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Essere ostetrica ai tempi del Covid-19

di Mavì Puglia

Essere ostetrica durante una pandemia globale non è per niente semplice. Noi siamo lì, tra le molte difficoltà, a sorridere con gli occhi, perché con questo Covid-19 i nostri volti sono coperti da mascherine. Siamo vicine alle donne con lo stesso sostegno e la stessa empatia di prima e proviamo a trasmettere calore nonostante le nostre mani siano coperte da due paia di guanti. Facciamo del nostro meglio per farle sentire amate, perché abbiamo dovuto privarle dell'amore dei loro cari. Eppure, siamo i professionisti più fortunati, la nostra forza sta nel vedere che la vita continua ogni giorno e che l'amore vince sempre su tutto. Anche su questo maledetto virus.

Come cambia l’assistenza ostetrica durante una pandemia

Da ostetrica ho la fortuna di lavorare presso il Policlinico San Matteo di Pavia, ospedale che per primo ha vissuto l’emergenza coronavirus, avendo accolto il primo paziente affetto dalla patologia. Questo ha fatto sì che fossimo tutti pronti a ricevere fin da subito pazienti Covid positivi e, ad oggi, l’ospedale è centro di riferimento per un nuovo protocollo sperimentale, che utilizza il plasma dei pazienti guariti da coronavirus per essere somministrato a pazienti ammalati.

Anche nel mio reparto, dalle ultime settimane di febbraio in poi, c’è stata una rapida conversione per l’accoglienza di gravide e puerpere positive al virus.

Abbiamo riconvertito la struttura formando due grandi aree; da questo è scaturita una vera e propria sezione Covid, all’interno della quale l’attività di cura è assicurata dalla presenza di un’ostetrica h 24, vestita con gli appositi dispositivi di protezione individuali e che assiste le donne gravide nelle prime fasi del travaglio, ma soprattutto le puerpere e i loro neonati. Mentre dall’altra parte si mantiene l’attività giornaliera dell’ostetricia in maniera abbastanza regolare.

La paura è tanta, ma noi ostetriche facciamo sempre del nostro meglio

Noi siamo una categoria fortunata rispetto a quella degli infermieri impegnati in reparti ad alto rischio, non dobbiamo confrontarci giornalmente con la morte, ma anzi: vediamo la vita tutti i giorni, abbiamo di fronte a noi costanti segnali di speranza che aiutano tantissimo nel nostro agire quotidiano

Inoltre, spesso donne positive danno alla luce bimbi che invece risultano negativi una volta effettuato il tampone e questo è un altro bel modo di celebrare la vita. Dalle poche evidenze scientifiche disponibili al momento sembra che il coronavirus non passi all’interno del liquido amniotico e nemmeno all’interno della barriera transplacentare.

Quindi è importante che fin dai primi momenti di vita la madre cominci a proteggere il suo bimbo. Le misure di sicurezza e distanziamento sociale, il lavarsi le mani frequentemente e per almeno 20 secondi, indossare la mascherina chirurgica, soprattutto durante l’allattamento e tenere il neonato alla distanza di un metro sembrano essere efficaci affinché si preservi il benessere del neonato.

Inoltre, la promozione dell’allattamento al seno risulta fondamentale in donne Covid positive, in quanto attraverso il latte si rafforza il sistema immunitario del neonato. E anche in questo noi ostetriche giochiamo un ruolo fondamentale di prevenzione e igiene sociale.

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