LAMPEDUSA. Questa volta scegliamo di non parlare di donne infermiere, non parleremo di ospedale, di corsie, di divise, di pazienti o di colleghi. Daremo voce a una donna, per darla a tutti gli altri. Oggi scegliamo di dar voce a Lampedusa.
"Alle 5.30 ci siamo svegliati avevamo dormito in barca. Il mio compagno ha detto 'non sentite queste grida?Lo abbiamo preso in giro: saranno i gabbiani. Abbiamo messo in moto e siamo usciti dalla cala e subito ci siamo trovati di fronte alla tragedia. In acqua c'erano almeno 100 persone."
Si, Grazia erano urla: erano bambini, erano donne, uomini,anziani.
Persone che cercavano di fuggire dalla propria terra, che sognavano un futuro migliore seppur lontani dalla propria casa, dai propri famiiliari... Sognavano una nuova terra, non li ha fermati la paura di passare interi giorni in mare,la paura di un rifiuto, di una lingua e una cultura diversa.
Magari Lampedusa sarebbe stata solo la prima tappa di un lungo viaggio.
Un viaggio chiamato speranza.
"Dicevano salvate i bambini, ci sono tanti bambini...Ho pianto, ho pianto tanto, forse il senso d'impotenza, di vedere tutte quelle persone e capire che non potevamo salvarle tutte".
Si cara Grazia, la disperazione che si legge nei tuoi occhi ha portato un po'di Lampedusa anche a noi.
A noi così lontani da quella terra e da quel mare così bello eppure troppe volte teatro di orrore, così macchiato nel profondo, cimitero di piccoli corpi.
A noi non interessa parlare di cosa sia giusto o no, o delle possibile soluzioni politiche.
Poco importa stare a destra o a sinistra: "E’ illusorio pensare che chi fugge da guerra e povertà possa scoraggiarsi di fronte a misure di contrasto più dure”.
Vogliamo dar voce alle tue lacrime cara Grazia: a te che nella grande impotenza hai contribuito a salvare delle anime, a te che porterai per sempre il ricordo di quelle urla.
Scegliamo di raccontare la tua storia,per raccontare quella di tutti gli altri che in questo momento lavorano per ridare dignità a quei corpi ritrovati e a quelli ancora inabissati.
Ringraziamo te piccola grande donna per ringraziare tutti quei medici, infermieri, volontari e gli abitanti di Lampedusa che in questo momento vivono al fianco dei sopravvissuti e continuano a vivere quella tragedia chiamata immigrazione.
Il premio Nobel per la pace non ci basta!
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