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Editoriale

2024, una umanità in salute

di Monica Vaccaretti

Salute ed umanità sono gli auspici migliori che si possano rivolgere per il nuovo anno ad ogni persona di questo mondo che cambia in rapido peggioramento sotto il peso dell'uomo e che, per l'impatto devastante della crisi climatica e della brutalità della guerra che divampa in tante regioni, è reso sempre più spesso spaventoso ed ingiusto. Ogni conflitto che scoppia sembra infatti peggiorare l'incapacità delle persone di vedere l'umanità nelle altre che, seppur diverse sono così simili, seppur vicine diventano così distanti.

Oltre la soglia della salute: preservare l'umanità nel 2024

bambino con infezione respiratoria

Quando la crudeltà va oltre ogni limite di tolleranza ed è senza ragione, diventare disumani o inumani è una cosa semplice che, nell'indifferenza, rischia di diventare normale. La mancanza di umanità di taluni condiziona profondamente lo stato di salute di altri che la subiscono. Non si può stare davvero bene se si perde un aspetto fondamentale della salute individuale e collettiva, quello di essere più umani possibili, oltre le limitazioni della nostra natura, nonostante crisi e difficoltà minaccino di privarci dell'umanità quale carattere distintivo ed essenziale del nostro essere meravigliosamente umani. Se si perde l'umanità si smarrisce una parte importante del proprio essere e si mina non soltanto il proprio benessere personale ma anche quello di chi si imbatte malauguratamente in tale privazione. La salute in fondo non è soltanto cura di malattia ma anche conservazione dei tratti che ci rendono empatici, compassionevoli, altruisti, sensibili gli uni verso gli altri. Umani. Umanità è uno stato, un principio, un sentimento. Salute è un diritto inalienabile universale che soltanto un innato senso condiviso di umanità può garantire a tutti, senza distinzioni, come da tempo si cerca di realizzare (One Health).

Siamo animali sociali che non vivono nel vuoto. Ci relazioniamo naturalmente con altre persone e con l'ambiente che viviamo, diventando interdipendenti. Così la nostra salute, come la nostra vita, viene modellata ogni giorno dal nostro ambiente fisico, sociale, biologico e politico. Siamo storie personali ed umane, da conoscere e comprendere, che si incontrano. Siamo storie di salute individuale da indagare, che vanno tutelate. Siamo umanità, un complesso insieme di carne, emozioni e pensieri. Nell'umanità di questa moltitudine variegata sentiamo il bisogno di percepire la nostra appartenenza alla specie. In un mondo che rende fragili e vulnerabili a causa delle asimmetrie di umanità, di severità variabile a seconda dei confini geografici e dei moti turbolenti degli animi, umanità e salute sono diventate sfide quotidiane ed interconnesse da affrontare. In uno scenario ideale esse non dovrebbero essere conquiste da acquisire e da preservare ma beni congeniti intoccabili. Anche se umanità e salute non dovrebbero mai essere in difetto, perdere la salute, ad un certo punto della vita, fa parte comunque della inesorabile condizione umana. Rinunciare, per varie ragioni ed accadimenti, alla propria umanità e quindi alla propria intima essenza ci rende invece inqualificabili.

Se umanità è anche la passione e la dedizione con cui gli operatori sanitari forniscono assistenza nelle varie circostanze – da quelle ordinarie a quelle più straordinarie e difficili - senza perdere calore e sentimento di solidarietà e partecipazione, tuttavia anche la salute dovrebbe diventare talvolta più umana nel senso che la ricerca scientifica su cui si fonda l'assistenza sanitaria non dovrebbe trascurare il fatto che dentro e dietro gli studi clinici (randomizzati, statistici, sperimentali o osservazionali) che generano evidenze ci sono i volti delle persone al cui benessere sono indirizzati tutti gli sforzi della scienza e della medicina. Si rischia di perdere la sostanza reale delle persone se le si descrive, anonime ed omogenee, in articoli rigidamente strutturati riguardanti lo studio su malattie e campioni di pazienti. Non vi dovrebbe essere divario tra il soggetto oggetto della ricerca e il soggetto di cura. Si rischia altrimenti di generare distacco e lontananza tra la comunità sanitaria e scientifica e quella delle persone. Per essere buoni operatori sanitari dobbiamo mettere impegno emotivo nelle vite umane delle persone che assistiamo e di cui cerchiamo di proteggere la salute, rispettando la reciproca umanità e tenendocela stretta. Se la salute è cagionevole, è precaria e dipende da diversi fattori genetici ed ambientali su cui spesso non si ha alcun controllo, nessuno invece può togliere a qualcuno il suo senso di umanità, di cui soltanto si è responsabili. Così che di fronte alla salute minacciata, è il modo in cui ci si pone nei confronti della malattia propria e altrui a fare spesso la differenza, grazie alle caratteristiche intatte o ben custodite della propria umanità.

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