Nurse24.it

accessi vascolari

Calibro più piccolo, ma alte performance delle infusioni EV

di Mario Ripino

Tra i tanti dispositivi a disposizione degli operatori sanitari, negli ultimi anni - grazie alla tecnica ecoguidata e all’impianto infermieristico - è aumentato il numero degli impianti di cateteri midline (cateteri venosi periferici classificati come breve termine) per l’infusione di farmaci e soluzioni compatibili con accesso venoso periferico e di durata fino a 29 giorni1.

Circa il 90% dei pazienti ospedalizzati ha un accesso vascolare2

Dopo aver stabilito la tipologia di accesso vascolare più appropriato da impiantare, studi scientifici e linee guida di riferimento raccomandano di selezionare il catetere con il diametro esterno (Fr-French) più piccolo garantendo le necessità infusionali rispondenti alla terapia prescritta1-3.

Come tutti gli accessi vascolari, anche i Midline hanno potenziali rischi di sviluppare alcune complicanze e malfunzionamenti. Tali rischi sono correlati principalmente all’impianto e alla sua gestione.

Numerosi studi e le più recenti linee guida internazionali - come quelle redatte dalla Infusion Nurses Society nel 2021 (INS21) - raccomandano, principalmente per ridurre il rischio di sviluppare trombosi venosa, di non utilizzare cateteri Midline per terapie vescicanti continue, irritanti, nutrizione parenterale (NPT) ed infusione di farmaci con valori estremi di pH e Osmolarità.

Inoltre, è fortemente raccomandato l’utilizzo di cateteri con il calibro più piccolo possibile, mantenendo la corretta proporzione tra vena e catetere4. È evidente che l’utilizzo di cateteri con un calibro ridotto comporta una riduzione della velocità di infusione e dell'efficacia della power injection, riducendo le performance dei dispositivi, non rispondendo alle reali necessità infusionali richieste dal piano terapeutico del paziente.