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Concorso Infermieri

Io, in mezzo alla mischia del concorso farsa

di Giordano Cotichelli

Quello che è successo i giorni scorsi al concorso di Milano è qualcosa di grave, ma non di inedito. Da anni ormai si sta assistendo nel pubblico impiego, ed anche nella professione infermieristica, a mega-concorsi dove, per poche decine, in qualche caso unità, di posti messi a bando, si presentano migliaia di domande di ammissione. Un fenomeno così sviluppato che alla selezione si aggiunge la pre-selezione. Un modo come un altro per filtrare, ridurre, setacciare la domanda di lavoro dei tanti giovani che ci provano ad avere un lavoro assicurato. Un lavoro per cui hanno studiato, hanno investito il loro tempo. Il più delle volte le speranza vengono cancellate, aumenta la sensazione di vivere in un paese dove per andare avanti bisogna conoscere qualcuno, e aumenta l’illusione che il problema sia una meritocrazia misconosciuta. Nei fatti, negli anni della società liquida, dello stato leggero in economia, del precariato diffuso, futuro e sicurezza occupazionale hanno sempre meno cittadinanza tra i cittadini italiani.

Fatebenefratelli, concorso farsa ma quasi normale

concorso fatebenefratelli sacco

Un'immagine del concorso Fatebenefratelli Sacco

Si arriva così ai fatti di Milano dove, in larga parte, è quasi normale ciò che è occorso. Già molto si è detto e scritto in merito, ma una ulteriore testimonianza di chi ha vissuto quelle ore e che ritornerà per lo svolgimento di un concorso rimasto sospeso, può essere una ulteriore fonte di informazioni. Quello che viene riportato, è una sorta di diario di viaggio di Marco, nome di fantasia, infermiere del centro-sud, laureato da non molto, con qualche esperienza lavorativa in cooperative di servizi.

Tanti sono i concorsi pubblici cui ho partecipato, nonostante sia infermiere solo da pochi mesi. Io, come molti altri, sogno il dannato posto fisso e durante i lunghi viaggi per raggiungere le sedi concorsuali, la domanda che mi accompagna sempre è: Ce la farò?. Per questo ero anche fra i 2644 candidati della seconda prova (scritta) del concorso Asst Fatebenefratelli Sacco, tenutosi al palazzetto dello sport di Monza il 9 ottobre scorso. Quello che segue è una sorta di diario di bordo della giornata.

Ore 7:30 - all’entrata si vedono sempre le solite scene: ci si mette in coda per la registrazione, qualcuno sfoglia gli appunti, chi chiacchiera con amici e conoscenti. C’è chi fuma per il nervoso e chi si gode la colazione al bar e infine c’è chi, come me, dorme in piedi per il lungo viaggio, fissando il vuoto, in attesa che tutto finisca al più presto.

Ore 9:00 - dopo la registrazione, mi accingo ad entrare nel palazzetto seguendo il fiume di gente. Il palazzetto è quasi pieno, ci sono ancora tribune vuote e l’attesa si prospetta piuttosto lunga. Questa volta i candidati non sono stati disposti nelle gradinate in ordine alfabetico. Potevo benissimo sedermi vicino a chi volessi. Non ci sono spazi tra i candidati, siamo ammassati. Faccio amicizia con un paio di colleghi, si chiacchiera nell’attesa e, naturalmente, gli argomenti sono sempre gli stessi: lavoro, master, curriculum, punteggi, concorsi e … nient’altro. Per passare il tempo mi rileggo il foglio contenente le informazioni riguardo la prova.

Ore 9:30 circa – siamo tutti dentro, l’ansia sale, il battito cardiaco aumenta ed anche il via vai di gente bisognosa di andare al bagno nonostante l’imminente inizio della prova concorsuale: una scena che fa sorridere e che già ho visto tante volte. Come in altri concorsi anche in questo caso ci hanno dato il codice a barre identificativo, una penna, una cartellina su cui appoggiarsi per scrivere e si fanno i sorteggi: della prova da espletare (su sei possibili) e della lettera dell’alfabeto da cui partire per chiamare i candidati per la prova orale. Segue il momento della stampa delle prove scritte. Conto diverse stampanti che per le prossime due ore lavoreranno a pieno regime assieme agli operatori addetti all’imbustamento. Mi chiedo se non si potesse fare in altro modo e in altra sede per velocizzare i tempi. L’attesa si prolunga spasmodica, rotta dalla voce di un’addetta che ci espone le modalità concorsuali, mentre ci vengono ritirate le schede anagrafiche, dove precedentemente è stato attaccato uno dei due codici a barre identificativi.

Ore 11:00 – la gente è esausta, la lunga attesa sta iniziando a far bollire gli animi. I minuti passano in quanto non tutti gli addetti alla sorveglianza posseggono le buste contenenti le prove. Gli schiamazzi aumentano e si sente una specie di boato proveniente dal settore giallo del palazzetto. Dicono che alcuni candidati sono stati trovati intenti a consultarsi sulle risposte e a girare le domande ad altri compagni, molto probabilmente attraverso l’uso di smartphone, prima dell’inizio della prova. Cominciano a volare gli insulti verso la gradinata. Sempre più fitti. In un crescendo kafkiano, il presidente richiama all’ordine, sollecita i responsabili a farsi avanti, qualche consultazione al volo fra i componenti della commissione e poi ci comunicano che verrà sorteggiata un’altra prova. Anzi no, che la prova è annullata. Ma come, se neanche abbiamo iniziato! Ormai è il caos all’interno del palazzetto e gli aspiranti infermieri di ruolo, attoniti, si dirigono verso l’uscita. E adesso? Ci dicono che la prova scritta è rimandata al 16 ottobre in cui si terrà anche la prova pratica. Rabbia, sconcerto, dubbi, domande di ogni sorta che rimbalzano fra i candidati che intanto hanno guadagnato l’uscita. Quasi un senso di vuoto infinito sembra avvolgerci.

Ma non c’è tempo per farsi travolgere dallo scoramento. Bisogna organizzare il prossimo viaggio, per la prossima prova. Per il concorso, per fare l’infermiere da qualche parte. Per continuare ad essere infermiere da qualche parte

Qui si conclude, per il momento, la testimonianza di Marco. Una narrazione comune a molti colleghi, a molti giovani. Una narrazione che forse, troverà un seguito, dopo l’espletamento della dannata prova concorsuale rimandata, nella speranza che tutto vada per il meglio. Grazie Marco.

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