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Editoriale

Viaggio utopico nel sistema salute: obiettivi e speranze di cambiamento

di Davide Mori

Dal 1968 sono passati ormai cinquant'anni e la legge Mariotti, che introdusse il concetto di ospedale pubblico ponendo le prime basi per l'universalità e la gratuità delle cure, è ormai un lontano ricordo come lo era il suo scopo rivoluzionario e avanguardista che proseguì 10 anni più tardi con l'istituzione del primo SSN. In questi 10 lustri gli avvenimenti politico-economici hanno disossato, macinato e ricomposto l'apparato sanitario come fosse una polpetta.

Abbiamo visto trasformare il Sistema Sanitario Nazionale da privato a pubblico per poi aziendalizzarlo. Ogni modifica si è trascinata con sé polemiche e lotte più o meno silenti, silenziosi dissidi di chi partecipava attivamente al suo funzionamento. Lotte spente con la classica frase: "Era necessario" - oppure - "non ci sono fondi sufficienti!".

Una giostra, un carosello che non si è mai fermato, cavalcato a turno da politici e fantomatici impresari che, da piccola festa di quartiere, l'hanno reso un parco giochi sterminato. Chi questo sistema lo vive tutti i giorni, siano essi professionisti o pazienti, spera che prima o poi tutto torni a funzionare a dovere, che tutto giri fluidamente e oliato al punto giusto. Ognuno di noi si trova ad immaginare, o meglio a desiderare, l'ennesima trasformazione questa volta positiva. Così, visto che la voglia di cambiare è tanta, ed immaginare non costa nulla, possiamo provare a fantasticare sulla sua prossima evoluzione, e per farlo potremmo usare il concetto di idealtipo che il sociologo Max Weber mise a punto nella sua opera "Il metodo delle scienze storico-sociali" nel lontano 1922.

Scegliamo questo strumento perché l'idealtipo, o tipo ideale, è una costruzione che "possiede il carattere di un'utopia, conseguita mediante l'accentuazione concettuale di determinati elementi della realtà". L'idealtipo ci consente quindi di ideare e costruire un modello che possiede tutte le caratteristiche che un SSN dovrebbe avere, iper-espresse, tanto da realizzare una sorta di stella polare da seguire, da tenere sempre alta sopra i nostri occhi, e che possa essere utilizzata come esempio a cui ispirarci. Proviamo dunque a chiudere gli occhi e ad immaginare un ipotetica Italia tra 20 anni.

Il sistema sanitario nel 2038 

Fermiamoci così di fantasticare e proviamo a tornare con i piedi per terra. Sembra pura utopia eppure a pensarci bene tutte queste caratteristiche le possiamo già trovare sparpagliate in diverse Regioni. La frammentazione dei servizi e la diversità dei trattamenti ha però creato col tempo una difformità di gestione, diversificazione dei costi per la popolazione, ed imparità di accesso alle cure.

Un cane che si morde la coda e che genera volumi di spesa incolmabili, a fronte di prestazioni che a stento coprono i LEA. Ci troviamo di fronte ad un computer che necessita di un reset. Abbiamo bisogno di uniformità e non di eterogeneità, utilizzo ponderato delle risorse a disposizione e non sperpero sconsiderato, abbiamo bisogno di riorganizzare in modo intelligente e lean tutto il sistema.

Abbiamo bisogno di motivare i professionisti e di rassicurare con la loro presenza attiva i cittadini. Un efficientamento e una razionalizzazione dell'intero apparato che consentirebbe a questo modello idealtipico di non essere più una stella da seguire, ma un pianeta da abitare, e almeno per questa volta non ci troveremmo più a desiderarne l'ennesima trasformazione, ma ad esportare il prodotto dei nostri sforzi nel resto del mondo.

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