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Salute

Infermieri in calo costante. La fotografia di Osservasalute

di Pino de Martino

Si riduce in maniera drastica la spesa per il personale sanitario. Lo evidenzia il Rapporto Osservasalute 2017 dell'Università Cattolica di Roma.

Osservasalute, sempre meno infermieri nel sistema sanitario

infermieri

Il rapporto parla di un drastico calo degli infermieri

L'incidenza della spesa per personale dipendente del servizio sanitario nazionale sulla spesa sanitaria totale si è ridotta di 1,1 punti percentuali tra il 2012 e il 2015, passando dal 32,2% al 31,1%, confermando il trend già osservato a partire dal 2010. L'analisi dei dati relativi alla spesa per il personale, rapportata alla popolazione residente nel periodo 2012-2015, mostra una diminuzione del 5,4%, passando da un valore di 601,7 € a un valore di 569,2. Il contenimento della spesa si è registrato, prevalentemente, nelle regioni sottoposte a Piano di Rientro (Campania, Calabria, Sicilia, Lazio e Puglia) e in tre regioni del Nord, Bolzano, Lombardia e Liguria.

La diminuzione della spesa è sostanzialmente il risultato delle politiche di blocco del turnover attuate dalle regioni sotto Piano di Rientro e delle misure di contenimento della spesa per il personale, portate avanti autonomamente anche dalle altre regioni. Per quanto riguarda il personale infermieristico, si riscontra a livello nazionale una riduzione costante (-2,1%), del numero di unità, che passano da 271.939 nel 2012 a 266.330 nel 2015.

Anche medici e odontoiatri si riducono in modo costante tra il 2012 e il 2015, passando da 109.151 unità nel 2012 a 105.526 unità nel 2015 (-3,3%). Il medesimo trend si riscontra, seppur in maniera più accentuata, se si rapporta il numero di medici e odontoiatri del servizio sanitario nazionale alla popolazione; infatti, in questo caso la riduzione del numero di unità è del 5,4%.

Di infermieri oggi mancano all'appello almeno 50mila, solo nelle strutture pubbliche: tra i 20mila in più che servirebbero negli ospedali e i 30mila aggiuntivi che sul territorio dovrebbero colmare i bisogni di assistenza dettati dalla cronicità e dall'invecchiamento della popolazione. E se il trend non s'inverte, nel 2021 la professione, tra blocchi del turnover, pensionamenti ed eventuali, ulteriori, tagli alla spesa sanitaria, farà registrare una carenza di almeno 63mila unità, considerando un aumento del 3% di ammalati cronici e non autosufficienti.

"A rischio soprattutto i servizi territoriali e dedicati agli anziani, cronici e non autosufficienti. L'invecchiamento della popolazione pone sfide di sostenibilità dei sistemi sanitari sia per la cura che per l'assistenza di un numero sempre crescente di anziani con malattie croniche e ridotta autonomia. Se il trend fosse confermato sarà sempre più difficile colmare la mancanza di personale medico e infermieristico per far fronte ai bisogni di cura sempre maggiori che si presenteranno nel prossimo futuro"

In Campania è record di mortalità precoce

La Campania è la Regione italiana con il più alto tasso di mortalità precoce. È quanto emerge dal Rapporto Osservasalute 2017. Il dato è 297,3 casi per 10.000 abitanti, con un tasso del 22% circa maggiore di quello nazionale e del 14% circa più alto delle altre Regioni del Mezzogiorno. La Campania, quindi, risulta distaccata dalle altre Regioni, anche quelle del Sud, nonostante Osservasalute fotografi una situazione secondo cui le differenze a livello territoriale della mortalità precoce non si sono colmate con il passare degli anni, anzi la distanza tra Nord e Mezzogiorno è aumentata. Il dato della Campania ha particolare rilievo se paragonato a quello della Provincia autonoma di Trento, quella con il tasso più basso di mortalità precoce, pari a 195,6 per 10.000. La Campania, inoltre, è la Regione dove la speranza di vita alla nascita è più bassa (78,9 anni per gli uomini e 83,3 anni per le donne) ma il trend migliora rispetto all'anno precedente. Il valore nazionale è di 80,6 anni per gli uomini e di 85 per le donne. Nel periodo 2002-2016, secondo Osservasalute, si registra per il genere maschile un trend in aumento (+3 anni), con andamento simile a quello nazionale, ma con valori nettamente inferiori. Anche per il genere femminile si osserva un trend in aumento (+2,0 anni) ed i valori sono tutti inferiori rispetto ai valori italiani.

Paragonata con il resto dell’Europa, a Napoli si vive 6 anni meno che a Stoccolma Lo ha sottolineato il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, proprio in occasione della presentazione del Rapporto Osservasalute 2017. Nel Mezzogiorno d'Italia, ha rilevato Ricciardi, l'unica eccezione positiva è rappresentata dalla Basilicata. L'appello che vorrei lanciare al Parlamento e al futuro Governo - ha detto infine Walter Ricciardi - è di passare dalle parole ai fatti: mi pare che tutte le forze politiche abbiano detto in campagna elettorale che il Sistema sanitario nazionale va difeso. È ora di agire contro le disuguaglianze e aiutare il Sud a uscire dal ritardo che si registra rispetto al Nord. Da solo non ce la può fare, ci vorrebbe una sorta di Piano Marshall, da stilare con il coordinamento di Governo, Parlamento e Regioni.

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