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Servono 90.000 nuovi Infermieri in Italia entro il 2025

di Angelo

SchirruMilanoConferenzaCorsiDiLaureaInfermieristica

E’ quanto emerso dalla presentazione del “Progetto EUHWForce: una previsione del fabbisogno di Infermieri in Italia nei prossimi 20 anni”.

Presentato a Milano, in occasione della Conferenza Nazionale dei Corsi di Laurea in Infermieristica, il “Progetto EUHWForce: una previsione del fabbisogno di Infermieri in Italia nei prossimi 20 anni”, realizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI. Entro i prossimi anni serviranno 90.000 Infermieri nel nostro Paese, tenendo presente il numero di chi andrà in pensione, chi aderirà o ha aderito al part-time e di chi fa la libera professione.

Il Progetto EUHWForce (The Joint Action on European Health Workforce Planning and Forecasting) è ormai realtà ed è stato presentato nei giorni scorsi al mondo universitario e alla Conferenza Stato-Regioni dalla Federazione Nazionale degli Infermieri.

Chiaro lo scenario per i prossimi anni: vediamo quanti Infermieri occorre formare e quanti ne servirebbero effettivamente per lavorare.

Per l’IPASVI era presente in Lombardia lo scorso 14 giugno la vice-presidente nazionale Maria Adele Schirru e Carlo Orlandi (area qualità e tecnologie dell’Informazione dell’Ospedale “San Raffaele” di Milano), che hanno motivato nei minimi particolari lo studio condotto da un’apposita commissione nell’ambito di una progettualità europea che ha visto impegnata non solo l’Italia, ma anche l’Ungheria, la Gran Bretagna e la Bulgaria.

Il nostro Paese aveva il compito di occuparsi dello “Scambio di buone pratiche e modelli previsionali”, condividendo e scambiando i metodi usati per la rilevazione del fabbisogno; ciò allo scopo di migliorare gli strumenti di determinazione e le politiche di pianificazione dei professionisti dell’area sanitarie e individuare un modello condiviso di determinazione e pianificazione a livello europeo.

“E’ stato un progetto lungo e faticoso, che alla fine ha portato a degli ottimi risultati – ha spiegato la Schirru – l’impegno dell’IPASVI e di tutto il gruppo di lavoro è stato sempre costante. L’analisi del fabbisogno ha tenuto in considerazione molteplici fattori e soprattutto della disomogeneità del Servizio Sanitario che è si Nazionale, ma che deve tenere conto dei Sistemi Sanitari Regionali, caratterizzati da delimitazioni politiche, concettuali, motivazionali e logistiche locali che spesso stridono tra di loro”.

E non è tutto, nell’analisi è stato tenuto in forte considerazione l’innalzamento dell’età media degli Infermieri in attività, ma anche il sommerso, la libera professione e i contratti part-time. Importante anche la presenza di molte donne, che rappresentano la gran parte della categoria.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

Come hanno spiegato Schirru e Orlandi il progetto ha la finalità di creare una piattaforma di collaborazione tra gli Stati d’Europa che, attraverso lo sfruttamento del valore aggiunto della cooperazione, consenta di affrontare al meglio (affacciando possibili soluzioni), la carenza in organico di professionisti della salute nel panorama europeo, che sarà di circa 1 milione nel 2020. Inoltre, lo scopo dello studio è quello di migliorare le metodologie e le capacità di pianificazione nei paesi europei in termini di efficacia e di sostenibilità delle azioni.

Il progetto è durato 3 anni e si è concluso lo scorso 19 maggio. Sono state considerate le professioni mediche, odontoiatriche, farmaceutiche, infermieristiche ed ostetriche.

Hanno preso parte alla ricerca ben 30 associazioni di categoria, 39 partners, 7 gruppi di lavoro (di cui 4 operativi).

Come si è sviluppato il progetto in Italia?

Il primo scoglio da superare è stato dell’analisi dei fabbisogni regionali, per poi passare a quelli complessivi nazionali. L’Italia è disomogenea dal punto di vista sanitario-assistenziale e le differenza tra Nord, Sud, Isole e Centro sono piuttosto evidenti.

“C’è una domanda in crescita di servizi territoriali, gli infermieri negli ospedali cominciano a non riuscire più ad erogare un’assistenza sicura e di qualità, c’è un surplus di laureati che cominciano ad emigrare - hanno spiegato Schirru e Orlandi - ci sono grandi differenze nella distribuzione degli infermieri nelle varie regioni, con una maggior carenza nelle regioni del Sud”.

