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Doppio lavoro anche per gli Infermieri ? Possibile, ma..

di Marco Alaimo

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FIRENZE. Il lavoro sommerso è un problema per tutta la collettività non solo per le finanze pubbliche, gli infermieri professionisti della salute ma anche attenti alle regole e alle leggi. E' possibile quindi per un infermiere conciliare il lavoro nella ASL e poter fare nel tempo libero un altro lavoro (magari sempre nel settore sanitario) in maniera regolare? Come mai solo alcune categorie sanitarie hanno la possibilità dell'intramoenia oppure di lavorare in studi privati e pubblici?

 

Queste e altre domande le facciamo a Massimiliano Acerra pubblico dipendente (nel settore delle forze di polizia) che da molto tempo si è dedicato allo studio specifico della materia, creando sul web, una fitta rete di migliaia di dipendenti pubblici che interagiscono offrendo spunti dinamiche e documentazioni. E’ autore di due libri sul doppio lavoro e le prestazioni occasionali, ha partecipato a diversi talk show cogliendo l’occasione per evidenziare questo problema del doppio lavoro nei dipendenti pubblici.

 

Vogliamo iniziare con alcune domande dirette su un fenomeno sommerso ma non più di tanto.

 

Con questo suo progetto ovviamente NON si vuole incentivare il doppio lavoro, ma semplicemente portare alla regolarizzazione delle attività extraprofessionali sommerse, attraverso un cammino trasparente, innovativo ed efficace. È così? Da dove è nata questa idea? Come siamo messi in Italia? Tra i Sanitari? In altre parti del mondo come funziona per il dipendente “pubblico”?

 

Il progetto lanciato su tutto il territorio nazionale qualche anno fa e che si è esteso a macchia d’olio persegue come unico intento la volontà di apportare trasparenza nel settore, nozioni finalmente concrete e chiare per regolarizzare attività esercitate sempre di più per effettiva necessità e che risiedono nel sommerso per evidenti problematiche di inefficienza.

 

L’idea nacque da un’esperienza personale. Anche io esercitavo una seconda attività perlopiù hobbistica, senza cognizione e senza autorizzazione e al tempo ho subito una sanzione dalla mia amministrazione.

 

In Italia le problematiche sono ingenti. Esiste una normativa che apre le porte agli incarichi extraprofessionali, ma essendo molto generica si contrappone allo statuto dei dipendenti (d.p.r. n. 3 del 1957). Si aggiunge poi una dilagante inettitudine sulla tematica radicata in primis nelle stesse amministrazioni, non in grado di fornire chiari segnali attuativi ai dipendenti. Inoltre il comparto è inondato da fattori deleteri di pura discrezionalità. Comunque le autorizzazioni sono previste ed arrivano laddove vi sia un maggiore incremento delle cognizioni.

 

Tra i sanitari si evidenziano le medesime problematiche evidenziate, che inoltre ho personalmente, grazie all’apporto di centinaia di testimonianze, riassunto inizialmente in 14 punti che verranno presto presentati ad enti istituzionali.In altre parti del mondo le situazioni sono molteplici. Ma ciò che varia sono gli stipendi che in certi contesti sono maggiormente rapportati alle condizioni sociali e con una pressione fiscale diversa tanto da mettere il dipendente in condizioni di avere un tenore di vita medio alto.

 

Ultimamente anche in alcune Aziende Sanitarie ci sono stati casi di dipendenti pubblici e in particolare “infermieri” che hanno visto una dura presa di posizione per alcuni “lavoretti” nascosti. Lei stesso dice che TUTTI i dipendenti che la contattano giornalmente cercano nozioni per regolarizzare una posizione attiva esercitata “sotto banco”. Si tratta di numeri imponenti. La domanda che nasce è: “Ma è davvero tutta colpa del dipendente indisciplinato?”

 

Le responsabilità da attribuire al dipendente, sotto l’aspetto mediatico appaiono consistenti agli occhi di chi legge un giornale che tratta tematiche di sanzioni a carico di dipendenti con attività sommerse. Ma purtroppo le contingenze reali, quelle che nessuno vede e che non vengono mai divulgate dagli organi di stampa, contemplano reali problematiche recondite che l’opinione pubblica non può conoscere. Sugli organi di stampa vengono divulgate solo “le grandi sanzioni”, mai le problematiche che trascinano inesorabilmente nel lavoro sommerso. Davanti ad emblematiche esigenze familiari con connotazioni gravi del singolo che nessuno ascolta con attenzione, sarebbe ben dissimile attribuire responsabilità oggettive al dipendente. Se mai qualcuno si prendesse la briga di ascoltarle.

 

Che consiglio possiamo dare agli Infermieri e non solo che vogliono quindi intraprendere un doppio lavoro? In molti ospedali è permesso il lavoro intra o extramoenia ma solo per i medici. Sappiamo invece che non di rado molti professionisti vorrebbero “arrotondare” in maniera legale offrendo le loro capacità ma questo spesso è ostacolato dalle direzioni. Cosa fare quindi?

 

Allora: la strada da percorre è sempre la medesima. Cercare la strada della regolarizzazione che è tra le possibilità offerte dalla normativa vigente. Il consiglio è quello di non arrendersi dinnanzi alle concrete difficoltà radicate sul connubio: “difficoltà burocratiche-inettitudine della tematica”. E chiaro che il dipendente scontrandosi con un macigno del genere coltivi la volontà di intraprendere la strada del sommerso. Ma questa spesso comporta risultanze scomode che alla lunga possono davvero danneggiare il dipendente stesso e lui solo.

 

Purtroppo la differenziazione generica tra medici e infermieri è incomprensibilmente imponente. La categoria dei medici rientra in una delle famose “caste protette” con regolamenti ad hoc che consentono attività collaterali nella piena legalità sia intra che extra moenia. Gli infermieri sono al contrario sottoposti al regime delle incompatibilità, al regime autorizzatorio inerente solo piccole attività occasionali che spesso non vengono concesse in quanto il dipendente potrebbe avere un gravoso onere psico-fisico con l’attività extra tanto da diminuire il rendimento nell’attività principale esercitata per l’amministrazione. Personalmente, parlando da ipotetico degente, più che di un infermiere “stanco” che cura su di me solo atti di ordinaria amministrazione, mi preoccuperei di un medico “stanco” che arriva in servizio dopo aver già offerto la sua opera a tempo indeterminato presso uno studio privato.

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