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Editoriale

La scienza non è un’opinione

di Monica Vaccaretti

Le ultime news raccontano di un altro fine settimana fatto di cortei di protesta contro il greenpass, il Covid, il vaccino, la dittatura sanitaria. Contro tutto ciò che è attualità dei nostri giorni, insomma. I reportage su rainew24 sono inequivocabili: una massa non pacifica, vociante e urlante libertà. Facili slogan e mani pesanti. Aggressioni contro i giornalisti e le istituzioni, vandalismi e atti di violenza sono inaccettabili. Migliaia di persone protestano contro tutto. Non va bene niente. Come prima capitava a Londra, ora a Parigi, Berlino e in centinaia di città italiane si organizzano proteste di piazza contro le restrizioni e le misure anti Covid. Va in scena la tensione sociale. Senza mascherina e distanziamento, ovvio.

Se il mondo virtuale diventa realtà e la gente crede a quella realtà

Sulle piattaforme sociali assistiamo ad un fenomeno di massa di distorsione della realtà oggettiva e della verità scientifica

Mentre assisto dal divano nel mio giorno di riposo alla follia di questo mondo malato, rifletto che la scienza non è un'opinione.

Mi rileggo la definizione di scienza, una precisa conoscenza ottenuta attraverso un'attività di ricerca con procedimenti metodici e rigorosi, coniugando la sperimentazione con ragionamenti logici condotti a partire da un insieme di assiomi, che prevede di controllare continuamente che le osservazioni sperimentali siano coerenti con le ipotesi e i ragionamenti svolti.

Indubbiamente. La medicina poi è una disciplina scientifica ed appartiene alla categoria delle scienze applicate: servendosi dei risultati delle scienze formali come la matematica e di quelle empiriche come le scienze naturali e sociali, fa progredire la tecnologia e l'industria sviluppando nuovi prodotti e servizi. Si evince inoltre che l'insegnamento della scienza e la ricerca scientifica vengono praticati prevalentemente nelle università, negli istituti di ricerca e nelle imprese e che vengono detti scienziati tutti coloro che si dedicano alla ricerca di nuove conoscenze utilizzando metodi scientifici. La parola scienza, tra gli antichi, significa conoscenza ma non è filosofia: infatti episteme - scienza per i greci - è un sapere stabilito su fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio, e non come la filosofia su una esposizione di principi desunti attraverso la riflessione o pensiero.

Pertanto, mi dico che l'esito della pandemia e la sorte di miliardi di persone nel mondo non può essere influenzata e disturbata a tal punto da una minoranza, comunque importante nei numeri e nella forza della protesta. L'opinione pubblica non è certamente trascurabile nei grandi fatti della storia, ma su un argomento di carattere medico scientifico come la pandemia di Covid-19 e la sua vaccinazione l'opinione da bar e da piazza o da piazzale davanti alle stazioni ferroviarie, come capiterà il 1° settembre, ha un valore che vale davvero poco.

È allarmante come tesi prive di evidenze scientifiche, di logica e di verità, divulgate attraverso i social network abbiano preso e confuso così largamente grandi masse di persone. I post non sono studi scientifici, gli influencer non sono scienziati, Facebook è soltanto un contenitore di faccine che copiano, incollano e condividono spesso facezie, idiozie, selfie. Facebook non è The Lancet, la più prestigiosa rivista scientifica al mondo dove vengono pubblicati e non postati i migliori studi.

Sulle piattaforme sociali stiamo assistendo ad un fenomeno di massa di distorsione della realtà oggettiva e della verità scientifica attraverso una campagna di disinformazione che sembra essere più incisiva di quella istituzionale. La realtà nel mondo virtuale sembra essere più vera della realtà del mondo reale. E la gente crede a quella verità, questo è drammatico e maledettamente stupido. Penso anche che non tutti possano dissertare sul Covid come se si filosofeggiasse o se si favoleggiasse. Per parlarne serve competenza. Per avere autorevolezza bisogna essere un'autorità, avere un nome con credenziali accreditate. Per parlarne bisogna averlo avuto dentro, il Covid, ma averlo preso male ed essere finito sotto ossigeno.

Essere un opinionista è tutto un altro mestiere, uno di quei nuovi lavori dei nostri giorni da milioni di followers e di soldi fatti esprimendo un'idea su tutto. Il mondo gira attorno a questi personaggi e a chi vuole avere visibilità parlando anche di Covid. E quello che dicono purtroppo influenza una massa enorme di influenzabili. Come si può dare credito e fede a tutto ciò che si legge su un social? L'informazione è una cosa molto seria e va fatta bene. Ne sono talmente disgustata che ho distrutto il mio account. Sono talmente stanca di leggere, anche per caso, quel che scrivono o postano gli amici tuttologi.

Rifletto che anche la comunicazione è una scienza. È la scienza del linguaggio tra le persone. Poiché essa è la modalità di trasmissione di una informazione da un individuo ad un altro attraverso lo scambio di un messaggio elaborato secondo le regole di un determinato codice comune, non ci può essere comunicazione in assenza del processo di ricezione. Ci devono essere almeno due individui entrambi in grado sia di trasmettere che di ricevere un messaggio.

Allora mi chiedo: ma se io che sono un sanitario parlo russo e il mio amico no vax o negazionista parla cinese, come ci intendiamo? Se io, per aggiornamento professionale ed interesse personale, leggo articoli e revisioni della letteratura e mi documento sui dati epidemiologici della Fondazione Gimbe per capire l'andamento della pandemia e della vaccinazione mentre il mio amico legge solo i titoli dei giornali senza capirli e ha in mente solo le ferie e le cene, come facciamo ad avere uno scambio di informazioni sullo stesso livello di comprensione, completezza e profondità? Se lui alle mie argomentazioni scientifiche e viste sul campo risponde ripetendo anche male farneticazioni farneticate da altri, come si può dialogare?

