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COVID-19

Lombardia, 500 sanitari no vax ricorrono al Tar

di Redazione Roma

In 200 a Milano e 300 a Brescia hanno firmato un ricorso al Tar nei confronti delle Ats lombarde. Il tribunale lo esaminerà il 14 luglio. Non esiste certezza in merito all’efficacia dei vaccini anti-Covid, né tantomeno sugli effetti che causano. Nessuno di noi si è ancora vaccinato, spiegano all’unisono i ricorrenti.

Rifiutano l'obbligo vaccinale, 500 sanitari ricorrono al Tar Lombardia

Sono 500 i sanitari che in Lombardia hanno firmato un ricorso al Tar perché contrari all'obbligo vaccinale Covid-19

Si obbliga una persona a correre un rischio, e se non lo corre gli viene impedito di svolgere la propria professione. Sono i 500 sanitari che dalla Lombardia stanno ponendo in discussione l’obbligo vaccinale contemplato dal Dl 44 del 21 aprile 2021.

Mediante i loro legali, i ricorrenti hanno messo nero su bianco i loro dubbi nei confronti dei vaccini nel ricorso presentato al Tar di Milano e Brescia. Come spiega Repubblica.it, l’appuntamento in aula è fissato per mercoledì 14 luglio, quando i due ricorsi saranno discussi.

Il primo è firmato da 300 tra infermieri, medici, farmacisti e personale ospedaliero di Brescia, Cremona, Bergamo e Mantova. Gli altri 200, invece, hanno presentato un ricorso analogo al tribunale di Milano.

L’avvocato Daniele Granara ha presentato ricorso a Brescia nei confronti di Ats Bergamo, Ats Brescia, Ats Val Padana e Ats Montagna, dopo che nelle scorse settimane aveva fatto lo stesso in Liguria e a Milano, anche contro Ats Pavia. E ancora in Piemonte, dove nei giorni scorsi c’è stata una riunione d’emergenza in Unità di crisi regionale. Il tema? Neppure a dirlo: i sanitari no vax, almeno 3 mila nella regione, parte dei quali – richiesti per lettera dalle Asl di motivare il diniego – hanno già presentato ricorso al Tar, affidandosi appunto all’avvocato Granara. I sanitari ricorrenti, infatti, sostengono che non si tratta di una battaglia no vax ma di una lotta democratica. Nessuno di noi si è ancora vaccinato contro il Covid.

Si legge nel ricorso: L’Italia è l’unico paese dell’Ue a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione per la prevenzione di Sars-CoV-2. L’atto, presentato il 22 giugno scorso, si fonda sulla illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, di diritto interno e diritto europeo, di un obbligo riferito ad un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l'efficacia, essendo la comunità scientifica unanime nel ritenere insufficiente, sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista temporale, la sperimentazione eseguita. Pertanto, si rivendica la libertà di scelta della cura e la libertà della ricerca scientifica sancite dalla Costituzione, diritti inviolabili e parte integrante del patrimonio costituzionale comune dei paesi dell'Ue.

In discussione, dunque, ci sono sia l'efficacia sia la sicurezza del vaccino anti-Covid. Gli infermieri e i medici – e il personale sanitario tutto – presentando il ricorso veicolano il messaggio che il legislatore italiano ha inteso prevedere un singolare obbligo vaccinale in danno degli operatori sanitari e sociosanitari, costretti a sottoporsi ad uno dei quattro vaccini autorizzati in Italia, senza avere certezza circa la loro efficacia e sicurezza e, peraltro, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere a quale tra i quattro sottoporsi.

Ma quanti sono i sanitari no vax in Italia? Quarantacinquemila, secondo gli ultimi dati forniti dal Governo che si riferiscono a fine giugno. Per essere precisi, in tutto i sanitari contrari a vaccinarsi sono 45.753, pari al 2,36% del totale dei 1.941.805 operatori target.

Questo è il dato nazionale, ma sono presenti realtà dove la percentuale dei no vax tra le fila degli operatori del comparto sanitario oltrepassa il 10%. È il caso del Friuli Venezia Giulia (11,9% che non ha ancora ricevuto la prima dose) e della provincia di Trento (11,03%). Su tutti costoro pesa, in modo pressante, lo spettro della sospensione ex lege dall’attività professionale.

Giornalista

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