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Politica sanitaria Regione Lazio e Professione Infermieristica

di laura rita santoro

In data 28 aprile 2014 abbiamo partecipato a un confronto con alcuni esponenti politici della sanità della regione Lazio. L’evento si è svolto all’interno dell’aula Brasca, presso il Policlinico Gemelli di Roma e ha visto la partecipazione di oltre cento dirigenti della Professione, delle organizzazioni sindacali regionali Cgil, Cisl, Uil e Nursing Up, di Associazioni di Cittadini, di infermieri e studenti infermieri.

Confronto politico sulla Sanità nel Lazio: I dettagli dell'incontro

Palazzo della Regione Lazio

Dalle relazioni presentate, non solo da alcuni infermieri dirigenti ma anche da autorevoli esperti tecnico-politici, è emerso che laddove i direttori generali delle aziende ospedaliere hanno favorito il cambiamento organizzativo, uscendo dal modello medicocentrico e coinvolgendo le Professioni sanitarie non mediche (in primis quella infermieristica) nelle decisioni strategiche, i risvolti sono stati sorprendenti.

I successi ottenuti da queste lungimiranti politiche aziendali si sono palesati oltre che sul fronte del risparmio, con conseguente recupero del deficit di bilancio aziendale, anche su quelli della soddisfazione dell’utenza e del personale. La creazione di uno staff dirigenziale della Professione Infermieristica, quindi non soltanto un unico dirigente di unità complessa per tutta l’azienda, ma una dirigenza articolata su più fronti e più livelli (unità semplici e complesse) ha garantito una reale e proficua partecipazione della Professione Infermieristica alla politica aziendale.

Ha permesso il gioco di squadra e fatto emergere l’altra parte della sanità ospedaliera, quella che nella nostra regione è ancora occultata e strangolata sotto la pressione dei c.d. primariati della dirigenza medica. In queste realtà sono stati inseriti modelli organizzativi come il case management, care management, bed manager e altri che vedono nell’Infermiere esperto clinico una possibilità di risposta efficace ai bisogni organizzativi dell’azienda e a quelli dei cittadini che usufruiscono dei servizi sanitari.

La voce della Professione Infermieristica, rappresentata da tutta la compagine presente in aula e dai rappresentanti Ipasvi di Roma (G. Rocco, M.A. Pulimeno e N. Barbato) è stata inequivocabile: urge cambiare rotta prima di affondare definitivamente.

Durante la tavola rotonda, in presenza del presidente della commissione sanità della Regione Lazio On. Rodolfo Lena e del Consigliere Riccardo Agostini, la denuncia del Nursing Up è stata forte così come le sue rivendicazioni.

Riteniamo urgente e improrogabile lo sblocco del turnover del personale infermieristico se non si vuole sospendere l’erogazione dell’assistenza. Pretendiamo modelli organizzativi che conferiscano agli Infermieri il ruolo, la dignità professionale e le condizioni di lavoro che meritano.

Sono troppi anni ormai che le strutture sanitarie del Lazio pesano solo sulle spalle dei nostri colleghi. Riteniamo che si sia ormai esagerato con i tagli ai servizi. È l’ora di intervenire sugli sprechi, sulle consulenze, su doppi e tripli primariati, sui budget delle unità operative decisi in base al peso politico del primario di turno e grazie alla compiacenza di direttori generali asserviti o conniventi.

La nostra posizione sarà ancora più decisa rispetto al tema della mobilità del personale infermieristico conseguente ai ridimensionamenti (o chiusure) delle strutture ospedaliere previste dal piano sanitario della regione Lazio.

Il debito della Regione Lazio lo facciano pagare ai politici come Storace, Marrazzo, Polverini e ai direttori generali che si sono succeduti sotto questi governi e sono passati attraverso i soliti rimpasti ad altri costosi incarichi. Gli Infermieri hanno già dato e sono pronti ad insorgere se i processi di mobilità avverranno senza il loro consenso.

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