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salute mentale

Infermieristica in salute mentale, dalla Francia a Torino

di Giordano Cotichelli

Le questioni assistenziali della salute mentale sono di stringente attualità, nel nostro paese e non solo. Anche in Francia, ad esempio, dove la determinazione nel difendere il diritto universale all’equità sanitaria, ha sempre qualcosa da insegnarci, sin dai tempi della Bastiglia, della Comune o - ancora un anniversario - durante il maggio del 1968.

Salute mentale, l'importanza dell'assistenza infermieristica non ha confini

Proseguono in Francia le agitazioni dei lavoratori ospedalieri del settore della psichiatria. Questa volta è il caso dell’Ospedale di Amiens, in Piccardia, a metà strada circa fra Parigi e Bruxelles.

Le rivendicazioni sono le stesse di sempre: più sicurezza per il personale e per i pazienti, aumento del personale, prospettive di sviluppo di un’assistenza psichiatrica degna di questo nome.

Un quadro già visto negli scorsi mesi per altri istituti di cura d’Oltralpe, ma in questo caso c’è una piccola particolarità che merita di essere sottolineata. Il Coordinamento intersindacale di lotta (FO, CGT, Sud) si chiama “Pinel en lutte”, riprendendo il nome del famoso psichiatra che, tra il XVIII e il XIX secolo, nella Francia rivoluzionaria prima e napoleonica poi, si attivò per modernizzare la cura degli alienati, l’umanizzazione dei trattamenti e la riduzione della contenzione.

Le agitazioni del comitato coincideranno, il prossimo 26 ottobre, con l’anniversario della scomparsa del famoso psichiatra, fatto di per sé che non implica certo la buona riuscita della lotta in corso, ma fornisce maggior determinazione alle rivendicazioni degli operatori sanitari.

E questo in considerazione del fatto che la figura di Pinel non è certo fine a sé stessa, ma nella sua prospettiva modernizzatrice della cura e dell’assistenza del disagio mentale, si lega in maniera importante ad un altro personaggio: Jean Baptiste Pussin, un infermiere.

Storie di ieri di un’attualità impressionante, in un paese, il nostro, in cui dopo quaranta anni dalla legge 180, la cosiddetta “Basaglia”, c’è chi vorrebbe ritornare alle catene, alla contenzione, ai manicomi e all’elettroshock (che nella sostanza non è stato mai del tutto abbandonato).

In merito significativa la risposta che il 9 luglio scorso, su Quotidiano Sanità, è stata data al Ministro dell’Interno (sul supposto aumento delle aggressioni da parte di pazienti psichiatrici), da parte della Sip e del Sisism (Società Italiana di psichiatria e Società Italiana di scienze Infermieristiche in salute mentale), che hanno sottolineato come l’unico vero abbandono è quello che lo stato realizza nei confronti degli ammalati.

Alla fine, fra anniversari, sparate ministeriali, congressi e lotte messe in campo, le questioni assistenziali della salute mentale sono di stringente attualità, nel nostro paese e a livello francese dove, la determinazione nel difendere il diritto universale all’equità sanitaria, ha sempre qualcosa da insegnarci, sin dai tempi della Bastiglia, della Comune o - ancora un anniversario - durante il maggio del 1968.

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