome anche senza prescrizione medica, in condizioni comunque di totale sicurezza per il paziente e da parte di personale qualificato, esattamente come avviene all'estero. Li esorto a non guardare indietro verso il vecchio concetto di OSS, le cui mansioni sono oggi totalmente diverse. Occorre invece, nell'interesse del paziente, evitare guerre tra professioni. I malati e le loro famiglie vogliono positività, non polemiche e nemmeno scoop giornalistici che non recano loro alcun beneficio.

Noi tutti che operiamo in sanità (medici, infermieri, OSS e tutti gli operatori del Servizio Sanitario Nazionale) abbiamo un solo obiettivo: curare nel corpo e nella mente, valorizzare chi cura e chi assiste, promuovere la dignità di ognuno.

Caro Direttore, La saluto cordialmente, mentre mi corre l'obbligo preannunciarLe che ho affidato la vicenda nelle mani del mio Legale di fiducia che, d'ora innanzi, tutelerà la mia dignità personale e professionale, nell'interesse dei pazienti affetti da malattie che impediscono loro quella che noi definiamo "normalità" della vita.

Dr. P D M

"Gentilissimo,

La ringrazio per le sue dichiarazioni, ma noi non abbiamo bisogno di uno scoop o di mettere alla gogna mediatica qualcuno.

La sua privacy, per quanto ci riguarda è sempre stata tutelata, così come accade anche per questa lettera. Amareggiato dalla sua faciloneria nel parlare degli infermieri emersa nella telefonata, mi corre l’obbligo di rammentarle che proprio la normativa cui lei stesso fa riferimento è molto chiara: certamente non prevede la possibilità da parte sua o del provider di abilitare degli operatori socio sanitari alla manovra in questione.

Articolo 4 (Accordo 29 aprile 2010, n. 49/CSR Gazzetta Ufficiale 26 maggio 2010, n. 121)

1. Il nominativo dei destinatari della formazione, completata la stessa, è annotato nel fascicolo del paziente, e solo nei confronti di questi il soggetto formato potrà svolgere la tracheobroncoaspirazione.

I pazienti e i loro familiari hanno bisogno di professionisti formati e competenti, non di scorciatoie che potrebbero portare ad ulteriori danni per la salute del paziente stesso. È indiscutibile che il fine ultimo dei sanitari sia il bene dell'assistito, ma il fine non può giustificare mezzi che trascendano la legge.

Provi solo ad immaginare il rischio che i suoi discenti, dopo la sua "abilitazione", scrivano nel loro bigliettino da visita: "Abilitato alla tracheaspirazione". Sono già tanti i casi di abuso professionale. Troppi.

Come certo saprà, la tracheoaspirazione non è una manovra semplice avulsa da complicanze per le quali l'Oss non è formato. Né al loro riconoscimento, né alla loro eventuale gestione.

Concludo ricordandole nuovamente che dopo la nostra pubblicazione abbiamo segnalato la vicenda alle autorità competenti e che saranno loro a verificare eventuali reati. Siamo sin da subito disponibili a fornire la telefonata integrale, così da sciogliere ogni dubbio."

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