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oncologia

Mototerapia, Vanni Oddera: Cerco di dare indietro la mia fortuna

di Sara Di Santo

Con la moto in ospedale per portare gioia dove gioia non c’è, con la voglia di saltare l’ostacolo, di rubare tempo alla malattia. È questo lo spirito della mototerapia, è questo che Vanni Oddera, campione mondiale di Freestyle Motocross, regala ai bambini ricoverati: Cerco di restituire la fortuna che ho avuto io. Finito con i bambini, poi, portiamo in sella anche gli infermieri. Sempre!.

In moto con i bimbi oncologici, Vanni: Saltare insieme è vita vera

Vanni Oddera è un campione di Freestyle Motocross e gira il mondo per la passione che lo lega alle moto fin dalla tenera età, nonostante i suoi genitori abbiano tentato più volte di farlo desistere. E nonostante le ossa rotte. Tante.

Uno da “vita spericolata”, che la vita la prende a morsi, anzi: a salti. E proprio con i salti Vanni e il suo entourage fanno irruzione nei corridoi dei reparti pediatrici per rubare tempo alla malattia e regalare il vento in faccia a qualcuno che quella sensazione non l’ha mai provata.

È nato tutto per caso – racconta Vanni – in passato alcuni bimbi malati oncologici avevano richiesto la mia presenza in reparto. Sono andato da loro e da lì ho iniziato a vivere questa realtà che non conoscevo. Ho cominciato proprio ad instaurare delle amicizie, torno spesso da loro, gli faccio conoscere il mio team. E quando qualcuno se ne va, il colpo è sempre durissimo, per tutti noi.

Così è nata la mototerapia; ho iniziato con i ragazzi disabili – spiega – poi ho preso la moto, l’ho sterilizzata e sono entrato anche negli ospedali, nei reparti oncologici. Da spenta, la portavo stanza per stanza. Poi facevo salire i bambini e li lasciavo giocare con la PlayStation seduti in sella.

Ma questo non poteva bastare a chi, come Vanni, gioca sempre su un confine da superare. “Porto lo spettacolo dentro le corsie – racconta – Abbiamo costruito dei salti e, con le moto elettriche sfrecciamo nei corridoi con i bambini che ci guardano a bocca aperta. Facciamo anche i 60 km/h! Poi li prendiamo in sella con noi e allora è magia. Finito con i bambini, poi, portiamo anche gli infermieri. Sempre!”

Se si salta da soli è solo un sogno, se si salta insieme è la vita che inizia davvero

Non è stato semplice riuscire ad entrare negli ospedali con le moto, ma “devo ringraziare molto Sonia Bianchi, coordinatrice del Gaslini di Genova, perché ha sempre creduto tantissimo nei nostri progetti, spesso si è presa tutte le responsabilità ed è stata fondamentale perché anche altre realtà ospedaliere ci aprissero le porte”.

Fin da piccolo – confida Vanni – ho sempre sofferto per il malessere delle altre persone. Io sto bene quando gli altri intorno a me stanno bene, ecco perché faccio tutto questo. Il resto è storia.

E la sua storia è racchiusa nel suo libro ”Il Grande Salto – Ovvero come ho capito che l’amore per gli altri rende felici”. Un libro in cui il campione si mette a nudo e mostra anche tutti i suoi difetti, perché sono diventati la mia forza. I difetti rendono unica una persona e sono punti di forza, non motivo di vergogna.

Finché un ragazzo venne da me e mi fece la domanda più importante. “Mi fai provare?”, disse a modo suo, nella sua lingua. Per qualche secondo la frase mi martellò in testa eppoi saltai su e non ci pensai due volte. Lo presi in braccio. Accesi la moto e con lui fra me e il manubrio feci un giro dei campi. Era impazzito. Quando ci fermammo aveva il volto trasfigurato e rideva e si scompisciava e saltava e diceva che era la cosa più bella della sua vita

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