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Antonio: con la Panda a 100 all’ora per le vie della Romagna

di Angelo

adi-rimini

L’esperienza di tirocinio presso l’ADI di Riccione di un ex-studente: “oggi sono un Infermiere Libero Professionista molto affermato”.

L’Assistenza Domiciliare Integrata di Riccione è tra le strutture più operative dell’Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna. In ADI spesso vengono inseriti gli Studenti di Infermieristica del secondo o terzo anno per una esperienza di tirocinio affascinante e per certi aspetti irripetibile. La pensa così Antonio (nome di fantasia), studente dell’ultimo anno del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Bologna - Sede di Rimini. Ci ha raccontato qualcosa di incredibile: la nascita di una grande amicizia professionale a bordo della Panda Bianca sfrecciando a 100 all’ora.

L’esperienza di tirocinio in Assistenza Domiciliare ti forma per tutta la vita professionale. Purtroppo non a tutti gli studenti capita questa occasione; quei pochi fortunati che riescono ad essere inseriti, per un breve periodo formativo, presso l’ADI si prospetta quasi sempre una soluzione lavorativa post-laurea che li spinge verso la Libera Professione o comunque a lavorare, dove possibile, nell’ambito del Wound Care e dell’assistenza a casa del paziente.

In questo servizio Antonio (abbiamo modificato il suo nome per proteggere la privacy dei protagonisti di questa storia), studente di origini pugliesi, trasferitosi in Romagna per rimettersi in gioco dopo aver perso il lavoro, ci racconta di un’amicizia nata dopo un burrascoso conflitto tra lui e la tua Tutor, che rischiava di mandare all’aria l’intero tirocinio.

Oggi Antonio è un Infermiere Libero Professionista molto affermato, ma durante lo studio era costretto a lavorare di notte e spesso a dormire solo qualche ora al mattino. Capitava anche quando era in tirocinio all’ADI riccionese, dove fin dal primo giorno fu affidato ad Agata (nome di fantasia), infermiera di vecchia scuola, romagnola e un po’ diffidente nei confronti degli studenti provenienti dal Meridione d’Italia.

Il clima non è mai stato sereno tra i due, ma alla fine è l’essere Infermieri e saper reagire di fronte alle difficoltà della vita che ha fatto la differenza.

Il preambolo ha lo scopo di rendervi partecipi di quello che Antonio ed Agata sono riusciti a realizzare dopo un mese di tirocinio, avviando di là a breve una attività che oggi fattura decine di migliaia di euro. Dai conflitti tra loro, anche di natura ideologica e razziale, è nato lo stimolo a fare sempre meglio e di più per il bene degli assistiti.

“Il tirocinio in ADI ti porta a vivere la tua esperienza formativa a bordo di una sgangherata Panda bianca, sfrecciando spesso a 100 all’ora lungo strade impervie di collina (in qualsiasi condizione meteorologica). Il territorio a disposizione è quello della bassa Romagna. Le attività assistenziali da garantire in prevalenza di mattina sono tante e i pazienti pure. Occorre programmare il lavoro settimanalmente e non permettersi di giungere al domicilio dell’utente senza i giusti
presidi” – ci spiega Antonio.

Cosa non deve mai mancare nella borsa di lavoro dell’Infermiere dell’ADI?


“Bella domanda. Sicuramente sono indispensabili:

  • disinfettante per le mani;
  • materiale per infusione farmaci e nutrizione parenterale;
  • materiale per infusione enterale;
  • materiale per prelievo ematico: aghi, cerotti di carta, raccordi, provette, laccio emostatico, cotone per disinfettare, disinfettante ed altro;
  • materiale per medicazioni: disinfettanti, medicazioni avanzate, garze sterili, fasce e garze elastico-compressive, soluzione fisiologica sterile, ecc.;
  • contenitori per i rifiuti biologici e per i taglienti;
  • materiale per cateterismo venoso, cateterismo vescicale, raccolta campioni biologici di varia natura;
  • materiale per gestione tracheostomie, Peg e drenaggi;
  • materiale per la disinfezione e la gestione di stomie uro-intestinali;
  • dispositivi di protezione individuale: guanti, visiere, occhialini, camici ed altro;
  • materiale per campo sterile;
  • altri presidi: siringhe di varia natura, aghi per accessi venosi, forbici, forbici sterili, pinze sterili, sonde rettali, sondini d’aspirazione, sondini naso-gastrici ed altro.”


L'Assistenza Domiciliare Integrata, specifichiamo, è un Servizio che offre l’Azienda USL Romagna. Esso fornisce prestazioni sia sanitarie che socio-assistenziali. Si avvale di un gruppo di lavoro multi-professionale: Medico di Medicina Generale, Medico Specialista, Infermiere, Fisioterapista, Assistente Sociale ed Assistente di base (oltre ai volontari che il più delle volte appartengono a strutture organizzate convenzionate).

