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Coaching e Sanità, quando una Infermiera può fare la differenza

di Redazione

MonducciMarianna

La relazione di coaching è una partnership ed avviene in un patto di alleanza tra coach e cliente e si concentra fondamentalmente sull’individuazione di obiettivi specifici, sulla strutturazione di piani d’azione utili per il raggiungimento degli obiettivi, sul sostegno motivazionale da parte del Coach che accompagnerà il cliente all’individuazione, allenamento e valorizzazione delle proprie potenzialità permettendogli così di utilizzarle al meglio.

MonducciMariannaRAVENNA. Quest’anno ho deciso di cambiare vita e dedicarmi alla mia conoscenza interiore al fine di aiutare altre persone nel meraviglioso cammino dentro se stessi così ho ottenuto la qualifica di Coach Professionista operante ai sensi della legge N°4 del 14/01/2013 certificato ACoI. Ritengo importante sottolineare questa peculiarità importantissima in quanto molti in ambito di coaching millantano crediti.

Fare il Coach (www.associazionecoachingitalia.it) richiede formazione continua in quanto si tratta di una metodologia processuale-relazionale.

La relazione di coaching è una partnership ed avviene in un patto di alleanza tra coach e cliente e si concentra fondamentalmente sull’individuazione di obiettivi specifici, sulla strutturazione di piani d’azione utili per il raggiungimento degli obiettivi, sul sostegno motivazionale da parte del Coach che accompagnerà il cliente all’individuazione, allenamento e valorizzazione delle proprie potenzialità permettendogli così di utilizzarle al meglio.

E’ importante da parte mia precisare che il Coach NON interviene in presenza di patologie riconosciute e certificate quali depressione o altre alterazioni psicologiche e tanto meno psichiatriche. Il Coach spesso lavora con psicologi in quanto si fonda sulla psicologia positiva ma non è mai una sostituzione bensì una collaborazione.

Per esperienza personale ritengo che la figura del coach è sicuramente un valido supporto per il personale che presta servizio in ambito ospedaliero in quanto sono professioni ad alto risciho di DISTRESS e di crisi emozionali. Si fanno spesso i conti con il dolore, la sofferenza sia nei confronti del paziente ma anche e a volte di più difficile gestione con i famigliari. Per questo ritengo che la profonda conoscenza delle proprie emozioni al punto di sviluppare ed allenare l’intelligenza emotiva si un principio cardine. In qualità di personale sanitario sia medico che paramedico ci è sempre stato insegnato di rimanere emotivamente “distaccati”, di non portare il carico emotivo del lavoro a casa o viceversa.

Belle e sagge parole ma COME SI FA’?

Ripeto, riconoscere e gestire le proprie emozioni è fondamentale per tenere basso il livello di distress e alto quello di eustress. A questo proposito vorrei fare un riferimento alla ricerca scientifica di HEARTMATH ed agli strumenti di bio-feedback e training formativo che personalmente ho sperimentato e sto utilizzando con grande riscontro positivo si professionalmente come coach che personalmente. Suggerisco un link che trovo di estremo interesse:
http:www.selfcoerence.com/blogs/no-stress-blog/tagged/coerenza-cardiaca

Ritornando all’aspetto pratico della relazione di Coaching questa si svolge in rapporto 1:1 oppure anche se più rarmente 1:piccoli gruppi questo proprio perché è una relazione che ha come unico protagonista IL CLIENTE con i suoi tempi, le sue necessità le sue problematiche, i suoi metodi di risoluzione e soprattutto con i suoi obiettivi che lo porteranno al raggiungimento del futuro desiderato.

Il cocaching considera l’individuo unico ed irripetibile per questo si fonda sulla scoperta interna delle proprie potenzialità e permette di utilizzarle al meglio per se stessi e per il team.

Altra tematica importante che si può affrontare con il Coaching in ambito ospedaliero riguarda la gestione del reparto da un punto di vista manageriale sia del dirigente medico che infermieristico affrontando tematiche importanti quali: la costruzione del team e successivo lavoro di gruppo; il raggiungimento di obiettivi personali, di gruppo e dell’azienda; la gestione del tempo; la programmazione dell’agenda e tutto ciò che riguarda il buon funzionamento del reparto sfruttando e valorizzando le potenzialità individuali di ogni singolo componente del team.

E’ noto che se ognuno impiega il proprio tempo facendo ciò che più gli piace lo farà meglio ed in minor tempo ma troppo spesso questo non viene preso in considerazione impartendo così ordini e obiettivi che sottopongono l’individuo ad elevata fonte di distress che lo porterà a svolgere il lavoro in maniera “meccanica” ed impersonale.

Il modo migliore di lavorare è quello di farlo in stato di quiete che si raggiunge attraverso 4 fasi:

1. CONSAPEVOLEZZA;

2. FIDUCIA;

3. SCELTA;

4. RESPONSABILITA’.


SEI PRONTO A CONOSCERTI PROFONDAMENTE PER POI LAVORARE IN STATO DI BENESSERE?

Per contatti: marianna.monducci8@gmail.com - Cellulare 335/8791508

(*) E’ con vero piacere che ho accettato l’invito a scrivere questo articolo riguardante COACHING e SANITA’ in quanto per oltre 25 anni ho prestato servizio come Infermiera in Emodialisi e ancora oggi saltuariamente lavoro in Camera Iperbarica al Centro I. di Ravenna.

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