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editoriale

La badante diventa infermiera tuttofare: parola del quotidiano Avvenire

di Carlo Leardi

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MATERA. Un altro titolone in cui il termine "INFERMIERE" – questa volta usato al femminile – attira l'attenzione dei lettori, soprattutto quelli del "comparto sanità". L'articolo comparso su "Avvenire" – quotidiano dei vescovi italiani – spiega come e quanto le badanti, che prestano la loro opera nel Bel Paese, abusino ampiamente della professione infermieristica, spinte dai loro stessi datori di lavoro.

Se anche questa volta ci sentiamo in dovere di criticare l'uso del termine "infermiere" (a nostro avviso usato come al solito per attirare l'attenzione del lettore), dato che solo un rigo dell'articolo viene dedicato a spiegare quanto queste signore svolgano (cito testualmente) «anche compiti di tipo para-infermieristico», interessante è notare quanto sia conosciuto (e purtroppo ignorato) il problema dell'abuso della professione infermieristica, perseguibile penalmente dal Codice Penale, ma ciò nonostante duro a morire.

 

Se per i parenti degli anziani assistiti da queste signore appare normale che le stesse pratichino iniezioni o medicazioni, con metodi che poco hanno di scientifico, (a meno che un ortaggio posto su una ferita non sia un nuovo metodo utile a far guarire la stessa, in tipico stile "consigli della nonna"), forse sarebbe giunto il momento di domandarsi il perché di tutta questa normalità

 

Se un semplice sondaggio promosso da "Acli colf", così come riportato dal quotidiano Avvenire, fa emergere un dato del genere, non dovrebbe essere poi così difficile andare a scovare tutte quelle situazioni in cui si abusa della nostra professione, alcune delle quali sotto gli occhi di tutti; eppure "a memoria d'uomo", a fronte delle migliaia di notizie su abusi della professione medica, diffuse da tv e giornali, nessuno ricorda casi altrettanto eclatanti in cui gli abusi commessi da questi "infermieri improvvisati" sono stati perseguiti secondo quanto prescritto dal Codice Penale.

 

D'altro canto sarebbe però utile che il quotidiano Avvenire, nella persona dell'autore dell'articolo in questione, facesse una piccola ricerca in rete tra le miriadi di annunci di lavoro che compaiono sugli altrettanto numerosi motori di ricerca al fine di poter valutare di persona quanto le stesse badanti si propongano come "infermiere tuttofare", quindi molte di quelle che nell'articolo in questione sembrerebbero essere solo delle vittime, alla fine non sarebbero poi così tanto "innocenti", almeno in taluni casi.

 

Un giro nei reparti di degenza, in cui spesso e impropriamente queste signore soggiornano insieme agli anziani a loro affidati, mostrerebbe agli occhi di qualunque giornalista interessato al caso quanto molte di queste signore siano arroganti e presuntuose, al punto da voler insegnare agli infermieri impegnati nelle loro attività quotidiane come eseguire una medicazione o altro. 

 

Infine mi permetterei di suggerire uno spunto per uno scoop giornalistico, che permetterebbe sempre e comunque di utilizzare nel titolo a caratteri cubitali il termine "infermiere": chi è davvero sensibile a tematiche come quello delle badanti che diventano infermiere, faccia una bella ricerca e un bell'articolo sugli infermieri che diventano badanti, partendo dagli ospedali e passando per le cooperative, gli istituti gestiti da religiosi, le Rsa, le Rssa ecc... sparsi per tutta la Penisola in cui i nostri colleghi sono costretti a operare in barba a qualsiasi normativa e in balia di un demansionamento sempre più dilagante; verranno a galla situazioni di cui neppure immaginate l'esistenza, che faranno impallidire e forse passare addirittura in secondo piano lo "scoop" sulle badanti. 

 

Non ve lo dice un giornalista interessato a vendere il proprio articolo, ve lo dice un infermiere.

 

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