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Tesi di laurea

Terapia ad alte dosi con supporto di cellule staminali periferiche autologhe nel mieloma multiplo. Inquadramento e aspetti infermieristici

di Angelo

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RIMINI. La “Terapia ad alte dosi con supporto di cellule staminali periferiche autologhe nel mieloma multiplo. Inquadramento e aspetti infermieristici”, è il titolo-tema della tesi di laurea del neo-infermiere Fabio Guarnaccia, originario di Gatteo (FC), che ha preparato un elaborato finale in Oncologia Medica, relato dal dott. Lorenzo Gianni, docente presso il Corso di Laurea in Infermieristica di Rimini (Università degli Studi di Bologna). Guarnaccia si è laureato lo scorso 28 novembre con 110 e lode (con abbraccio accademico). Ma vediamo in sintesi di cosa parla la sua ricerca.

 

Il mieloma multiplo (MM) è una patologia neoplastica delle plasmacellule caratterizzata dalla proliferazione di un singolo clone cellulare sintetizzante, nella maggior parte dei casi, immunoglobuline monoclonali. L’ interessamento prevalente è a carico dei diversi siti di emopoiesi normalmente attivi in un soggetto adulto (da qui l’aggettivo “multiplo”), mentre risulta rara la localizzazione extramidollare. Il mieloma multiplo presenta una patogenesi molto complessa, nella quale, oltre all’originaria alterazione neoplastica, un ruolo essenziale nella crescita e progressione della malattia è rappresentato dall’interazione delle cellule mielomatose con il microambiente midollare. Negli ultimi anni il progresso delle conoscenze sulla biologia della malattia ha reso possibile un ampliamento delle possibilità terapeutiche, portando all’utilizzo di farmaci non chemioterapici (bortezomib, talidomide, lenalidomide) capaci di bloccare le interazioni tra cellule neoplastiche e microambiente midollare, migliorando in maniera significativa la prognosi dei pazienti. Attualmente la chemioterapia ad alte dosi con trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche rappresenta una pratica standard nei pazienti giovani (< 65 anni) e in assenza di comorbidità severe, rendendo possibile la regressione di segni e sintomi, il miglioramento della qualità di vita, nonché un allungamento della stessa. In ambito oncologico il “trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE)” permette, attraverso il prelievo, la crioconservazione e la reinfusione di CSE, la somministrazione di chemio/radioterapia ad alte dosi. L’intervento terapeutico a dosaggi sovra massimali,(melphalan a 200 mg/m² come terapia standard nel MM) ha l’obiettivo di ottenere la migliore eradicazione possibile della patologia neoplastica; tuttavia l’impiego di alte dosi comporta, come effetto collaterale, una deplezione di cellule midollari, ed è proprio scopo del trapianto autologo, la prevenzione di complicanze letali dovute alla condizione di aplasia midollare iatrogena irreversibile. Non sono dunque le cellule staminali a “guarire” il paziente, (la cura in senso stretto deriva dalla somministrazione di chemioterapia) ma il trapianto permette di far fronte a pericolose condizioni di aplasia, permettendo la ripopolazione del midollo osseo precedentemente depleto. Nel tentativo di ridurre la malattia minima residua sono stati effettuati degli studi per mettere a confronto il singolo trapianto autologo con il doppio; in confronto al singolo, il doppio si è dimostrato superiore in termini di CR e EFS (Attal et al. 2003, Cavo et al. 2007, Sonneveld et al. 2007). Alcuni studi randomizzati indicano un vantaggio anche in OS (Attal et al. 2003), dato non confermato da altri studi (Cavo et al. 2007, Sonneveld et al. 2007). Il vantaggio risulta più evidente nei pazienti che non hanno ottenuto una CR dopo il primo trapianto. Per chi ha raggiunto una CR, il secondo trapianto è un trattamento raccomandabile se vi è stata una buona risposta al primo e la ricaduta è avvenuta dopo 2 anni. Dagli studi effettuati sembra che il conseguimento di una CR sia il passo fondamentale per una risposta duratura e una sopravvivenza prolungata. Pertanto, è stato dimostrato che i pazienti che raggiungono una negativizzazione dell’immunofissazione dopo ASCT possano beneficiare di EFS e OS significativamente più lunghi di quelli che sono rimasti in PR (Bladé et al. 2000, Alexanian et al. 2001). Nonostante i progressi compiuti finora nel trattamento del MM, ancora non si può parlare di guarigione. Infatti la patologia mostra caratteri di recidiva e cronicizzazione, che non rendono al momento possibile l’eradicazione definitiva. L’ aumento della speranza di vita reso possibile dal trapianto autologo, non può che tradursi, per gli operatori sanitari, in una maggiore attenzione e preoccupazione della qualità di vita esperita; in tal senso, nuove ricerche e nuovi studi dovranno essere intrapresi per indagare questo importante aspetto dei pazienti sopravvissuti a trapianto di CSE.

Abbreviazioni:
ASCT = autologous stem cells transplant
CR = complete response
CSE = cellule staminali emopoietiche
EFS = event free survival
PR= partial response
OS = overall survival

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