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editoriale

Sicario è una parola pesante come pietra

di Giordano Cotichelli

L’italiano è come la matematica: non è un’opinione e le parole pesano. Vorrei che fosse stata usata la parola “sicario” per chi uccide in guerra o inquina un fiume, rende schiavo un uomo o semplicemente volta lo sguardo da un’altra parte mentre centinaia di vite scompaiono nel Mediterraneo. È ben strano che nella differenza fra il corpo dell’uomo e quello della donna, ci si trovi sempre a gestire il corpo di lei, secondo i desideri e le scelte di lui.

Parole pesanti come pietre, che tornano a lapidare il corpo della donna

Sicario deriva dal latino “sica”, termine che indicava un pugnale appuntito e ricurvo, importato dalla Tracia forse, in genere utilizzato per commettere i delitti su commissione in epoca romana.

È una parola precisa, che non lascia spazio a interpretazioni, fraintendimenti, estensioni o corruzioni lessicali. C’è il sicario assoldato dalla Mafia e c’erano quelli dell’Ovra fascista, che ammazzarono i fratelli Rosselli, e quelli nelle bowery newyorchesi, sempre e comunque legati alla criminalità comune o organizzata, attivata su mandato. In questo caso, oltre oceano, la parola si trasforma in “killer”, comunicando un senso di inquietudine quasi fascinosa. Se alla base dell’azione c’è però la scelta politica si parla meglio di terrorista.

Alla fine l’italiano è come la matematica: non è un’opinione, e le parole pesano. Pesano come pietre, cattive, ideologiche, fredde e indifferenti a ciò che possono produrre e scatenare. A ciò che possono legittimare o condannare.

L’uguaglianza parte dal riconoscimento delle differenze

Ed è ben strano che nella differenza fra il corpo dell’uomo e quello della donna, ci si trovi sempre a gestire il corpo di lei, secondo i desideri e le scelte di lui.

Ho ben chiaro che ora sto vivendo in un paese dove la situazione è molto difficile e complicata, dove è più facile sostenere le pulsioni della gente, che non i bisogni delle persone, ma pensavo, stupidamente fino a ieri, che vivessimo un tempo in progressione, dove le scelte, e le conquiste fatte, i diritti acquisiti con pazienza e con le lotte, con determinazione e sacrifici, potessero costituire la base per ulteriori sviluppi giusti e solidali.

Pensavo che la ragione potesse essere uno strumento per sostenere i sentimenti ed invece vedo che i sentimenti vengono stressati per negare le ragioni; per addormentare la ragione, in un sonno che genera mostri

Vorrei tirare fuori cifre, dati, numeri che parlano della diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza, grazie ad una legge moderna, mentre aumenta la mortalità femminile causa i vecchi aborti clandestini.

Vorrei che fosse stata usata la parola “sicario” per chi uccide in guerra o inquina un fiume, rende schiavo un uomo o semplicemente volta lo sguardo da un’altra parte mentre centinaia di vite scompaiono nel Mediterraneo. Vorrei poter denunciare ad alta voce il calcolo economico e di potere che sul corpo materno della donna viene fatto. Vorrei, ma non voglio. Al di là di ragioni valide, numeri concreti, idee progressiste, l’unico concetto che riesco ad esprimere è quello di essere di parte.

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