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Mammì e D’Arrando (M5S): tutelare ruolo di Oss e infermieri

di Redazione Roma

Durante un question time in commissione Affari sociali, le deputate Stefania Mammì e Celeste D’Arrando (M5S) hanno espresso la loro contrarietà all’iniziativa della Lombardia che starebbe per varare corsi di formazione di 300 ore per aumentare le competenze degli Oss, orientandole verso quelle infermieristiche. Il problema della carenza di organico non si risolve così.

Super Oss e vice infermieri non sono risposte alle carenze di organico

Da sinistra: Stefania Mammì e Celeste D'Arrando, deputate del M5S.

Dal Super Oss in Veneto all’operatore socio sanitario in Lombardia per sostituire l’infermiere con 300 ore di formazione. Iniziative che, solo alcuni giorni fa, il coordinatore Migep, Angelo Minghetti, ha definito confuse e pericolose.

Una lettera aperta, la sua, sulla scia della quale – pur in modo indiretto – si inseriscono le dichiarazioni delle deputate Stefania Mammì e Celeste D’Arrando (M5S), durante un question time in commissione Affari sociali. Dopo il Veneto, anche la Lombardia si starebbe apprestando a varare corsi di formazioni della durata di 300 ore per aumentare le competenze degli operatori socio sanitari – hanno esordito – orientando le competenze verso quelle infermieristiche.

Oggi il ruolo dell’Oss è al centro di un forte dibattito. A maggior ragione dopo la (tanto attesa) firma del contratto del comparto Sanità 2019-2021, laddove lo stesso Minghetti non vuole sentire parlare di vittoria per gli Oss. Di più. Anzi, affermando che i sindacati hanno dato il contentino e comunicando – come sindacato Human Caring Sanità – uno sciopero nazionale martedì 28 giugno contro la disuguaglianza e la contrapposizione che si verrà a creare nella stessa professione. Convinto che non è così che si risolve la questione della mancanza di personale sanitario in Italia.

Sulla stessa scia le deputate pentastellate Mammì e D’Arrando: Ancora una volta, si cerca di fronteggiare la carenza di figure infermieristiche attribuendo agli Oss competenze e responsabilità proprie ed esclusive del ruolo, una sovrapposizione di professioni e competenze che crea confusione. Quindi ricordano che, come già ribadito in commissione dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, l’operatore socio sanitario è sprovvisto delle caratteristiche della professione sanitaria in senso proprio e pertanto risulta corretto lavorare alla revisione del profilo come si sta facendo (è fondamentale salvaguardare i profili professionali dell’infermiere e dell’Oss e quindi il diritto dei cittadini a ricevere prestazioni appropriate).

Il tracciato seguito dalle deputate è uno soltanto: il problema della carenza di organico va prima ricercato – e poi risolto – direttamente alla radice. Questa modalità non soddisfa il fabbisogno di personale, bensì sarebbero i medesimi operatori in servizio a essere riqualificati ma, a fronte di maggiori competenze, a loro saranno attribuite ulteriori responsabilità a salario invariato, concludono le deputate.

A fare eco alle loro parole ci sono quelle di Gregorio Mammì, consigliere regionale M5S Lombardia e segretario della III Commissione Sanità e politiche sociali, secondo cui le professioni, soprattutto in campo sanitario, devono evolversi ma ciò deve accadere all’interno di un differente inquadramento contrattuale del personale e di un modello nuovo del sistema di cure primarie.

Chiosando: Di fatto, il trasferimento di competenze tipiche degli infermieri agli Oss comporterebbe il rischio di nuocere ad entrambe le professioni, nonché agli stessi cittadini in termini di assistenza. Non risolvendo il problema della carenza cronica di personale sanitario.

Giornalista

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