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Io infermiera a rischio burnout nel centro Alzheimer

di Paola Botte

Una cosa importante nella vita è avere le idee chiare. Solo così, guardando alla meta, è possibile affrontare ogni difficoltà che si presenta sul lavoro e nella vita privata. Elena, infermiera di Bergamo, fa parte di questa cerchia di giovani fortunati che sanno benissimo cosa vogliono dalla vita. Quelle persone che non si lasciano spaventare né da pazienti che, per la loro patologia, creano problemi in reparto, né da giornate intere senza riposo trascorse prima a lavoro e poi all'università a studiare.

Nel centro Alzheimer, dove il carico di lavoro è al limite

infermiera alzheimer

L'assistenza infermieristica in un centro Alzheimer

L’interesse per l’infermieristica è nato sia per motivi famigliari che come conseguenza del mio iter di studi – racconta -. Mi sono formata in un liceo scientifico e le scienze umane e mediche mi hanno sempre incuriosito. Ho tentato anche altri test presso altre facoltà, tra cui biotecnologie e medicina, ma so di essermi lanciata soprattutto verso le professioni sanitarie e in particolare infermieristica proprio perché ne ero affascinata. Mi sono laureata all’Università degli studi di Brescia e ora sto frequentando la magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche all’Università degli Studi di Milano Bicocca.

Subito dopo la laurea è stata assunta in un centro Alzheimer, inizialmente come sostituzione maternità e dopo a tempo indeterminato.

L’università mi richiede l’obbligo di frequenza e il lavoro a tempo pieno mi assorbe nella rimanente parte del tempo. - dice Elena -. Spesso sono costretta a incastrare nella stessa giornata lezioni e turni di lavoro. Ho passato settimane senza avere un’intera giornata di riposo, ma so che visto il traguardo ne vale la pena. La famiglia, gli amici e i miei passatempi sono al momento satelliti impazziti che si incrociano sporadicamente nella mia orbita, fortunatamente per ora riesco a gestire il tutto con precaria tranquillità.

La struttura dove lavora Elena è un importante centro per i pazienti affetti da demenza di Alzheimer, ma come chiarisce lei stessa ci interfacciamo anche con altre tipologie di demenza, come Corpi di Levy, demenze miste, demenze frontotemporali ecc.. Ci occupiamo della riabilitazione di questi pazienti che vengono poi reinseriti a domicilio o introdotti presso strutture di lungodegenza. Mediamente accogliamo i pazienti per un periodo non superiore ai 60 giorni.

Come capita in tutti i luoghi di lavoro, anche nella struttura di Elena ci sono delle criticità che mettono a dura prova gli infermieri, gli Oss e tutto il personale sanitario coinvolto.

I nostri pazienti sono affetti da una patologia talvolta molto invalidante e che li pone in una situazione di particolare fragilità - spiega -. Vanno dunque messi a proprio agio con strategie che agiscano non solo a livello relazionale, ma anche ambientale, con un percorso individuale ben organizzato e condiviso che aderisca alla persona. La nostra struttura aperta da pochi anni consta di spazi di degenza talvolta non adeguati alle necessità dei nostri assistiti che avrebbero bisogno di ambienti meno asettici e più famigliari. Sono piccole cose che si possono migliorare, ma che talvolta sono di intralcio per gli operatori nello svolgere le attività di riabilitazione.

Il carico di lavoro – continua Elena - è variabile nel tempo a seconda del grado di avanzamento della malattia dei degenti presenti in struttura. Passiamo quindi da periodi di relativa calma a momenti in cui il carico assistenziale e di stress arriva spesso al limite, portando talvolta alcuni operatori alle soglie del burnout. Fortunatamente l’équipe con cui lavoro è composta da professionisti molto impegnati e preparati che riescono a sopperire alle mancanze, erogando un’assistenza al meglio delle proprie possibilità.

Pazienza ed empatia sono, secondo Elena, le qualità che si sviluppano in un contesto lavorativo del genere.

A livello professionale – dice - abbiamo sicuramente lo sviluppo delle capacità di comunicazione, ascolto e relazione nel rapporto con il paziente e con il caregiver.

E alla domanda Cosa speri per il futuro?, Elena risponde così: Sicuramente il percorso di magistrale mi sta portando ad ampliare la mia visione sul mondo delle scienze infermieristiche e non mi pongo paletti sul continuare poi in futuro la mia formazione. Lavorativamente mi sento a mio agio, per ora, tuttavia vorrei poter sperimentare altre tipologie di struttura e paziente.

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