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Il ruolo dell’infermiere nella compliance terapeutica

di Mara Spagnuolo

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REDAZIONE. La compliance è definita come l’adesione del malato alle prescrizioni mediche e ai trattamenti previsti nella gestione di un determinato problema di salute. Quello della compliance può apparentemente sembrare un discorso semplice. In realtà non lo è! E’, invece, una questione piuttosto complessa che, se affrontata nelle giuste modalità dai giusti operatori, può essere portata ai massimi livelli (alta compliance).

 

Per comprendere meglio il concetto di compliance ci conviene procedere per gradi e partire dal momento in cui il paziente che si reca dal medico viene a conoscenza del fatto che ha bisogno di seguire una certa terapia.

 

Problema: La corretta prescrizione di farmaci o trattamenti da parte del medico potrebbe non funzionare se non viene seguita dal paziente!

Il paziente può non portare avanti la cura perché non la capisce, non la condivide (fattori culturali, religiosi e/o socio - economici), ne è spaventato o, ancora, non si sente abbastanza sostenuto (fattori psicologici). Spesso gli operatori sanitari rimproverano il paziente dicendo che manifesta resistenze, non collabora oppure non è motivato. Dall’altra parte il malato accusa il terapeuta di aver proposto cure che non funzionano o che, addirittura, risultano essere dannose (talvolta senza averle neanche seguite). In altri casi se la prende con la propria malattia o con se stesso.

 

E’ facile comprendere che la difficoltà la si riscontra soprattutto laddove le prescrizioni riguardano cambiamenti nello stile di vita del paziente! E’, perciò, proprio sulla compliance che si gioca il successo del trattamento e, contemporaneamente, lo sviluppo della relazione terapeutica.

 

E’ quindi chiaro che il ruolo dell’infermiere risulta essere fondamentale proprio per le azioni che quotidianamente compie accanto all’utente! L’infermiere si designa, in poche parole, come counselor in quanto si ritrova coinvolto in una relazione d’aiuto dove, con consapevolezza e professionalità, accompagna il paziente nel suo percorso terapeutico. Si instaura un rapporto nel quale vengono privilegiate le capacità, le inclinazioni, i gusti e le scelte proprie dell’utente. Fare counseling per l’infermiere significa soprattutto trasmettere capacità di sapere, saper fare e saper essere!

 

E’ risaputo ormai che il paziente ripone maggiore fiducia nella figura dell’infermiere ed è per questo motivo che, tanto per fare un esempio, non prova timore nel chiedere, anche più volte, chiarimenti riguardanti il piano terapeutico da seguire.

 

L’infermiere è il professionista che pratica la terapia prescritta dal medico e che, appunto, assiste il paziente nella gestione della malattia ponendo anche, chiaramente a vantaggio dell’utente, dei confini tra il proprio operato e l’autonomia di quest’ultimo. Collabora, inoltre, col resto dell’equipe attuando un lavoro multidisciplinare che ruota intorno ad un unico obiettivo: il benessere del paziente.

 

Una reale vicinanza al paziente e alla sua esperienza di malattia  da parte dell’operatore sanitario può portarlo ad aderire perfettamente al trattamento propostogli dal medico e a valutarne l’efficacia. L’infermiere è anche tenuto a educare il paziente, a renderlo consapevole di ciò che ha e di quello che può fare per migliorare il suo stato di salute. Tutto ciò è riportato ampiamente nell’art. 1 del profilo professionale dell’infermiere (D.M. 739/94) e in alcuni articoli del codice deontologico, in particolare negli articoli esposti di seguito.

Art. 20

L’infermiere ascolta, informa, coinvolge l’assistito e valuta con lui i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e facilitarlo nell’esprimere le proprie scelte.

Art. 21

L’infermiere, rispettando le indicazioni espresse dall’assistito, ne favorisce i rapporti con la comunità e le persone per lui significative, coinvolgendole nel piano di assistenza. Tiene conto della dimensione interculturale e dei bisogni assistenziali ad essa correlati.

Art. 22

L’infermiere conosce il progetto diagnostico – terapeutico per le influenze che questo ha sul percorso assistenziale e sulla relazione con l’assistito.

Art. 23

L’infermiere riconosce il valore dell’informazione integrata multidisciplinare e si adopera affinché l’assistito disponga di tutte le informazioni necessarie ai suoi bisogni di vita.

Art. 24

L’infermiere aiuta e sostiene l’assistito nelle scelte, fornendo informazioni di natura assistenziale in relazione ai progetti diagnostico – terapeutici e adeguando la comunicazione alla sua capacità di comprendere.

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