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Si gettò da un precipizio prima di laurearsi: indagata l’infermiera-tutor del tirocinio

di Redazione

Paola Ballerini, studentessa piacentina di Scienze infermieristiche all’Unimore, aveva 21 anni quando, nel 2022, decise di farla finita buttandosi nel vuoto per decine di metri dalla Pietra di Bismantova, nel Reggiano. A tre anni dalla tragedia e di indagini, la Procura di Reggio Emilia è convinta che a portare alla disperazione la ragazza furono vessazioni e umiliazioni ricevute in corsia, durante il tirocinio all'ospedale Santa Maria Nuova.

Le conferme nella chat “L’incubo senza fine” con le colleghe

paola ballerini

Paola Ballerini, studentessa piacentina di Scienze Infermieristiche all'Unimore.

Nello zaino aveva uno stuoino, 50 euro e un cellulare in cui riponeva, forse, la speranza di una chiamata. Invece non ci furono né squilli, né messaggi in quella lunga attesa in cima alla Pietra di Bismantova, dove Paola Ballerini era arrivata a piedi da Reggio Emilia.

Lei da lì finì per buttarsi nel vuoto. Era il 10 maggio del 2022 e ora, a poco più di tre anni dalla sua morte – ad appena 21 anni – la Procura di Reggio Emilia ha iscritto un nome nel registro degli indagati, convinta che ci siano dei responsabili per quel gesto e che, in definitiva, Paola sia stata vittima di mobbing sul lavoro.

Paola Ballerini era una studentessa della provincia di Piacenza iscritta al corso di laurea in Scienze infermieristiche di Reggio Emilia e pochi giorni prima aveva concluso il suo tirocinio in Pediatria all'ospedale Santa Maria Nuova.

Le mancavano pochi mesi alla laurea, ma quella prima esperienza in corsia l’aveva profondamente segnata e temeva di non riuscire a ottenere l’ok dei suoi “supervisori”. Proprio il giorno in cui ha deciso di farla finita avrebbe dovuto essere a una riunione sull’esito del tirocinio.

Indagata una infermiera reggiana 60enne

La Procura parla di un grave e irrimediabile stato di disperazione probabilmente indotto nella 21enne da un monitoraggio costante, umiliazioni subite anche davanti ai pazienti, di un accanimento a dir poco, sono convinti i genitori della ragazza, rappresentati dall'avvocato Elena Vincini. Andremo fino in fondo – promettono – non abbiamo più niente da perdere, abbiamo già perso tutto.

Proprio la famiglia della studentessa ha sottoposto al pubblico ministero testimonianze, chat e messaggi della figlia che hanno spinto a indagare e fare accertamenti su questa ipotesi: dopo tre anni, il 15 aprile scorso, la Procura reggiana, coordinata da Calogero Gaetano Paci, ha chiuso le indagini preliminari con l’iscrizione nel registro degli indagati di un'infermiera reggiana dell’ospedale Santa Maria Nuova che ha più di 60 anni.

Per lei è stata formulata l'ipotesi di abuso dei mezzi di correzione e di disciplina, aggravato dalla conseguenza di aver causato la morte della ragazza. L’infermiera sarebbe stata tra i referenti in ospedale della studentessa-tirocinante.

A mettere sulla pista del possibile mobbing subìto in corsia nei confronti di Paola sono stati i messaggi di un gruppo WhatsApp chiuso e dal titolo eloquente, L’incubo non ha mai fine, di cui facevano parte la studentessa e altre due tirocinanti.

Tra loro figurerebbe una seconda ragazza che ha deciso di denunciare le presunte condotte subite in ambiente ospedaliero. Inoltre, nel PC della 21enne sono stati ritrovati diversi documenti in cui sfogava e raccontava la sua disperazione, in una sorta di diario.

I genitori: “Fare l’infermiera era il suo sogno”

E poi le testimonianze dei genitori di Paola: si erano accorti che la figlia era infelice, ma pensavano che avrebbe superato il tirocinio e non aveva mostrato segni evidenti di un così grave malessere, tanto da aver comprato i biglietti per il prossimo concerto di Vasco Rossi. Sognava di fare l'infermiera, ci raccontava delle difficoltà con la responsabile del tirocinio che ora è indagata, spiega ai quotidiani locali la madre, Enrica Bazzini.

Il passaggio di indagine contro ignoti alla definizione di un indagato rappresenta una svolta importante: Devo ringraziare davvero gli inquirenti che hanno capito che non si trattava solo della disperazione di due genitori, dice ancora la madre, anche se le responsabilità potrebbero essere diffuse. Avevamo segnalato più di cinque persone, persone che sarebbero dovute essere d’aiuto ai tirocinanti, che sapevano e che non hanno fatto nulla, spiega infatti la donna. Dopo la tragedia comunque Unimore arrivò a sospendere i tirocini con il reparto ospedaliero.

Commenti (1)

angela castello

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1 commenti

Laurea in Scienze Infermieristiche?

#1

Complimenti per l'articolo, credo sia doveroso parlare maggiormente di questo tema. Ricordo che quando iniziai la triennale di Infermieristica, proprio la prima settimana, una ragazza del terzo anno si suicidò e a tutti noi venne fatto compilare un questionario sul rischio suicidario. La popolazione infermieristica è stata oggetto di studi per il rischio di suicidio maggiore rispetto alla popolazione generale.
Chiedo solo una precisazione, la ragazza di 21 anni che faceva tirocinio in pediatria, frequentava la Laurea triennale in Infermieristica o la Magistrale in Scienze Infermieristiche? Vedo che c'è sempre molta confusione nel riportare questo specifico dato, anche in riviste di settore.