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Emergenza-Urgenza

Lazio: ospedali in crisi, richiesta di limitare ambulanze

di Redazione Roma

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Dopo che il Pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia ha contato ben 26 pazienti in attesa di essere ricoverati, dalla direzione della struttura sanitaria è sopraggiunta la richiesta, all’Ares 118, di circoscrivere il sopraggiungere delle ambulanze e, al contempo, dirottare le urgenze meno gravi verso Roma.

Codice rosso per il Servizio sanitario del Lazio

Accade all’ospedale Giovan Battista Grassi di Ostia, a pochi chilometri dalla capitale, dove il superlavoro del personale sanitario del Pronto soccorso, congiuntamente alla mancanza di posti letto per i ricoveri comune a tutta la regione (ma, in entrambi i sensi, sussistono criticità nell’intero Paese), rischia di paralizzare la medicina d’urgenza.

Nella giornata di mercoledì 17 agosto, ad esempio, si è toccato il limite massimo di 26 pazienti in attesa di ricovero.

E la situazione corre il pericolo di divenire ingestibile, tant’è che la direttrice sanitaria Maria Grazia Budroni ha inviato una nota urgente alla direzione dell’Ares 118, nonché alla direzione generale della Asl Roma 3, per formulare richiesta del blocco degli accessi in ambulanza presso il Pronto soccorso per ogni codice di minor gravità. In particolare, è stato suggerito di dirottare in altri ospedali capitolini – policlinico universitario Campus Biomedico, ospedali Sant’Eugenio e San Camillo – i pazienti che il Pronto soccorso del Grassi avrebbe potuto fare fatica ad accogliere. La richiesta sopraggiunta dalla direzione dell’ospedale di Ostia, però, è stata disattesa dagli operatori dell’Ares 118.

Il Servizio sanitario del Lazio è in codice rosso. Questo il grido d’allarme più volte rilanciato da Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. Che da tempo fanno altresì presente che è palese a tutti in quale stato drammatico versi la sanità laziale. Non c’è azienda in cui non si lavori sul filo del collasso. Chiosando: La condizione del personale è ben oltre il limite della sostenibilità e dopo due anni e mezzo di stato di emergenza e carichi di lavoro massacranti, in molte strutture si è costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive, mentre si parla di rimaneggiamento delle ferie e di raddoppio dei turni del personale.

Numeri alla mano, il Lazio necessita di 7mila infermieri in più. Un numero cha potrà solo aumentare entro il 2026 nel momento in cui, a causa dei pensionamenti, il fabbisogno toccherà quota 11mila unità. Numeri snocciolati dal presidente dell’Opi Roma, Maurizio Zega, che ha poi spiegato: Bisogna poi pensare che la popolazione invecchia e nei prossimi anni lo farà ancora di più e gli ospedali diverranno sempre più il loro punto di riferimento se non cambierà il paradigma.

Dunque, la carenza di personale infermieristico è destinata ad aumentare ancora nei prossimi quattro anni: per la messa a terra del Pnrr, infatti, occorreranno altri 2mila professionisti, dal momento che ci dovrà essere un infermiere di famiglia/comunità ogni 3mila abitanti.

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