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L'Ipasvi non è un sindacato e viceversa

di Marco Alaimo

infermieri-selfie

PISTOIA. La confusione spesso regna sovrana, e assistiamo a colleghi che scambiano i ruoli di due realtà ben diverse. Il Collegio ha un suo mandato preciso istituzionale, i sindacati svolgono altri ruoli. Vediamo in questa breve sintesi scritta dai colleghi del Collegio IPASVI di Grosseto alcune informazioni che non possiamo mai dare per scontate. Fare chiarezza è il primo passo per fare un buon servizio e ottenere risultati in termini di progressione della nostra professione.

L’ente ordinistico ha due finalità precise:

La prima è la tutela del cittadino/utente che ha il diritto, sancito dalla Costituzione, di ricevere prestazioni sanitarie da personale qualificato, in possesso di uno specifico titolo abilitante, senza pendenze rilevanti con la giustizia ecc.

La seconda finalità è rivolta agli infermieri iscritti all’Albo che il Collegio è tenuto a tutelare nella loro professionalità, esercitando il potere disciplinare, contrastando l’abusivismo, vigilando sul rispetto del Codice deontologico favorendo la crescita culturale degli iscritti, garantendo l’informazione e la formazione, offrendo servizi di supporto per un corretto esercizio professionale.

Il sindacato, invece, ha il preciso ruolo di esercitare il potere e le competenze contrattuali nel mondo del lavoro, vigilando la rispettosa applicazione del contratto che, per altro, sottoscrive e applica a livello nazionale e nelle sue trattative decentrate.

Il Sindacato ha un canale privilegiato, previsto per legge, attraverso il quale comunica e tratta con i datori di lavoro ai tavoli individuati esprimendo parere favorevole o contrario (ovviamente con integrazioni e modifiche) a tutto ciò che è concernente l’organizzazione del lavoro e la sua parte economica. Il non rispetto delle trattative aziendali da parte del datore di lavoro è perseguibile legalmente come comportamento antisindacale.

Come vedete la prima sostanziale differenza, che non viene spesso colta, è che il Collegio esercita come mission principale un’azione a tutela del cittadino garantendo che chi si proclama infermiere lo sia veramente, che abbia perseguito il giusto percorso di studi che non abbia riportato condanne penali o azioni disciplinari ecc.

Ad esempio il Collegio è presente con dei commissari all’esame di Stato abilitante alla professione ed esercita il dovere di riunire un'apposita commissione per il riconoscimento della lingua italiana e delle normative nazionali rispettivamente per i cittadini stranieri comunitari e non comunitari.

Il Sindacato si rivolge esclusivamente alla tutela del lavoratore. Nel nostro caso professionale, per le finalità utilitaristiche dell’infermiere nei confronti della salute del cittadino, indirettamente il sindacato promuove anche un servizio nei confronti dell’utenza (un lavoratore infermiere sereno riconosciuto e tutelato nei suoi diritti offre un'assistenza più serena e di qualità).

Spesso i problemi di una categoria professionale si intrecciano e si risolvono con azioni che dovrebbero essere congiunte per ottenere il miglior risultato, ma certo un collegio non può entrare in merito alle azioni di un sindacato e viceversa.

Specifichiamo alcuni aspetti che spesso ci vengono sollevati impropriamente sotto forma di quesito.

La parte economica e tutto ciò che ne consegue - straordinari, scatti di fascia, posizioni organizzative - è materia contrattuale e quindi esclusivamente sindacale.

Il Collegio cercando di promuovere l’immagine dell’infermiere nell’opinione pubblica e nei contesti politici ovviamente può influenzare gli stessi contesti oltre a supportare le richieste di un adeguamento contrattuale da parte dei sindacati ma certo non può andare a contrattare e parlare di aspetti contrattuali con nessuno.

La domanda che spesso viene posta “cosa fa il Collegio per il trattamento economico”, non può che risolversi in un “niente direttamente perché, sic et simpliciter, non può”.

Indirettamente invece opera a favore della questione ogni singola volta che promuove nei contesti specifici, politici e cittadini, l’immagine dell’infermiere”.

