Per far fronte alla carenza cronica di personale, sempre più strutture sanitarie private del ravennate reclutano infermieri da Paesi come India, Pakistan, Albania e Tunisia. Il decreto flussi ha facilitato l’ingresso di migliaia di professionisti, ma la vera sfida resta l’attrattività del settore e la fidelizzazione del personale.
Infermieri da India e Tunisia in aumento nelle strutture private a Ravenna
Con il decreto flussi, che ha permesso l'arrivo di infermieri dall'estero semplificando le procedure, è stato possibile coprire 30mila posti nel centro e nord Italia. Sono un circa un decimo del totale, non una piccola cifra
.
Così il presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Ravenna, Claudio Proni, accogliendo favorevolmente la proroga della disposizione ministeriale per altri due anni, sino al 2027. Attendiamo che il governo, finiti questi due anni, definisca come potranno integrarsi all'interno dell'albo, equiparandoli a tutti gli altri – sottolinea -. Se il decreto non fosse stato prorogato questi 30mila infermieri stranieri sarebbero venuti a mancare perché non avrebbero più potuto esercitare qui. Sarebbe stato un grosso problema
, prosegue spiegando che nel ravennate sono molti i colleghi arrivati in questo modo dall'estero, soprattutto dall'India, dal Pakistan, dalla Tunisia e dall'Albania. Ora va capito come integrarli a livello legale
, precisa.
L'impiego degli infermieri stranieri in tutta la provincia di Ravenna avviene da tempo. Ce ne sono sempre di più, occupati soprattutto nelle cliniche private e nelle residenze per non autosufficienti.
L'Ausl non può infatti reclutare all'estero e per trovare nuovo personale deve bandire concorsi pubblici, l'ultimo dei quali si terrà a fine mese dove sono attesi oltre un migliaio di candidati. Gli infermieri stranieri risultano necessari perché il personale manca ovunque.
Secondo la Uil Fpl di Ravenna sono molte le strutture sanitarie che nel corso di questi ultimi anni hanno usufruito dei permessi speciali del governo per sopperire alla carenza di infermieri nei propri organici.
Si tratta tuttavia di una soluzione tampone rispetto al problema più generale, che è soprattutto l'attrattività del settore e poi la fidelizzazione del personale dipendente
, sottolinea il sindacato rimarcando che le strade sono soltanto due.
Rinnovare il contratto di lavoro, che nella sanità privata è fermo dal triennio 2016/2018, e fare accordi nelle aziende per valorizzare il personale dipendente
, suggerisce Luca Lanzillotti della Uil ricordando che per una persona che fa migliaia di chilometri per venire in Italia non fa alcuna differenza aggiungerne qualcuno ed andare in Svizzera, dove gli stipendi sono più alti.
Da una indagine del sindacato emerge che i primi infermieri dalla Tunisia sono arrivati in provincia di Ravenna già tre anni fa, impiegati nelle strutture gestite dal consorzio Solco e dalle Confcooperative Romagna. Con il tempo abbiamo fatto le pratiche per circa 25 infermieri da Albania, India e Tunisia - spiega il direttore del Solco, Giacomo Vici -. Erano necessari per la nuova struttura ma anche per garantire i servizi nelle altre che gestiamo. Dopo la pandemia c'è stato un grande richiamo da parte delle aziende sanitarie e molti degli infermieri che lavoravano per noi se ne sono andati. Soffrivamo di una carenza importante
, precisa giustificando la decisione di reclutare all'estero.
C'è stato un periodo iniziale di formazione, soprattutto per la lingua che resta la difficoltà maggiore, ed un periodo di affiancamento. Inizialmente abbiamo garantito loro una collocazione abitativa, poi piano piano hanno iniziato a contribuire per affitto ed utenze ed ora sono autonomi. Oggi hanno preso casa ed hanno fatto venire le famiglie
, racconta.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?