Il Veneto schiera gli infermieri per fronteggiare la cronicità e l'attività nelle case di Comunità finanziate dalla missione 6 del Pnrr. Ha preso il via nelle Ulss regionali la formazione dedicata all'istituzione dell'infermiere di famiglia o di comunità (IFoC), la nuova figura professionale istituita dalla Regione del Veneto per rafforzare i servizi infermieristici e per potenziare la presa in carico sul territorio di tutte le persone in situazione di fragilità.
Teoria e pratica per 100 organizzatori, 115 referenti e 1.800 effettivi
Ci aspettiamo molteplici risultati dall'introduzione di questa nuova figura professionale
. Così in una nota l'assessore alla sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, presentando l'avvio nelle Ulss della regione della formazione dedicata all'infermiere di famiglia o di comunità (IfoC), approvata con una delibera nel settembre 2023.
Ci aspettiamo un miglioramento della qualità di vita delle persone assistite attraverso il controllo della propria salute con la conseguente riduzione delle condizioni di rischio, una diminuzione del ricorso al pronto soccorso e un incremento della partecipazione dell'utenza ai programmi di screening e alle campagne vaccinali proposte
.
Lanzarin spiega che l'infermiere di famiglia o di comunità viene istituito allo scopo di rafforzare i servizi infermieristici e potenziare la presa in carico sul territorio di tutte le persone in situazione di fragilità che soffrono di malattie croniche, disabilità, disturbi mentali, dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative e di terapie del dolore.
È una nuova figura professionale che si rende necessaria considerando che si assiste nella popolazione, all'aumentare dell'età, ad un aumento significativo delle condizioni di cronicità e comorbilità.
Secondo i dati regionali i soggetti con età superiore ai 75 anni che hanno almeno tre patologie rappresentano il 37% della popolazione. Queste nuove figure professionali che stiamo formando si occuperanno pertanto della gestione dei bisogni di assistenza legati alla cronicità semplice e alla fragilità nonché al mantenimento di stili di vita corretti e alla promozione dell'autocura – continua -. Gli infermieri di famiglia o di comunità interverranno in autonomia oppure su segnalazione di operatori sociali, associazioni di volontariato e forze dell'ordine. Effettueranno monitoraggi ed iniziative di promozione della salute, in sinergia con i medici di medicina generale o gli specialisti, anche attraverso la teleassistenza e la teleconsulenza
, conclude.
I percorsi formativi sono rivolti a tre target di infermieri che già operano in ambito territoriale. I posti sono destinati a circa 100 infermieri con incarico di funzione organizzativa/coordinamento e dirigenti delle professioni sanitarie, a 115 infermieri referenti per la formazione sul campo e a circa 1800 infermieri del territorio, compresi gli infermieri delle forme organizzative ed aggregative della medicina generale.
La formazione, a cura di Fondazione Scuola di Sanità Pubblica con il supporto del Comitato Tecnico Scientifico, prevede 100 ore di teoria, svolte a distanza, e 100 ore di applicazione delle nuove conoscenze. L'obiettivo formativo è fornire ai professionisti un elevato grado di conoscenza del sistema della Rete dei servizi sanitari e sociali così che essi riescano ad affrontare i bisogni di salute dei cittadini con un approccio orientato alla famiglia e alla comunità fornendo altresì risposte adeguate, sinergiche ed efficaci. Il personale formato sarà impiegato nei servizi di infermieristica o di Comunità che prenderanno forma prossimamente nelle nuove Case di Comunità, previste dalla Missione 6 Salute del PNRR.
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