Piccoli miracoli creati da persone capaci di mettere dinanzi a tutto la dignità del paziente. È questo che Federica, infermiera, vuole farci conoscere, condividendo la sua esperienza di professionista e di familiare di una paziente oncologica. Perché in Italia non c’è solo malasanità, non ci sono solo infermieri contro medici e medici contro tutti. In Italia ci sono anche le storie di collaborazione e di rispetto vero, quelle belle.
Infermieri, la divisa è una scelta per la vita
Divisa da infermiere
Sono infermiera da circa sette anni. Tutti mi dicevano che era una professione che doveva essere vissuta con passione e dedizione.
Quando porti una divisa, la rispetti fino alla fine . A volte capita anche di mettere da parte i propri sentimenti, le proprie emozioni nel rispetto della persona che ti vive davanti, perché proprio in quel momento quel paziente sofferente ha bisogno di te.
Viviamo ogni giorno la rivalità tra operatori sanitari , ci troviamo dinanzi al tutti contro tutti, ma a volte capita il contrario e vi voglio raccontare la mia esperienza da infermiera e familiare con il proprio primario.
Negli anni che ho vissuto la divisa l'esperienza più forte che alberga nel mio cuore è quella vissuta in Hospice, reparto che definirei “Il mondo a parte” .
Una grande persona, mentore del mio cammino sin dai tempi del tirocinio, mi insegnò a vivere la divisa all'interno di un petalo di una margherita dove al centro viveva il Paziente abbracciato dai petali.
Ogni petalo una persona pronta ad assistere il paziente: l’infermiere, il medico, il coordinatore infermieristico , lo psicologo, l'operatore religioso, l’Oss . La stessa figura che garantiva la pulizia dell'ambiente apparteneva a quella grandiosa margherita colorata .
Nei reparti spesso si vive il primario come una figura fredda e distaccata, quella persona che sta poco in reparto, la persona che il massimo che può dedicare al paziente sono 5-10 minuti.
Da infermiera ho vissuto un primario capace di mettersi accanto ad un letto, mano nella mano del paziente nei suoi ultimi respiri di vita; da infermiera ho vissuto in primario capace di parlare con parole semplici e dolci.
Da infermiera ho vissuto un primario capace di parlare con la propria équipe, parlare di progetti sul paziente; nessuno prevale sull’altro, tutti pronti a dare voce alla propria professione per tutelare la dignità del paziente.
Ecco, questo non capita sempre, soprattutto se tale camice è vissuto con amore e dedizione.
Un po' di tempo fa credevo che tale forza fosse creata dall'ambiente che vivevo, i malati terminali creano una miriade di emozioni; ho scoperto che lo stesso primario e lo stesso coordinatore sono quelle due colonne portanti che permettono l'unione dell'intero gruppo, unione che garantisce l'assistenza al paziente nella totalità.
Ma devo condividere con voi anche la mia esperienza di familiare
Purtroppo mi sono trovata dinanzi a persone che hanno dichiarato morte imminente senza alcun filtro, senza chiedersi cosa abbia passato la persona che si ha davanti.
Signora ha un tumore, ha pochi mesi di vita, ma tanto alla sua età ha vissuto abbastanza
Da familiare ho vissuto personale sanitario incapace di dare risposte adeguate ad una persona che chiedeva disperatamente aiuto.
Da familiare ho vissuto un familiare che mi ha chiesto aiuto e sostegno nel suo fine vita tenendogli soltanto la mano. Da familiare mi sono trovata a chiedere aiuto a persone con cui avevo collaborato , perché si arriva ad un punto nella propria vita che ci si ferma e si sente il bisogno di chiedere una mano.
E, grazie a Dio, da familiare ho vissuto un primario un coordinatore un'infermiera che mi hanno abbracciata all'interno di quella Margherita , come familiare senza chiedermi né più né meno.
Ho condiviso con voi questa situazione, questo pezzo di vita, perché viviamo in un'epoca di lamentele, di dissensi, di litigi tra operatori, di giudizio, quando invece sussistono dei piccoli miracoli all’interno di unità operative in cui la centralità del paziente e del suo benessere sono realtà. Piccoli miracoli creati da persone capaci di mettere dinanzi a tutto la dignità del paziente .
Ho condiviso con voi questa esperienza in quanto sono certa che la divisa che portiamo deve essere portata con rispetto e dedizione. Qualsiasi divisa porti a seguire i pazienti deve essere portata con responsabilità in quanto lo stesso paziente non ha avuto scelta di vivere un letto di ospedale e noi abbiamo la responsabilità di proteggere e vivere il loro dolore con umiltà.
La divisa è una scelta. Una scelta per la vita .
Federica , Infermiera
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