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Campania, la sanità degli infermieri tra interinali e promessi concorsi

di Rosario Scotto di Vetta

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Incontro informale presso l'Università Federico II di Napoli tra vari protagonisti della politica, del sindacato e della professione. Un’occasione sfruttata da Ciro Carbone (Presidente Ipasvi Napoli) per interrogare fin da subito la Regione: “Perché vogliamo continuare a non garantire ai cittadini campani lo stesso trattamento assistenziale erogato in Lombardia o in Trentino Alto Adige?”.

NAPOLI. Un incontro quasi informale quello che si è tenuto nelle aule dell’Università Federico II. A discutere della problematica in sanità dei contratti atipici, diverse figure influenti della politica regionale campana (Vincenzo Alaia) e nazionale (Giovanni Palladino) nonché il presidente del Collegio IPASVI di Napoli, membro della Federazione Nazionale, Ciro Carbone.

Un’occasione ghiotta, seppur occasionale, per informare la parte politica della dura realtà dei tanti professionisti sanitari della sanità pubblica campana. Un’occasione sfruttata da Ciro Carbone per interrogare fin da subito la Regione: “Perché vogliamo continuare a non garantire ai cittadini campani lo stesso trattamento assistenziale erogato in Lombardia o in Trentino Alto Adige?”.

Secondo i dati Agenas, in Campania esiste un rapporto infermieri/1000 abitanti di 4,2 mentre il resto d’Italia si attesta su una media del 6. “La prima cosa che chiederò – annuncia il presidente degli infermieri napoletani Carbone - al governatore De Luca è di riportare la media infermieri/1000 abitanti ad un livello simile a quello del resto d’Italia. Questo significa che automaticamente sono migliaia di posti di lavoro e mi aspetto un superamento sostanziale del lavoro interinale o subordinato quanto prima”.

La Campania ha un rapporto di 4,4 medici/1000 abitanti (dati Agenas), una media più alta rispetto a quella degli infermieri. “Sappiamo tutti che vicino ai pazienti 24 su 24 ci sono principalmente gli infermieri e siamo fortunati quando in una struttura c’è almeno 1 medico di guardia durante la notte” (Carbone).

Carbone mostra tutto il suo disappunto per scellerate decisioni dei dirigenti generali e della politica regionale: “Questa è un’anomalia della Campania, una cosa strana considerando che in Lombardia e in Trentino, dove il rapporto è di 1,6 medici/1000 abitanti, la sanità funziona meglio. I nostri direttori generali continuano a far richieste di assunzioni di medici e infermieri con un rapporto che se va bene è di 1:1. In molte strutture pubbliche preferiscono assumere lavoratori interinali e quindi mangiarsi tutta la quota della suzione regionale assumendo solo medici. Una politica miope perché il medico viene assunto e stabilizzato a tempo indeterminato con l’Azienda pubblica mentre l’infermiere continua ad essere somministrato e diventare un disoccupato prima o poi.”

Il riferimento all’ASL di Caserta non è casuale. Quest’ultima, insieme ad altre aziende sanitarie del territorio campano, ha previsto un piano occupazionale 2015/2016 di soli 30 medici e nessun infermiere proprio perché le assunzioni dei professionisti del comparto avvengono solo tramite le agenzie di somministrazione. “O si vuol far assistenza o si vuol fare “clientelismo”! – esorta il presidente Carbone – “Riportiamo il rapporto medici/infermieri ad un valore simile a quello delle altre regioni d’Italia. Un gesto di questo tipo sicuramente sarebbe molto apprezzato dagli infermieri napoletani e campani perché per la prima volta la politica guarda i numeri”.

La domanda nasce spontanea: come mai le aziende sanitarie campane hanno questo interesse così forte a somministrare lavoro? Un guadagno assurdo perché oltre al dipendente, a cui deve essere garantito lo stipendio previsto dal contratto nazionale di lavoro, c’è anche la quota dell’azienda che somministra lavoro. Tanti interrogativi che vanno senz’altro affrontati.

“In qualità di presidente del Collegio IPASVI di Napoli dico che bisogna superare il lavoro con contratti atipici, interinali e quant’altro sbloccando i concorsi, tutelando in primis quella fetta di infermieri che lavorano fuori regione poiché hanno un diritto sancito dalle norme dello Stato che prima di imbandire un concorso bisogna effetturare la mobilità extra-regionale. Successivamente bisogna tutelare i disoccupati a cui dobbiamo garantire un solo concorso pubblico regionale. Questo significa diminuire le clientele e dar accesso a tutte le aziende campane a quella graduatoria” conclude Ciro Carbone.

In risposta all’argomentata relazione del pres. Carbone, Vincenzo Alaia chiarisce la questione dei contratti atipici (cosiddetti interinali): “c’è un divieto della Funzione Pubblica dove salvaguarda i lavoratori di tutti i comparti ad esclusione, in modo specifico, di quelli della Sanità.”

Secondo il Vicepresidente della V commissione della Regione Campania “dai dati che hanno in possesso per fine anno 2016 dovrebbe finire il piano di rientro dal disavanzo economico per entrare così nella gestione ordinaria”. Entrare nella gestione ordinaria potrà significare che, con le giuste volontà politiche, si potranno avviare le procedure finalizzate all’assunzione di medici, infermieri e così via.

In attesa che tutto questo si realizzi, le numerose ASL e Aziende Ospedaliere continuano a pubblicare gare d’appalto per la somministrazione di lavoro di ogni tipo di figura professionale del comparto. Vincenzo Alaia, nonostante fresco di nomina, ha ben a conoscenza dei rapporti diretti dei dirigenti delle ASL con le stesse agenzie del lavoro. Il vicepresidente, infatti, non si nasconde e fa un dettagliato excursus sulla realtà clientelare esistente in sanità e di come il personale assunto tramite le agenzie del lavoro viene selezionato in base a segnalazioni esterne senza tener assolutamente conto della meritocrazia ed esperienze pregresse. Negli ospedali della regione è ben chiaro che i cittadini campani non sono assistiti dai migliori professionisti vincitori per merito di prove concorsuali come previsto dalle norme dello Stato in materia di assunzione nella funzione pubblica, ma da operatori che hanno appoggiato un "sistema" ormai consolidato da diversi anni in questa terra.

“C’è la parte politica, quella sanitaria, in alcuni casi i sindacati fanno la loro parte e, cosa ancora più grave, ci sta chi anche approfitta di queste cose (...)" - conclude Alaia.

Presente anche il campano parlamentare Giovanni Palladino, membro della commissione bilancio della Camera dei Deputati: “Credo che la politica nazionale abbia un senso solo in un momento di sinergia tra la regione Campania e lo Stato qualora si decida di risolvere questa questione. Gli infermieri sono gl’angeli custodi della Sanità, quelle persone che stanno in frontiera e che hanno un continuo contatto con i pazienti. Se manca a voi la serenità non potete trasmetterla ai pazienti. Lavorerò affinché, nella spartizione dei fondi nazionali per la Sanità, la Campania riceva i giusti sovvenzionamenti secondo nuovi metodi di divisione”.

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