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Nel 2006 partii come infermiera volontaria per il Congo. Questa incredibile esperienza meriterebbe un capitolo a parte. Racconto solo che ho avuto la malaria e ho creduto di morire, lontana da casa, laggiù, ma non era il mio momento. Sono qui a scrivere, 14 anni dopo, in una fase in cui il mondo è schiacciato da questa bestia nera di nome COVID-19 che semina morte. Ora ho 43 anni e la paura di morire è la stessa del 2006. Sì, perché la paura di morire ce l’abbiamo, ma possediamo pure gli “attributi” di piombo. Siamo infermieri, sulla carta, nella mente e nel cuore e offriamo tutto quello che possiamo. Vorrei che questo mio messaggio arrivasse a tutti i colleghi che offrono quotidianamente del proprio, di lottare con costanza, forti come leoni, per i nostri malati, per la nostra professione, per il bene dei nostri familiari a cui sicuramente teniamo più che a noi stessi.
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