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aggressioni in ospedale

Lazio, sanitari aggrediti: gli Ordini insorgono

di Redazione Roma

Siamo inascoltati non da mesi, ma da anni. L’Opi e l’Omceo Roma, per voce dei presidenti Maurizio Zega e Antonio Magi, insorgono chiedendo che gli ospedali vengano dotati di presidi di pubblica sicurezza. Una misura quanto meno deterrente, e a difesa dei sanitari e degli utenti. Fermo restando che il problema richiede un’accurata analisi tanto del fenomeno quanto delle cause.

Le aggressioni ai sanitari non sono più casi isolati

Sempre più frequenti i casi di aggressione ai danni dei sanitari, gli Ordini, inascoltati da mesi, insorgono.

Oramai gli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari nei Pronto soccorso non sono più casi isolati, ma fatti all’ordine del giorno. Infermieri, oss e medici aggrediti: che cosa si sta facendo, in concreto, per tutelare i lavoratori e le lavoratrici dalla furia cieca di alcuni pazienti e/o dei loro parenti? Poco e nulla, considerando gli ennesimi accadimenti che si sono registrati nel Lazio (anche se la violenza contro i sanitari non ha regioni di appartenenza).

All’inizio del mese, presso l’ospedale San Carlo di Nancy a Roma, una 48enne originaria della Moldavia – che si era recata nella struttura per sottoporsi ad una visita – ha preso a calci e pugni la porta del Pronto soccorso e, peggio ancora, ha aggredito il personale sanitario di turno. La donna è stata subito bloccata e ha ricevuto una denuncia per danneggiamento e interruzione di pubblico servizio. A distanza di poche ore un secondo episodio si è verificato all’ospedale Santo Spirito sul Lungotevere in Sassia, nei pressi di San Pietro. Un clochard 42enne di nazionalità georgiana è entrato nella struttura ospedaliera di nascosto e ha rubato il cellulare di un medico. Anche in questo caso sono intervenuti su segnalazione del personale i carabinieri, che lo hanno identificato e arrestato per furto aggravato.

Su entrambi gli episodi – in aggiunta alle violenze che già avvengono negli ospedali capitolini e del Lazio – è intervenuto, ancora una volta, l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato: Altri due episodi gravi di nuove violenze nei Pronto soccorso di Roma. È ora di ripristinare i presidi di polizia di adottare un vero e proprio Daspo. Basta violenze. In particolare, l’episodio del San Camillo aveva scatenato proteste e reazioni da parte di istituzioni e sindacati, con l’Opi e l’Omceo di Roma (che a settembre hanno dato via alla costituzione della commissione paritetica dell’Ordine delle professioni infermieristiche e dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Roma, per elaborare una piattaforma programmatica comune da presentare alle autorità politiche), che sono insorti chiedendo di dotare gli ospedali di presidi di pubblica sicurezza.

Appelli che, per i presidenti Maurizio Zega e Antonio Magi, sono rimasti inascoltati da tanto, troppo tempo. Sono anni che chiediamo sia singolarmente che congiuntamente il ripristino dei presidi di polizia nei Pronto soccorso come misura quanto meno deterrente, e a tutela degli operatori sanitari e dei cittadini, spiegano. Quindi entrambi, amareggiati, ammettono: Sembra proprio di dover constatare che nulla di strutturale si faccia per uscire da quella che sta divenendo una triste consuetudine. Si procede soltanto a dichiarazioni di sdegno delle autorità e magari a un giusto ringraziamento alle forze dell’ordine opportunamente intervenute. Manca, e non solo su questo, una programmazione seria, un’analisi approfondita del problema, l’indicazione almeno di alcune linee su cui promuovere una efficace risposta di sistema. Stiamo diventando rauchi a forza di chiederla, ma non si scorge nulla.

Giornalista
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