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COVID-19

Piemonte, oltre 600 sanitari no vax ricorrono al Tar

di Redazione Roma

Sono 3mila nella regione i sanitari no vax, parte dei quali – ricevuta la richiesta dalle Asl di motivare il diniego – ha presentato ricorso. A difendere le Aziende c’è un legale unico, il professor Barosio: Chi non si vaccina pone a rischio la salute dei pazienti che dovrebbe tutelare in base al giuramento d’Ippocrate.

Oltre 600 medici e infermieri hanno fatto ricorso contro obbligo vaccinale

In Piemonte sono oltre 600 i sanitari no vax che hanno presentato ricorso al TAR contro l'obbligo di vaccinazione Covid-19

Oltre 600 sanitari piemontesi tra infermieri, medici e oss si sono rivolti al Tar citando tutte le Asl della regione contro l’obbligo di vaccinarsi. Queste, su proposta di Antonio Rinaudo, commissario dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte, si sono affidate a un legale unico (e al suo studio): il professor Vittorio Barosio, tra i massimi esperti in diritto amministrativo.

Che puntualizza: Chi ha sottoscritto il ricorso sostiene che il Dl 44 del 21 aprile 2021 – che demansiona oppure lascia in aspettativa e senza stipendio il personale sanitario che rifiuta di farsi vaccinare contro il Covid – sia anticostituzionale e violi i principi della carta dei diritti fondamentali dell’unione europea.

C’è un aspetto da considerare, però. Non solo a livello globale è riconosciuto come i rischi legati al vaccino siano infinitamente minori rispetto ai benefici – prosegue il professore – chi tra loro non si protegge con il vaccino, pone a rischio non solo la propria salute, ma soprattutto quella dei pazienti che dovrebbe tutelare in base al giuramento d’Ippocrate a cui è vincolata la professione.

Mettendo avanti (anche) il proprio buonsenso, il professor Barosio chiosa: Nessuno contesta che i vaccini non garantiscano una copertura al 100% e che in casi estremamente limitati ci possano essere delle reazioni negative, ma il problema – appunto – è quello di fare un confronto tra rischi e benefici.

I ricorrenti – che si sono affidati all’avvocato Daniele Granara – hanno chiesto al Tar una sospensiva e l'udienza dovrebbe essere fissata entro tre settimane. Occorre precisare che il ricorso giunge dopo che le Asl hanno già inviato ai quasi 3mila sanitari che ancora non si sono vaccinati, le missive in cui impongono l’obbligo a meno che i dipendenti non dimostrino valide motivazioni per rifiutarlo. Le lettere che sono partite servono proprio a scremare il numero, differenziando le singole situazioni. Se non vengono fornite giustificazioni serie, l’alternativa è il demansionamento, togliendo il dipendente dall’essere in contatto con i pazienti, o la sospensione senza stipendio fino al 31 dicembre 2021.

Sintetizzando, il ragionamento che si evince dal ricorso fa leva su una valutazione: se una normativa risulta in contrasto con la nostra Costituzione e con le normative europee, non può essere applicata, poiché è come se non esistesse. E in ogni caso, il fatto che i vaccini possano presentare dei rischi per la salute comporta – ovviamente nella tesi dei ricorrenti – di non poterlo imporre poiché illegittimo.

Nel frattempo, l’Asl di Novara ha ricevuto le prime trecento risposte dei sanitari no vax: il 30% di loro ha assicurato di essersi sottoposto alla somministrazione oppure di averla prenotata mentre il 70% adduce giustificazioni o nette opposizioni. Netta la presa di posizione del presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, che non considera eccessiva l’ipotesi di licenziamento per chi conferma la volontà di non volersi sottoporre al vaccino. Se un professionista non vuole vaccinarsi né accetta lo spostamento verso altre mansioni, non rimangono alternative.

Giornalista

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