L'obiettivo dell'ADI è quello di assistere e curare le persone non auto-sufficienti direttamente a casa, favorendo il recupero delle capacità residue di autonomia e di relazione. Per tutti gli utenti viene realizzato un piano individualizzato di assistenza.

L’ADI assiste pazienti che vanno dalla fascia pediatrica a quella geriatrica, portatori di patologie oncologiche, patologie croniche ed altro.

In altre parole si tratta di un Servizio infermieristico a domicilio per utenti non trasportabili.

Gli Infermieri che vi lavorano si occupano di:

  1. cura e gestione delle lesioni cutanee (vascolari, da pressione, neurologiche, chimiche, fisiche, ecc.);
  2. nutrizione assistita (parenterale ed enterale);
  3. prelievi ematici, urine, tamponi ed altre indagini;
  4. emotrasfusione (con la presenza del medico);
  5. farmaci infusivi;
  6. cateterismo vescicale;
  7. formazione del care-giver e dei familiari;
  8. fornitura di apparecchiature sanitarie.


Nell’ambito delle attività dell’Asl vi è anche quella dell'Assistenza infermieristica, un servizio dell’Ausl Romagna ha messo in piedi in collaborazione con altri servizi. Ecco permette a tutti i cittadini che ne hanno effettivo bisogno di farsi curare a domicilio mediante programmi mirati e personalizzati. Così facendo si evitano inutili ricoveri in Ospedale o nei centri di cura.

Ci sono due tipi di Assistenza Domiciliare Integrata:

  1. semplice: prestazioni infermieristiche o riabilitative più semplici, come medicazioni, prelievi ematici o cambi di catetere, ed è rivolta a persone parzialmente non autosufficienti (anziani e portatori di patologie inabilitanti croniche);
  2. complessa: si tratta di un insieme di cure mediche, infermieristiche, riabilitative e assistenziali che riguardano utenti gravemente debilitati e non autosufficienti; per queste persone gli interventi diventano più complessi, per cui occorre lavorare in squadra.


“I pazienti a domicilio, molti dei quali sto gestendo privatamente anche se non in Emilia Romagna – spiega Antonio – sono affetti da patologie che richiedono interventi assistenziali da parte di Infermieri veramente esperti che sappiamo utilizzare ogni presidio e si sappiano muovere adattandosi ad ogni circostanza”.

Una delle auto utilizzate dall’AUSL Romagna per l’assistenza domiciliare

Una delle auto utilizzate dall’AUSL Romagna per l’assistenza domiciliare

Chi attiva il servizio ADI?


“L’Assistenza Domiciliare Integrata è attivata dal Medico di famiglia, dagli Ospedali o dalla Case di Cura Private convenzionate e non; non in tutte le regioni è così sviluppata, l’Emilia Romagna è un’isola felice, non si può dire la stessa cosa per altri Servizi Sanitari Regionali”.

Tu nello specifico di cosa ti occupi?


“Sono un Infermiere Libero Professionista e gestisco in autonomia decine di pazienti che un tempo venivano seguiti esclusivamente dall’ADI. Molte famiglie benestanti preferiscono far curare i propri cari attraverso un sistema che io definisco complementare: ADI + Infermiere personale. Questo perché i servizi dell’Ausl dove oggi lavoro non riescono a seguire tutti i casi e quando ci riescono non ottengono il risultato sperato, dovendo dedicare a ciascun paziente un tempo sempre più breve”.

Perché litigavi con la collega Agata?


“Essenzialmente per motivi politici e razziali. Lei votava Lega Nord e odiava le persone che come me venivano dal Sud o almeno credevo così. In realtà poi si è dimostrata una persona totalmente diversa, innamorata del suo lavoro e dei suoi pazienti, perfettamente organizzata e consapevole dei sui pregi e difetti professionali. Da lei ho imparato quasi tutto quello di cui mi occupo oggi. Correva come una forsennata e perché doveva arrivare un po’ prima del previsto dagli utenti, di solito una
decina al giorno. Nulla doveva essere lasciato al caso e prima di partire per il tour della bassa Romagna bisognava revisionare tutte le cartelle degli assistiti di quel giorno, in modo da preparare tutto il materiale occorrendo e prevedendo anche un po’ di scorta. Lei odiava i Pugliesi e poi ho capito perché: semplicemente perché aveva avuto una relazione sentimentale con un mio conterraneo che l’aveva mandata in tilt. A volte basta chiarirsi. Comunque rifarei questa esperienza di tirocinio per mille volte ancora. Ultima cosa, quasi tutti gli assistiti avevano origini pugliesi e per Agata sembrava una maledizione! Io e lei siamo diventati poi soci in affari e abbiamo messo su una struttura che è poi diventata l’attuale azienda che dirigo”.