In un video trasmesso sui social dal Governatore della Campania, viene ricordato come le liste di attesa, dopo la legge approvata qualche mese fa, non sono affatto diminuite in quanto non sono mai stati approvati i decreti attuativi, cioè quelle disposizioni utili per stabilire chi fa che cosa e soprattutto con quali soldi. Ciononostante, continuano quotidianamente le dichiarazioni e gli impegni di ogni tipo per ricordare che le questioni sanitarie sono al primo posto nella valutazione governativa dei problemi da risolvere, specie in vista dell’approvazione della prossima finanziaria. Intanto alcune scelte sono state operate.
La sanità italiana è scossa da uno stato di ipertermia devastante
La sanità italiana è scossa da uno stato di ipertermia devastante. La febbre è molto alta, perniciosa nei fatti .
Presto verrà dato il via ad una indagine conoscitiva , approvata all’unanimità in Commissione affari sociali.
Ricerca utile a conoscere a fondo i problemi della professione infermieristica per: …approfondire i gap strutturali, gestionali, territoriali, di genere e generazionali che incidono sulle condizioni di lavoro dei professionisti sanitari.
Puntiamo ad ampliare la conoscenza dei loro ambiti, acquisire maggiori strumenti per intervenire dal punto di vista legislativo e rendere più attrattiva e sicura la professione . Così avrebbe dichiarato Marta Schirone (FdI) deputata della commissione citata.
Quello descritto sarebbe quindi un lavoro finalizzato in particolare a verificare direttamente il numero degli iscritti agli Opi, divisi per genere ed età, in un quadro di rivisitazione dei compiti della professione e dell’attrattività da potenziare. Bene! Anzi, male! È il solito topolino partorito da una montagna.
Per avere un quadro della situazione infermieristica in Italia bastano un paio di telefonate, qualche mail o semplicemente aprire alcuni dei cassetti di qualche scrivania del Ministero dove, dati e numeri della situazione disastrosa della professione infermieristica , e della sanità in generale, sono contenuti in puntuali e semplici rapporti che istituzioni locali, ordini professionali, associazionismo e molti altri soggetti, da tempo portano periodicamente a conoscenza dei signori del Palazzo.
Un’indagine conoscitiva in tal senso è degna di una supercazzola della Prima Repubblica , utile probabilmente per nascondere due anni di inattività in termini di tutela della salute pubblica, sostegno ai professionisti sanitari, garanzie di tenuta del welfare italiano (nazionale, se preferite). E c’è poco da illudersi che i successivi tre anni del presente governo non potranno non mostrare un ulteriore peggioramento della grave situazione attuale.
Come se non bastasse arriva pure la tanto promessa legge contro le violenze sui sanitari , con inasprimento delle pene, in termini di anni di galera e di soldi da pagare, e l’arresto immediato per gli autori, anche in flagranza differita (no, non è una supercazzola giuridica).
Qualcuno ha plaudito alla scelta, lungo il solco di non dire o non fare mai nulla che possa irritare i timonieri della nave Italia, anche se questa sta affondando a partire dallo stato sociale. La realtà è oltremodo drammatica. Il tutto può essere sintetizzato, utilizzando il linguaggio sanitario, in scelte terapeutiche sintomatiche che neanche cureranno i disturbi .
Per capirsi, la sanità italiana è scossa da uno stato di ipertermia devastante . La febbre è molto alta, perniciosa nei fatti, complicata per mancanza cronica di cure adeguate. I salvatori della patria di turno, però, finalmente si fanno sentire e propongono la somministrazione di un antipiretico. Potrebbe essere somministrato anche in supposte, via sempre preferita dai signori del vapore per i governati di ogni tempo.
Alla fine, però, viene scelta la terapia endovenosa, immediata e risolutiva, così almeno viene presentata: per la febbre scuotente della sanità italiana va infuso un grammo di paracetamolo immediatamente. Facciamo due. Anzi tre! Ecco quindi arrivare l’aumento della galera per i cattivi, pannicelli caldi su cui cianciare mentre si rimandano soluzioni strutturali da adottare. Il tutto presentato lungo il solco mediatico della colpevolizzazione secondaria dei governi precedenti e di chi non vuole fare l’infermiere o il medico.
Non c’è bisogno di entrare troppo nel dettaglio delle scelte legislative di cui si è detto, ma abbandonando ogni metafora terapeutica, si può volgendo lo sguardo all’articolo 4 del citato decreto antiviolenza, dove viene ricordato che non saranno previsti nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica .
Insomma, si vogliono più infermieri, magari spacciandoli come “aiutanti” infermieri , senza spendere più soldi. E si aumentano pure i reati e le pene, in un paese con carceri sovraffollate e detenuti suicidi o in rivolta, senza guardare al grido di dolore che la sanità italiana lancia da tempo, chiedendo un aumento di risorse professionali ed economiche.
Alla fine, la febbre rimarrà alta e presto il malato – il Servizio sanitario nazionale – soccomberà all’insulsaggine dei signori e dei padroni di una oligarchia liberista che spende miliardi per la guerra, per le cattedrali nel deserto, per favoritismi e amichettismi di ogni genere, mentre lascia morire lo stato sociale di quella che era una democrazia occidentale avanzata.
Non ci saranno neanche i soldi per allargare le galere dove finiranno non solo i cattivi violenti anti-sanitari, ma anche chi manifesterà contro gli oltraggi, le ruberie e le violenze di un potere che assolve se stesso e condanna poveri, stranieri e malati, ammiccando ai sanitari che forse considera troppo ingenui tanto da offendere la loro intelligenza con provvedimenti che non risolvono proprio niente , ma accompagnano ancora più rapidamente il paese verso una democratura oligarchica destinata a durare a lungo.
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