Il progetto Allepre, attivo in sette centri cardiologici dell’Emilia‑Romagna e coordinato dall’Azienda Ospedaliero‑Universitaria di Parma, ha valutato un modello di prevenzione secondaria post-infarto gestito da infermieri esperti in collaborazione con i medici. Lo studio ha coinvolto circa 2mila pazienti già colpiti da infarto, seguiti in maniera continuativa per cinque anni. I risultati sono chiari: chi ha partecipato al programma ha registrato una riduzione del 30% del rischio di recidiva rispetto ai pazienti che hanno seguito l’assistenza usuale.
Infarto e rischio recidiva: l’efficacia del follow-up gestito dagli infermieri

Lo studio ha coinvolto circa 2mila pazienti già colpiti da infarto, seguiti in maniera continuativa per cinque anni.
Una ricerca coordinata dall'azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e svolta in 7 centri cardiologici dell’Emilia Romagna ha svelato che chi ha avuto un infarto corre meno il rischio di recidiva se è seguito da un infermiere.
Ed è stato stimato che le possibilità di avere un successivo problema cardiologico serio si riduce ben del 30%.
Questo il risultato più eclatante del progetto "Allepre", condotto in sette centri cardiologici emiliani, che ha valutato l'efficacia di un programma di prevenzione secondaria completamente gestito da infermieri esperti, insieme ai medici, per ridurre nel tempo il rischio di eventi cardiovascolari come infarto e ictus, e di abbassare la mortalità.
In dettaglio la ricerca, come informa la Regione, ha visto oltre duemila persone seguite da infermieri per un periodo continuativo di cinque anni, nei centri cardiologici di Parma, Vaio (Fidenza), Piacenza, Reggio Emilia, Castelnovo Monti, Carpi e Baggiovara,
A distanza da un anno dall’infarto, un paziente su 4 interrompe le terapie
I risultati dello studio sono stati presentati recentemente al congresso internazionale di cardiologia American College of Cardiology a Chicago, dove si è evidenziato come l'infermiere sia un elemento cruciale nel percorso di cura: da un lato è il primo punto di contatto con pazienti e famiglie in un momento di particolare vulnerabilità, dall'altro l’operatore sanitario contribuisce a instaurare un rapporto di fiducia per adottare comportamenti più salutari e prevenire le recidive.
“Circa il 20-30% dei pazienti che hanno subito un infarto - ricorda infatti la Regione - rischia di affrontarne un secondo entro due anni. Nonostante l'adozione di uno stile di vita sano e il controllo dei fattori di rischio siano strategie efficaci contro le recidive, dopo un anno un paziente su quattro interrompe le terapie prescritte”. Ed è qui, per allontanare questa possibilità, che entra in gioco il contributo della figura professionale dell’infermiere.
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