Sono sempre più convinta che non si tratti di un problema di tasso di scolarità o di titolo di studio. Tra i negazionisti e i no vax, anche miei conoscenti, ci sono anche medici, architetti, avvocati, manager. Penso sia piuttosto una questione, non di grado intellettivo, ma di intelligenza, intesa non solo come capacità di ragionare, ma anche di sapienza e saggezza. Quando poi le persone, che siano sintomatiche oppure greenpatiche poco mi importa, mi sbottano ancora in faccia ma allora a cosa serve la vaccinazione se devo fare sempre questo tampone? Posso dirle che il tampone è una grande rottura di coglioni? ho la conferma che abbiamo sbagliato qualcosa.

Troppi, tra i competenti virologi ed infettivologi, hanno parlato riportando spesso opinioni e previsioni personali. Credere a quello che dicono va a stima, credibilità ma anche a simpatia, in base a quello che uno vuole sentirsi dire o crede di sapere. Troppi medici sono diventati opinionisti, da salotto televisivo da remoto. Come è evidente dalle più frequenti ed innegabili critiche mosse dai dubbiosi e dagli scettici sul vaccino e sulla pandemia, è stato detto tutto e il contrario di tutto. Vero. Da fonti autorevoli e da fonti non autorevoli.

La comunicazione istituzionale e politica non è stata, sin dall'inizio, unica, coerente, rigorosa, efficace. Forse bisognava dire poche cose, in modo semplice, come si fa coi bambini. E ripeterle come un mantra o una filastrocca, visto che molta gente dimostra di non aver ancora capito l'abc. Forse come a Pinocchio, a molti serve un abecedario. Anche ai professori no vax?

La scienza ha stretti rapporti con la politica, nel senso che la scienza può evolversi soltanto in regimi che favoriscono la libertà di pensiero e di espressione perché il confronto critico è lo stimolo fondamentale della scienza. Secondo Karl Popper, senza il libero scambio di pensieri non può esserci una vera libertà di pensiero. Abbiamo bisogno degli altri per mettere alla prova su di loro i nostri pensieri: per scoprire se sono validi.

La discussione critica è il fondamento del libero pensiero del singolo individuo. Ma ciò significa che senza la libertà politica, la libertà di pensiero è impossibile. E significa, inoltre, che la libertà politica è una condizione preliminare del libero uso della ragione di ogni individuo. Lo stesso Popper in ”Alla ricerca di un mondo migliore” sostiene inoltre che essendo l'atteggiamento tollerante la necessaria conseguenza della convinzione di essere uomini fallibili, il metodo scientifico è stato indicato come modello per una condotta politica lungimirante e responsabile delle proprie azioni, tratto caratteristico delle società libere e democratiche, a differenza di quelle totalitarie.

Troppo spesso la politica si è messa al posto della scienza

Le scelte politiche non sempre si sono basate sulle evidenze scientifiche ma sono state dettate da esigenze di altro genere, da ragioni economiche e da scelte populistiche. E questo ha creato confusione e perdita di credibilità e fiducia. Penso che la libertà di pensiero così come la tolleranza di un pensiero diverso dal mio sia sacra. Ma quando la tolleranza di un libero pensiero nuoce alla salute pubblica oltre che alla mia, quando la tolleranza di un pensiero fondato sull'ignoranza e sulla mancanza di logica e di buon senso nuoce all'informazione vera che può fare la differenza sull'andamento della più grande pandemia comparsa sulla terra, allora penso che non sia più eticamente giusto essere tolleranti.

Forse quando si raggiunge un certo limite di stupidità e di assurdità in una questione di vita e di morte, la libertà di chiunque di esprimere una opinione pubblica dovrebbe essere negata o perlomeno messa a tacere. Non si dovrebbe dare risonanza ed importanza a certe notizie false, tuttavia prevale il doveroso senso del diritto di cronaca. Certe notizie sono così riprese e diffuse poi con il tam tam della jungla social.

Come si combatte un'idea? Con un'altra idea, è un famoso scambio di battute tra due attori in una scena cinematografica di Ben Hur. Così una fake - detto di notizia che si rivela una bufala - la combatti con una Faq, Frequently Asked Questions. Quelle, ad esempio, del Ministero della Salute che con un semplice vero e falso confuta tutte le idee sbagliate che girano sui social e tra i discorsi della gente. Perché le notizie false sui social fanno grande danno. E come ha dichiarato Joe Biden “uccidono le persone” inducendole a non credere al Covid-19 e alla sicurezza della vaccinazione.

Ha ragione Alessandra, mia collega. Ha colto la paura oltre all'ignoranza che si cela dietro al rifiuto a vaccinarsi. Dice che bisogna pensare a curare la paura, oltre il Covid. E come la curi, la paura? Penso, mentre sul circuito di Rainews passa la pubblicità progresso del ministero della Salute sull'invito a vaccinarsi. Con gli influencer del mondo dello spettacolo e dello sport olimpico.

Tutto è comunicazione oggigiorno. Tutto passa attraverso l'informazione. Anche la scienza e la medicina. Forse ci sono troppi canali, penso facendo zapping. Forse si stava meglio quando le comunicazioni importanti venivano date a reti unificate, in mondovisione, e c'era quella giusta dose di libertà sana che era ancora libertà per me e per te e non liberismo. Spengo la tv. Per oggi ho assunto la dose buona di informazione quotidiana.

Infermiere

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