Fabbisogno-Scenari-Infermieri

Il fabbisogno di Infermieri e i tre scenari possibili.

E non è tutto. Ai membri dei gruppi di lavoro è stato chiesto di prevedere tre scenari possibili per il futuro:

1. Pessimista (occorre assumere 17.000 Infermieri come richiede l'Europa per sopperire alle mancanze dovute al rispetto delle direttive sui turni di lavoro; attualmente ne servirebbero altri 30.000 per garantire le richieste di assistenza mosse dal territorio, in modo da avere un rapporto Infermiere/Paziente del 6,3 per mille);

2. Realista (occorre assumere 17.000 infermieri, occorrerebbero 43.000 Infermieri nei prossimi 5 anni per raggiungere il 6,5 per mille del rapporto I/P);

3. Ottimista (occorre assumere 17.000 infermieri, ne occorrerebbero tuttavia 73.000 per un rapporto I/P, considerato buono, del 7 per mille).

L’analisi pessimistica/realista ha portato ad un “gap” (mancanza) per il 2040 di circa 14.000 unità. In questo caso si è tenuto conto della non modifica della situazione attuale (il fabbisogno e i numeri di infermieri laureati attuali restano inalterati).

L’analisi ottimistica ha tenuto presenti diverse considerazioni:

⁃ l’FTE 0.9, solo per gli infermieri di genere femminile, da riportare su tutta la previsione (fino al 2040); questa correzione equivale a circa 30.000 infermieri; l’FTE o full-time equivalent è un metodo che viene usato per misurare il numero dipendenti in un’azienda e il loro possibile dimensionamento in fase di pianificazione del fabbisogno di unità lavorative;
⁃ l’ingresso ai corsi universitari non va modificato: “non si ritiene di dover apportare nessuna variazione agli attuali volumi di ingressi ai corsi universitari perché si deve calcolare sempre l’effetto del calcolo del FTE che produce una “carenza” di circa 30.000 infermieri”;
⁃ si ritiene indispensabile, però, ipotizzare un incremento graduale del fabbisogno di infermieri per arrivare nel 2030 a un rapporto infermieri/popolazione del 7,5 per mille;
⁃ si ipotizzano incrementi annuali di un punto decimale (pari a circa 6.000 infermieri) a partire dal 2016 per arrivare al 7,5 per mille nel 2030.

Qual è la proposta emersa al termine del progetto?

Occorre differenziare lo “skill mix” (composizione professionale del personale) e puntare sulle competenze cliniche perfezionate, esperte e specialistiche.

I numeri che hanno caratterizzato il fabbisogno di Infermieri in Italia negli ultimi anni:

  • Sommatoria dei fabbisogni regionali 2016: 15.642;
  • Sommatoria fabbisogni regionali 2015: 16.725;
  • Proposta IPASVI 2016: 19.000 (a fronte delle disposizioni del decreto 66/03);
  • Proposta IPASVI 2015: 18.590;
  • AccordoStato-Regioni2015: 16.725;
  • AccordoStato-Regioni2016: 15.408.


Qual è l’età media degli Infermieri dipendenti in Italia?

  • Età media 2009: 44,21
;
  • Età media 2014 (+7 mesi ogni anno): 47,70;
  • 
Anzianità media di servizio 2009: 17,19
;
  • Anzianità media di servizio 2014: 19,53
;
  • Infermieri > 50 anni fino a 60 anno (43% attivi): 116.098;
  • Infermieri 60-64 anno (9.5% attivi): 25.398
;
  • Infermieri disoccupati 2014: 16.198;
  • 
Infermieri < 35 anni: 10.336.


Di quanti Infermieri ha bisogno l’Italia nei prossimi 10 anni?

Il fabbisogno di infermieri va aumentato: è possibile ipotizzare un incremento di circa 90.000 unità di infermieri (30.000 per effetto della conta per full-time equivalent - FTE e circa 60.000 per effetto dell’aumento della domanda al 7 per mille) da raggiungere entro il 2025.

Dal 2025 al 2030 è ragionevole aumentare ancora il fabbisogno di altre 30.000 unità per arrivare a un rapporto infermieri/popolazione pari al 7,5 per mille.

E’ quasi obbligatorio ripensare alla distribuzione di Infermieri sul territorio, hanno concluso a Milano la Schirru e l’Orlandi, solo così sarà possibile “ridurre le discrepanze nella distribuzione degli infermieri nelle varie regioni”.

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