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Emilia-Romagna

Sindacati: manca personale, assunti fanno i tappabuchi

di Redazione

A Bologna i sindacati scendono in piazza con grande preoccupazione per la situazione della sanità in Emilia-Romagna e chiedono assunzioni e sblocco del turnover per far fronte alla carenza di personale. Con queste premesse Fp-Cgil, Cisl Fp e Uil-Fpl hanno promosso un presidio di fronte alla sede dei Servizi unificati delle Aziende sanitarie di via Gramsci, nell'ambito di una protesta nazionale che ha coinvolto le principali città italiane.

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Una preoccupazione che nasce dalle mancate risposte per il riconoscimento delle risorse necessarie, come la sostituzione del personale cessato per pensionamento o dimissioni volontarie, le stabilizzazioni di quelli che rientrano nei requisiti e i rinnovi dei contratti a tempo determinato, mentre nelle Aziende sanitarie queste necessità non vengono garantite per produrre risparmi di bilancio su indicazioni della Regione.

La questione dell'organico è controversa, perchè i sindacati vogliono smontare la narrazione relativa agli assunti dal 2018 ad oggi: secondo i dati dell'assessorato alla Sanità si contano infatti 7.300 dipendenti in più (principalmente entrati dopo lo scoppio della pandemia), ma se per 15 anni si è tagliato sulle assunzioni, chi viene stabilizzato viene impiegato per lo più a 'rattoppare' gli organici.

Non solo: c'è anche la questione delle ferie accumulate insieme a migliaia di ore di straordinario impossibili da pagare che fanno il paio con tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e per i pronto soccorso ormai diventati inaccettabili.

La realtà è che questi nuovi assunti fanno un po' da tappabuchi per chi è stato mandato via, attacca Sonia Uccellatori, segretario Cisl Fp Emilia-Romagna. L'insufficienza di personale sta aprendo il varco alla privatizzazione della nostra sanità regionale ed è qualcosa che noi vogliamo impedire, ammoniscono i sindacati. Anche perchè ora abbiamo informazioni non supportate dall'ufficialità che si sta pensando di ritornare ai livelli occupazionali pre-Covid - aggiunge Marco Pasquini, segretario Fp-Cgil di Bologna - che vuol dire mettere in discussione a rischio la tenuta dei servizi che nel frattempo sono stati implementati.

La situazione in Emilia-Romagna preoccupa i confederali perchè la Regione ha deciso sin dalla fine del 2022 di bloccare il turnover, quindi non garantire le sostituzioni alle persone che vanno in pensione, si dimettono o si trasferiscono in altre realtà - continua Paolo Palmarini, segretario regionale Uil-Fpl - così assistiamo non a un potenziamento, ma a una contrazione degli organici che sono poi necessari a garantire le prestazioni diagnostiche e specialistiche sul territorio.

Per questo, dal presidio, i sindacati chiedono risorse per il rinnovo contrattuale e sbloccare il turnover, fare assunzioni per recuperare le liste d'attesa e mantenere i servizi attuali.

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