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COVID-19

E la chiamano Covid-22

di Monica Vaccaretti

È emersa una nuova variante preoccupante. Il nuovo mutante è stato identificato per la prima volta lo scorso giugno in India, dove si è diffuso rapidamente in dieci regioni del subcontinente asiatico. Ad oggi sono stati segnalati casi in altri continenti, dall'Europa all'Oceania. Si registrano sequenziamenti nel Regno Unito, in Germania, in Nuova Zelanda e in Giappone. È veloce, ha sconfinato nel giro di poche settimane e la distribuzione geografica è già internazionale, secondo le sequenze virali comunicate alle banche dati dell'Oms.

Il virus avrebbe acquisito la capacità di sfuggire meglio agli anticorpi

È indicata con la sigla BA.2.75, come da sequenziamento genico, secondo la nomenclatura Pango, un sito web sugli ultimi lignaggi epidemiologici di Sars-CoV-2 utilizzato da ricercatori e agenzie di salute pubblica in tutto il mondo per monitorare la trasmissione e la diffusione delle varianti e per eseguire analisi sui dati delle nuove sequenze attraverso specifici strumenti software.

A BA.2.75 non è ancora stata assegnata una lettera greca progressiva, ma l'hanno definita Covid-22.

Secondo i neurobiologi e i virologi del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Imperial College di Londra, infatti, potrebbe essere considerata addirittura una versione aggiornata del Covid-19 perché le mutazioni con le quali si è evoluto il virus di Whuan sono talmente tante su BA.2.75 da renderlo diverso, ma non meno insidioso, da quello comparso tre anni fa.

La malattia provocata dal coronavirus, CoronaVirus Disease, resta una sindrome respiratoria acuta. Cambia soltanto l'anno, come una versione aggiornata di un software. I dati inglesi sono confermati anche dai biologi molecolari dell'Accademia austriaca delle Scienze, secondo i quali prima che sia conclusa l'ondata di Omicron 5 potremmo doverci preparare già alla prossima generata da questa nuova variante.

BA.2.75 è un sottolignaggio di Omicron 2 ed è pertanto considerata una variante di seconda generazione rispetto all'originale Omicron. Si ipotizza che possa essersi generata da una infezione cronica. Sappiamo che la gravità di una nuova variante, in termini di rischio per la salute, dipende dal tipo specifico di mutazione cioè dalle nuove caratteristiche che riesce a conferire a Sars-CoV-2.

I dati della letteratura sono ancora incompleti sulla sua patogenicità e letalità, tuttavia molti esperti ritengono che sia più virulenta e abbia un grado di trasmissione più alto. Dai primi studi risulta che BA.2.75 potrebbe essere contagiosa 5 volte di più di Omicron 5, la variante attualmente dominante e prevalente in tutto il mondo e responsabile della nuova ondata di contagi. Un dato davvero impensabile, se guardiamo ai dati di questi giorni in cui i contagi sono 100 volte di più rispetto ad un anno fa.

BA.2.75 presenta 8 nuove mutazioni peculiari sulla proteina Spike rispetto ad Omicron 2. Omicron 5 ha subito soltanto 3 mutazioni sulla stessa proteina che il virus usa per infettare le cellule umane. Se confrontata con Omicron 5 le mutazioni aggiuntive sono ben 15, tutte originali di cui 8 sulla suddetta proteina, mentre ne condivide altre 45. Secondo gli scienziati americani le mutazioni osservate potrebbero rendere la fuga immunitaria peggiore di quella che stiamo vivendo ora.

Il virus avrebbe acquisito la capacità di sfuggire meglio agli anticorpi prodotti sia con le vaccinazioni sia con precedenti infezioni, legandosi con più facilità alle cellule umane.

Le mutazioni riguardano due domini del virus

Il dominio N-terminale, dove si concentrano ben 5 delle 8 mutazioni specifiche, e il dominio di legame del recettore. Le mutazioni più significative che destano maggiore preoccupazione sono G446S, un potente sito di fuga dagli anticorpi indotti dagli attuali vaccini che ancora riescono a neutralizzare Omicron 2, e R493Q.

I dati preliminari indicano un’infettività doppia rispetto al morbillo. Ragionando in termini di R0, il grado di trasmissione di un agente patogeno, l'influenza ha un valore inferiore a 1, quello del virus di Whuan oscilla tra 1 e 3, quello del morbillo è valutato tra 12 e 18, quello di omicron 5 tra 15 e 17. BA.2.75 ha un R0 di 20. Oltre alla maggiore evasività ai vaccini la nuova variante ha una maggiore capacità di legarsi al recettore umano Ace (Angiotensin Converting Enzyme2).

