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Soccorso in strada: Cerco l'infermiere che mi salvò la vita

di Redazione

AAA Cercasi infermiere eroe. Se qualcuno tra di voi era a Volterra nelle giornate del Fai e ha soccorso Umberto Guidi, ex giornalista della Nazione di Viareggio, questo è il momento di farsi avanti.

Soccorso da un infermiere, ora lo cerca dappertuttto

soccorso in strada

Devo tutto a questo anonimo benefattore – dice Umberto Guidi -. Di solito per le persone di questa tempra si usano definizioni un po’ abusate come angelo, buon samaritano o cireneo. Senza retorica, preferirei parlare di un professionista capace, che ha agito con precisione e altruismo. Non so come si chiami, ma io e mia moglie vorremo tanto ringraziarlo di persona.

Domenica 26 marzoil giornalista era in visita a Volterra insieme alla moglie. Stava salendo una scalinata per entrare in città, quando si è sentito male. Un infermiere, che passava di lì per caso, si è precipitato ad aiutarlo. Gli ha praticato un massaggio cardiaco, che gli ha salvato la vita. Fibrillazione ventricolare maligna, questo hanno detto i medici – ricorda ora Guidi -. Il battito del mio cuore si è fermato. Potevo morire o subire gravi danni cerebrali se non fosse stato per l’intervento di un giovane determinato ed energico. “Suo marito è in arresto cardiaco - ha detto a mia moglie, che in quel momento era comprensibilmente sconvolta – ma niente paura, sono un infermiere. Lei gli tenga ferma la testa che al resto ci penso io".

Il giornalista è poi stato ricoverato in ospedale e ora sta bene ed è potuto tornare a casa. Non so come si chiami il misterioso infermiere che mi ha salvato la vita – dice -. Non l’ho visto in faccia, ero privo di sensi. All’arrivo dei sanitari del 118, grazie alle sue cure, già respiravo, se pur debolmente. Mia moglie mi ha raccontato che si trattava di un ragazzo giovane, sulla trentina. All’arrivo dell’ambulanza si è discretamente allontanato. Ecco, a lui vorrei rivolgere un appello: se legge queste righe lo prego di mettersi in contatto. So che non potremo esprimere sufficiente gratitudine per quello che ha fatto, ma sentiamo di doverci comunque provare.

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