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Salute

Un garante per il diritto alla salute. In Campania c'è

di Pino de Martino

Da oggi la Regione Campania si dota di un Garante per il diritto alla salute. Nella riunione di stamane, il Consiglio regionale della Campania ha ampliato le competenze del difensore civico della Campania anche alla sfera sanitaria.

Mille euro per tre anni, spunta l’idea del reddito di salute

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In fila al Cup per prenotare gli accertamenti e le visite

Il consiglio regionale della Campania, infatti, ha approvato all'unanimità, con 27 voti favorevoli su 27 presenti, la proposta di legge "Attribuzione al difensore civico regionale del ruolo di Garante per il diritto alla salute ai sensi della legge 8 marzo 2017, n.24". La Regione Campania ha affidato all'ufficio del difensore civico, retto dal professor Francesco Eriberto D'Ippolito, la funzione di Garante per il diritto alla salute con lo scopo di rappresentare un punto di riferimento per i cittadini per la segnalazione di disfunzioni del sistema dell'assistenza sanitaria e socio sanitaria, e intervenire, invitando il rappresentante legale dell'amministrazione interessata a provvedere tempestivamente a garantire il rispetto delle normative vigenti, secondo le modalità stabilite dagli artt. 2,3,4 della Legge regionale 11 agosto 1978 n. 23, istitutiva del difensore civico, e potrà compiere visite ispettive ed avvalersi della collaborazione dell'ufficio speciale servizio ispettivo sanitario e socio sanitario regionale.

Dal consigliere e capo dell’opposizione di centrodestra in consiglio regionale, Stefano Caldoro arriva, a margine del consiglio, la proposta di un reddito di salute. L'ultimo rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla salute - spiega Caldoro - disegna un quadro drammatico. La diseguaglianza che emerge tra nord e sud non è accettabile. Non è accettabile che in Campania e nelle altre regioni meridionali la vita media sia di 79 anni per gli uomini è di 83 per le donne, mentre basta spostarsi di 500 km più a nord perché si registri un'aspettativa di vita anche di cinque anni maggiore.

Il reddito di salute dovrebbe innanzitutto garantire a tutti i cittadini il diritto agli accertamenti e alle cure. Oggi purtroppo non è così. Il divario tra nord e sud è legato particolarmente al differente status sociale perché, come l'Osservatorio ha evidenziato, i fattori economici e culturali, i contesti familiari precari influenzano gli stili di vita e condizionano la salute. La platea dei beneficiari secondo le stime del consigliere, sarebbe individuata negli oltre cinque milioni esenti ticket, con reddito al di sotto dei 12.000 euro annui. Esiste già l'anagrafe e quindi si conoscono i possibili beneficiari.

Partirei - aggiunge l'ex ministro socialista - dalla proposta di Antonio Tajani di accorpare i fondi europei da riprogrammare e destinarli alla macroarea sud per le infrastrutture. Si tratta di 40 miliardi. La mia proposta è, che parte di quei fondi, dai 7 ai 10 miliardi, siano impegnati su una misura di welfare quale il reddito salute. È una misura che l'Europa può finanziarie. Si possono assegnare circa 1000 euro, per tre anni, al cittadino che deve utilizzare quei soldi per un percorso di prevenzione e di accertamenti e cure, quelli previsti dei protocolli del ministero della Salute. Oggi molti cittadini rinunciano agli accertamenti per le liste di attesa lunghe e perché non hanno soldi per rivolgersi ai privati. Il reddito di salute può sanare un divario scandaloso, consentendo ai cittadini di ricorrere all'intramoenia o ai centri accreditati.

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