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Ospedali chiudono le porte al dolore

di Marco Alaimo

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FIRENZE. Dolore? No grazie. Lei non è il benvenuto. Gli ospedali italiani, gli infermieri, i medici e tutti gli operatori coinvolti nella gestione e nella cura delle malattie rifiutano e lottano energicamente contro ogni tipo di dolore inutile.

 

Questi non sono solo dei buoni propositi ma in molte realtà sono diventati dei veri e propri dispositivi regolamentati con delle leggi regionali al fine di garantire il diritto al cittadino di una gestione efficace del dolore e l’accesso ad eventuali cure palliative come previsto tra l’altro dalla Legge n. 38 del 15 maggio 2010 e ancora prima sempre a livello nazionale da circa dieci anni la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno elaborato un documento (Provvedimento del 24 maggio 2001 su G.U.29.06.01) contenente le linee guida ministeriali per la realizzazione, a livello regionale, di progetti indirizzati al miglioramento del processo assistenziale specificamente rivolto al controllo del dolore di qualsiasi origine, tali linee guida, destinate alle strutture sanitarie di ricovero e cura prevedono la costituzione a livello aziendale di un Comitato ospedale senza dolore (COSD). E' composto da un referente della direzione sanitaria, da esperti della terapia del dolore, ove presenti, da specialisti coinvolti nel trattamento del dolore post-operatorio e dalle figure professionali abitualmente dedicate agli interventi di controllo del dolore, con particolare riferimento al personale infermieristico.

 

Sono quindi diversi anni che si sono formati questi comitati contro il dolore e numerosi eventi scientifici hanno messo come loro obiettivo primario quello delle gestione del dolore. Gli infermieri negli anni si sono contraddistinti per una spiccata sensibilità sull’argomento con studi e corsi finalizzati a capire le basi biologiche, fisiologiche e psicologiche del dolore e hanno messo in pratica collaborando attivamente, protocolli, linee guida o buone pratiche tutte rivolte a questa tematica.

 

Nelle documentazioni di riferimento nazionale troviamo alcuni passaggi che richiamano al fatto che la misurazione e la gestione del dolore debba essere condivisa con tutti gli operatori sanitari e sia coerente con le indicazioni fornite dalle linee guida internazionali tra cui: - American Pain Society Quality Of Care Committee Consensus Statement. Quality improvement guidelines for the treatment of acute pain and cancer pain. Jama, 274(23), 1874-80, 1995.2 - Raccomandazioni del Gruppo di Studio S.I.A.A.R.T.I. per la terapia del dolore acuto e cronico (Minerva Anestesiologica 2002) - Continuing Education In Algologia-“Misurazione e valutazione dell’esperienza di dolore” - Ed. Pse 03/20013.

 

Sono necessarie continue sollecitazioni degli operatori con delle formazioni permanenti che devono coinvolgere tutti i professionisti al fine di aggiornare sulle novità, sulle tecniche e metodiche di controllo e gestione del dolore. Và ribadito che la multidisciplinarietà e quindi la collaborazione di tutta l’equipè è di fondamentale rilevanza in questo delicato campo.

 

Sappiamo che l’esperienza del dolore è qualcosa di soggettivo se poi si va a confrontare con un dolore oggettivo dato ad esempio da una patologia cronica oppure da un intervento, si può ben capire come sia necessaria una sua misurazione, che deve essere costante e quanto più centrata sul paziente infatti per gli operatori sanitari, la valutazione del dolore basata sul tipo, sull’entità e sulla percezione individuale rappresenta il presupposto indispensabile per combatterlo attuando un adeguato approccio terapeutico. Spesso ci siamo basati su credenze del tipo “un po’ di dolore fa bene” oppure “il dolore è necessario per la guarigione”, spesso come operatori sanitari tendiamo a sottovalutare il dolore.

 

Noi invece riteniamo che nessun'altra persona può sostituire il paziente nel riferire l’intensità del dolore provato, il paziente stesso è l’unico accertatore competente per valutare il proprio dolore, diciamo che è il vero esperto.

 

Diversi strumenti sono stati messi a disposizione per accertare il dolore e tra i più conosciuti abbiamo le scale del dolore, vogliamo ricordare le più utilizzate tra le quali quelle monodimensionali:

 

  • Scala VAS (Visual Analogic Scale) scala lineare con rappresentazione visiva della gravità del dolore che il paziente avverte;
  • Scala Numerica (Numeric Rating Scale) scala lineare dove il paziente gradua il dolore su una scala numerica da 0 a 10;
  • Scala Verbale (Verbal Rating Scale) il paziente definisce il dolore verbalmente utilizzando l’aggettivo che ritiene più appropriato su una serie proposta;
  • Scala Wong-Baker (“Scala delle faccine”), utilizzata dai tre ai sei anni circa, con cui il bambino può descrivere rispetto ad un modello figurativo il dolore che prova. In un righello ci sono una serie di sei faccine che esprimono diversa intensità di dolore (da niente a moltissimo) Si chiede al bambino di indicare quale è il dolore che sente;
  • Scala F.L.A.C.C. (Face, Legs, Activity, Cries, Consolability): Scala Comportamentale usata quando il bambino non è in grado di descrivere verbalmente il proprio dolore;
  • Scala BPS (Behavioural Pain Scale) per la valutazione del dolore nei pazienti adulti con problemi cognitivi o alterazioni dello stato di coscienza, oppure la scala PAINAD costruita specificatamente per i pazienti con demenza.

 

Dobbiamo ricordare che il dolore và costantemente “vigilato” quindi dopo una prima verifica sono necessarie rivalutazioni continue da registrare su schede apposite e attraverso la collaborazione ed integrazione medico – infermieristica si stabilirà l’opzione terapeutica più adatta. Negli ultimi anni sono presenti anche tecniche non farmacologiche che possono coadiuvare la terapia tradizionale come la musicoterapica, tecniche di massaggio e respirazione e altro ancora.

 

Questi che abbiamo elencato sono solo degli strumenti necessari e utili che però non possono e non devono mai sostituirsi alla comunicazione e alla valutazione del professionista che stabilirà con empatia la giusta compliance terapeutica.

 

La frontiera nella gestione del dolore è di primaria importanza e cresceranno sempre più novità nella pratica clinica; tutto questo ci vede in prima linea e coinvolti sempre più con il paziente il quale si fida degli infermieri anche noi dobbiamo fidarci di loro e del loro dolore.

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