È in corso un attento monitoraggio del nuovo lignaggio virale per capire se riesce a prevalere sulla più diffusa Omicron 5. Non esistono al momento abbastanza dati per rilevare un'eventuale differenza nella sintomatologia del Covid-19. Alla luce della nuova ondata data da Omicron 5 e della recente scoperta degli scienziati indiani, confermata dai colleghi europei, l'Oms ha dichiarato di seguire attentamente gli sviluppi epidemiologici del nuovo lignaggio. Se è pronta a prendere piede – ha affermato il Direttore Oms Europa – non dobbiamo ripetere gli stessi errori.

Occorre evitare una devastante ripresa della pandemia

L'Oms raccomanda cautela nelle indagini conoscitive scientifiche e prudenza nei comportamenti individuali e collettivi. È auspicabile che siano messe in atto rapide strategie sanitarie efficaci e comuni per non rendere inutile l'efficiente sequenziamento molecolare dei centri di tutto il mondo e la sorveglianza sanitaria internazionale, resa possibile con la registrazione in una banca dati condivisa, che stanno permettendo di individuare tempestivamente nuove minacce che provengono da Sars-CoV-2.

Gli scienziati si aspettavano una sottovariante da Omicron 5, il contropiede di Sars-CoV-2 riparte invece da Omicron 2 che si pensava ormai superata. La popolazione si era convinta che la pandemia fosse finita. Ci rendiamo conto invece che occorre non soltanto non abbassare mai la vigilanza, ma anche tenere il passo di un virus che naturalmente e certamente evolve ma non si sa come per la nostra salute.

Il virus di oggi è lontanissimo dall'originario agente patogeno di Whuan, Cina Centrale, provincia di Hubei. Eppure, ha ancora la capacità di tenerci in scacco. Siamo come pedine che cercano di non essere mangiate, infettate. C'è da augurarsi che sia meno patogenico di quello che ci ha fatto accapponare la pelle e togliere il respiro a febbraio 2020 e che ancora continua, anche se con minore intensità grazie ai vaccini, a farci ammalare.

Tuttavia, se anche non provocasse una malattia più grave, se contagia con un tasso di replicazione che non si è mai visto prima nella storia dei virus e riesce a reinfettare con estrema facilità chi è protetto o è guarito, è evidente che siamo di fronte davvero ad un Covid-22.

Questo scenario richiederebbe strategie diverse o implementate che necessitano, per essere vincenti, di una consapevolezza maggiore e un coinvolgimento convinto delle popolazioni. E1 molto probabile una periodica campagna vaccinale di massa con vaccini aggiornati che però saranno sempre una variante indietro, come capita normalmente con il virus dell'influenza che viene mitigato ogni inverno con una selezione dei principali patogeni influenzali circolanti negli anni precedenti, proteggendo le persone da un emisfero ad un altro.

È molto probabile altresì che l'uso della mascherina, tanto fastidioso in Occidente, potrebbe diventare abituale, come lo è già dai tempi prima del Covid in molti Paesi asiatici e dell'estremo Oriente, per cultura e disposizioni sanitarie. Questa è la fatica da comprendere se siamo in troppi, viviamo in spazi troppo ristretti, facciamo tutti le stesse cose e frequentiamo in massa gli stessi ambienti di questo bel posto che ci piace tanto e che si chiama mondo.

Soltanto così forse, di vaccino in vaccino e da individuo ad individuo, Sars-Cov-2 diventerà un banale raffreddore o una malattia da dichiarare eradicata grazie alle campagne di vaccinazione di massa. Se non si estingue, magari troveremo una cura per non morirne. Un giorno non ne avremo più pensiero, non parlarne più sarà una liberazione. Quando non ci colpirà ai polmoni, non ci provocherà un'infiammazione multisistemica, non ci lascerà alcun danno d'organo ed esiti da Long Covid, sapremo che il virus è diventato più buono con noi perché avrà finalmente trovato anche lui il suo equilibrio nel mondo. Solo allora potremo considerare una pacifica convivenza.

L'incognita, a questo punto, non è tanto l'evoluzione del nuovo lignaggio perché abbiamo gli strumenti per studiarlo e capirlo per tempo. L'incognita, che genera imprevedibilità, è la tenuta sociale e l'adesione delle popolazioni mondiali

Infermiere

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