Molti studi hanno dimostrato la correlazione direttamente proporzionale tra la frequenza cardiaca, gli eventi cardiovascolari e la mortalità, sia nei pazienti con scompenso cardiaco sia in quelli senza. Una metanalisi su 19.000 pazienti ha mostrato come la riduzione della frequenza cardiaca (FC) nei pazienti con insufficienza cardiaca sistolica trattati con β-bloccanti riduce la mortalità globale. Altresì un calo del 5% della FC determina una riduzione del 15% della mortalità totale.
Scompenso cardiaco
Si è sviluppato quindi, negli ultimi tempi, il concetto dell’importanza del controllo della FC nei pazienti con scompenso cardiaco.
I vari farmaci con effetto bradicardizzante hanno presentato però dei risultati diversi. Molti farmaci (flacainide, sotalolo) hanno mostrato addirittura un aumento della mortalità. Altri (dofetilide, amiodarone) non hanno avuto un effetto superiore a quello del placebo. Altri ancora (dronedarone) hanno portato ad un aumento degli eventi cardiovascolari, mentre qualcuno (mibefradil) è stato eliminato dal mercato per le numerose interazioni farmacologiche che determinava.
Sul campo di battaglia contro le alte frequenze cardiache sistolica sono rimasti la digitale ed i β-bloccanti. La digitale si è dimostrata veramente utile soprattutto nell’insufficienza cardiaca sistolica con fibrillazione atriale. Bisogna sempre però fare i conti con la possibile intossicazione, soprattutto nelle persone anziane o affette da insufficienza renale.
In assenza di fibrillazione atriale, per ridurre la frequenza cardiaca dei pazienti in scompenso cardiaco sistolico con severa riduzione della frazione di eiezione (FE < 35%), in prima battuta bisogna utilizzare i beta-bloccanti. Un altro farmaco che si è dimostrato utile per questo gruppo di pazienti è l’ivabradina che potrebbe essere proposta in alternativa ai β-bloccanti.
Il messaggio da far passare è: i pazienti con scompenso cardiaco sistolico hanno una prognosi migliore se la loro frequenza cardiaca è inferiore ai 70 battiti/minuto. In caso di fibrillazione atriale associata si può utilizzare la digossina, e nei casi di scompenso in ritmo sinusale i β-bloccanti o l’ivabradina.
Per i pazienti in scompensi cardiaco sistolico, la FC migliore è quella attorno ai 50-60 battiti/minuto.
Per sapere di più:
Swedberg K et al. Ivabradine and outcomes in chronic heart failure (SHIFT): a randomised placebo-controlled study. Lancet 2010;376:875-885.http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20801500
Böhm M, et al. Heart rate as a risk factor in chronic heart failure (SHIFT): the association between heart rate and outcomes in a randomised placebo-controlled trial. Lancet 2010;376:886-94. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20801495
McAlister FA et al. Meta-analysis: beta-blocker dose, heart rate reduction, and death in patients with heart failure. Ann Intern Med 2009;150:784-94. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19487713
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