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Ora legale, l'esperto: falso problema per salute

di Redazione

Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 cambia l'orario e si passa all'ora legale. Le lancette dell’orologio devono essere spostate avanti di 60 minuti, dalle 2 di notte alle 3. Si dormirà un’ora in meno, ma avremo più luce la sera e le giornate si allungheranno, anche se, inizialmente, tornerà a esser buio la mattina. L’ora legale resterà in vigore fino all’ultimo weekend del mese di ottobre, ovvero fino alla notte fra sabato 28 e domenica 29 ottobre 2023, quando si rifarà il cambio tornando all’ora solare. Se nei 7 mesi in cui sarà in vigore l’ora legale l’Italia risparmierà oltre 190 milioni di euro e avrà un minor consumo di energia elettrica pari a circa 420 milioni di kilowattora (stima di Terna, società che gestisce la rete di trasmissione nazionale), a ridimensionare i molti allarmi che annualmente si ripetono è Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno Onlus, che sdrammatizza i presunti effetti sfavorevoli legati all'introduzione dell'ora legale, divenuti più un'astrazione che un vero problema.

Alle 2:00 si porteranno le lancette avanti di un'ora

La questione dell'adeguamento del nostro orologio biologico all'ora legale, che si ripresenta appena la nuova ora subentra a quella solare modificando temporaneamente alcune abitudini quotidiane, è meno complessa e negativa di quanto si voglia far credere. La variazione di un'ora, infatti, è quasi impercettibile per il nostro corpo: viene assimilata in brevissimo tempo e annullata dalla quotidianità.

Secondo Peverini, ritmi di vita e timori di crisi ci hanno assuefatto a convivere con dosi elevate di stress e a trovare rapidamente soluzione a molte situazioni difficili (come il lavoro a turni), per cui lo slittamento di un'ora delle lancette dell'orologio ormai rientra, anzi ricade, intollerabili scossoni quotidiani. Ora legale a parte - aggiunge - non viene invece sottolineata l'esistenza di una più grave e generale mancata presa di coscienza della rilevanza sociale e sanitaria dei disturbi del sonno, in particolare dell'Osas (sindrome delle apnee ostruttive in sonno), che costituiscono un considerevole capitolo di spesa e che sono anche alla base dei micidiali colpi di sonno al volante.

Per queste patologie - prosegue Peverini - spendiamo ogni anno diversi miliardi di euro, da 3 a 6 secondo stime molto difficili da effettuare. Non si conosce neppure con esattezza la percentuale di soggetti affetti in Italia da apnee notturne; né si investe nella prevenzione e nella terapia di questo disturbo.

Anzi, c'è la tendenza a minimizzare culturalmente il problema e a spostare l'attenzione su aspetti legati al benessere del singolo, mentre secondo gli ultimi studi internazionali le percentuali di incidenza della sola Osas sembrano essere in realtà molto più alte di quanto ritenuto finora - fino al 10% delle donne e 20% degli uomini, con punte fino al 30% nel caso di soggetti con più di 45 anni - con una sorprendente correlazione con la bassa condizione socio-economica".

L'esperto ha poi ricordato che negli Usa, il costo sanitario annuale per un soggetto affetto da apnee notturne - a causa delle sole complicanze cardiovascolari - è doppio se questa condizione non è diagnosticata: circa 2.720 dollari l'anno, contro i 1.384 dollari di un individuo che ha avuto una diagnosi, con stime che raggiungono i 3,4 miliardi di dollari.

Insomma, ha concluso Peverini, l'Osas e i disturbi del sonno rappresentano un serio e globale problema di salute generale la cui percezione di gravità è oggi del tutto inadeguata. Questo determina scarsi investimenti nel settore con limitate prospettive di identificazione, prevenzione, diagnosi e cura e una quasi totale assenza di interventi preventivi, anche di natura normativa, come invece avviene in altri Paesi.

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