Non possiamo esprimerci sul fatto che sia giusto pagare con prestazioni aggiuntive o meno un infermiere che garantisce un servizio oltre i tempi contrattuali o con prestazioni al di fuori delle proprie assegnazioni, ma possiamo dire la nostra sulla necessità che sia riconosciuto formalmente (un esempio a caso) un picc team o altre specializzazioni e competenze professionali con criteri di qualità in tutte le fasi di processo.

Poniamo la questione dei Bandi interni, esterni e concorsi.

Un Collegio può intervenire per chiedere alle Aziende percorsi di selezioni trasparenti, rispettosi della professionalità e delle competenze nei suoi criteri valutativi, può discutere sullo “skill mix” professionale, obiettare e lottare per avere un numero di infermieri adeguato alla casistica epidemiologica.

Recentemente la nostra campagna “senza infermieri non c’è salute”  (Ipasvi Grosseto ndr.) mira proprio a evidenziare la necessità di adeguare quantitativamente il personale infermieristico in tutti gli ambiti (non solo nel settore pubblico).

Poniamo i frequenti casi di infermieri che vengono trasferiti in altri contesti per motivi organizzativi. La questione è di carattere organizzativo e rigidamente normata ed è quindi il sindacato a intervenire nei limiti di ciò che è legale e ciò che non lo è.

Nel mentre il Collegio si appella nel mantenere le competenze maturate da un professionista chiedendo comunque che sia garantito un percorso formativo di adeguamento in materia di competenze, formazione ed esperienza per la tutela e la sicurezza del professionista ma anche dell’utenza e del cittadino.

Il sindacato discute di dotazioni organiche, il Collegio di fabbisogno infermieristico e rapporto infermiere/utente sulla base delle evidenze scientifiche che indagano la complessità assistenziale.

Nessun tavolo di discussione è obbligatorio con il Collegio anche se intelligenza e buon senso vuole che ogni azienda pubblica o privata che sia coinvolga e ascolti i vari stakeholders cioè tutti quei soggetti che a vario titolo hanno voce in capitolo di politica socio sanitaria.

Il Sindacato può invocare un comportamento antisindacale fino a procedere verso lo stato di agitazione del personale e quindi lo sciopero. Il collegio non può invocare alcunché, ma solo pressare politicamente e mediaticamente un percorso che ritiene infondato e sbagliato.

Ovviamente può organizzare una manifestazione, ma che non ha le tutele e la forza legale dello sciopero. Certamente su delibere che ledono la professione ricorre per vie legali.

Alcuni esempi pratici:
Abbiamo avuto segnalazioni di un bando che ha applicato un contratto apparentemente illegittimo. La questione, passata attraverso il nostro legale, è stata evidenziata ma comunque girata agli organi sindacali.

Ciò non toglie che si possa unire le forze.
La riorganizzazione delle centrali operative del 118 non poteva prevedere una posizione del Collegio, ma certo abbiamo ricorso al TAR per la delibera che definiva i parametri professionali secondo noi inadeguatamente e non facendo partecipare al tavolo decisionale la figura professionale propria del nostro ordine.
Abbiamo avuto segnalazioni di una pubblicità lesiva nei confronti dell’immagine professionale e su quella interveniamo noi e non il sindacato.

In sostanza, il sindacato agisce su quelle che sono le norme che regolano il lavoro chiedendone il rispetto. Il collegio agisce sulle questioni squisitamente professionali con il grande strumento del codice deontologico che possono sembrare la stessa cosa, ma sono settori radicalmente diversi anche se intrecciati.

Il Collegio ha dalla sua il potere disciplinare nei confronti dell’iscritto che può portare fino alla radiazione dall’albo, potere che invece non ha il sindacato.

Ci sono poi una serie di azioni sicuramente comuni. Pensiamo ad esempio alle varie convenzioni, ai corsi di formazione ECM, alle iniziative congressuali. Se per il sindacato sono tutte azioni aggiuntive ai servizi di base benché etiche, per un Collegio sono sicuramente azioni più “doverose”.

C’è poi una larga sezione che andrebbe dedicata ai liberi professionisti, ambito dove il Collegio ha ovviamente quasi tutti gli inserti rispetto al sindacato. La libera professione è un settore che, ad oggi, richiede anche da parte nostra un maggior impegno in analisi e interventi nonché competenze più elevate per trattare la materia.

Speriamo di essere stati utili e sintetici

Nicola Draoli e Edgardo Norcini - IPASVI Grosseto

IPASVI - Grosseto

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