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Infermiere militare

Infermiere in Marina e il Combat Nurse

di Emiliano Boi

Combact Nurse

L'infermiere della marina militare si occupa principalmente di assistenza sanitaria ed infermieristica, sia a bordo delle unita' navali che presso i comandi e gli enti sanitari presso le basi navali.

Combact NurseL'infermiere della marina militare si occupa principalmente di assistenza sanitaria ed infermieristica, sia a bordo delle unita' navali che presso i comandi e gli enti sanitari presso le basi navali. L'attivita' sanitaria puo' essere svolta sia in qualità di Capo Componente Sanitaria, laddove presso la nave non risulti tabellarmente prevista la figura del medico di bordo, che in qualità di addetto alla Componente Sanitaria di bordo.

Le attivita' principali svolte a bordo sono sia "preventive" (educazione sanitaria, applicazione dei protocolli vaccinali, campionamento e controllo della conformita' delle acque, supervisione del rispetto delle regole di igiene e profilassi delle tossinfezioni alimentari, sanificazione e disinfestazione) che "curative" (applicazione dei protocolli terapeutici sia nella gestione dei casi routinari che in in emergenza/urgenza).

 

L'infermiere a bordo delle unita' navali svolge gran parte della sua attività professionale presso locali sanitari di bordo (infermerie ed ospedali) sebbene, per ragioni di "logistica del disastro", presso tutta l'unita' navale, esistano presidi e locali sanitari nei quali poter provvedere all'assistenza sanitaria in caso di disastri navali (incendi, falle, esplosioni e potenziali danni derivanti da attacchi NBC e bellici di combattimento). L'infermiere della marina militare svolge un ruolo fondamentale in tutte le attività di bordo ed è per questo motivo che prende parte a tutte le attività addestrative al fine di poter affinare la prontezza operativa del soccorso sanitario sia in favore del personale imbarcato che di naufraghi.

I locali di bordo sono indubbiamente un potenziale rischio, data la presenza di apparecchiature militari sporgenti, in tensione elettrica e scalette, indispensabili per il transito tra i vari ponti della nave, e nelle tecniche di trasporto di feriti ed ustionati non si puo' non tenerne conto. A bordo spesso sono a disposizione del personale sanitario i motoscafi per il recupero di naufraghi e gli elicotteri per le operazioni di evacuazione sanitaria verso livelli superiori di assistenza sanitaria militare o civile. Nell'ambito dell'assistenza sanitaria militare marittima esistono diversi livelli, che variano a seconda delle specializzazioni mediche ed infermieristiche del imbarcato e del livello di approntamento sanitario di ciascuna unità navale; e' per questo che gli infermieri ed i medici della marina militare devono costantemente esercitarsi nelle operazioni di trasbordo e di verricellamento, a mezzo di elicottero, di pazienti.

L'infermieristica militare basa le sue fondamenta sull'esperienza maturata dal personale sanitario in missioni fuori area ed in teatri bellici in uno spettro di situazioni operative sempre più complesse e rischiose quali quelle che si delineano dopo l'11 Settembre. Per tale motivo gli Allievi Marescialli Infermieri della Marina Militare Italiana, alla fine del percorso accademico di formazione, frequentano, presso le Scuole "Carlotto" del Reggimento San Marco di Brindisi, il corso teorico-pratico di Medicina Campale di Combattimento (CMC). La struttura del corso è improntata sulla fisionomia di corsi internazionali simili, organizzati da altri Paesi NATO, come il prestigioso brevetto US Army "Expert Field Medical Badge" (EFMB) ed il "Combat Casualty Care Course" (C4) statunitense.

Nello specifico il "COMBAT CASUALTY CARE" rappresenta l'aspetto essenziale della Medicina Militare, il primo anello della catena del soccorso sanitario sul campo, cui si agganciano tutti gli altri, col fine ultimo di salvare la vita dei pazienti (ridurre il picco di mortalità post-trauma) sia del personale sanitario impiegato in missioni fuori area, in uno spettro di situazioni operative sempre più complesse e rischiose quali quelle che si delineano dopo l'11 Settembre.

Lo scopo nella formazione degli Infermieri della mariana militare, nell'ambito dell'emergenza-urgenza in teatri bellici, è quello di impartire le fondamentali nozioni teorico-pratiche, fornite da istruttori anfibi specializzati, per la gestione del personale subalterno ed il coordinamento del soccorso in situazioni di "distress"; tutto ciò affiancando, alle nozioni di carattere sanitario ed assistenziale,le norme di comportamento, di sopravvivenza e di protezione da forze nemiche per l'esercizio ottimale della professione sanitaria nel soccorso dei pazienti sul campo. L'infermiere militare segue una formazione accademica e contemporaneamente un'istruzione militare che rispecchi i valori della professione sanitaria e dell'etica militare; al termine dell'iter formativo è un soggetto pronto a sottoporsi a stress importanti, spesso prolungati nel tempo, quali la gestione del soccorso sanitario in situazioni di crisi o in teatri bellici, dove non basterebbe l'esercizio ottimale della professione sanitaria; egli pertanto è una figura ad elevato rischio.

Come noto, lo stress "ottimale" è rappresentato da condizioni di attivazione e disattivazione rapida; il militare infermiere deve essere formato con un addestramento che, per ovvie ragioni, non può essere solo teorico. La presenza di una solida motivazione, un buon grado di autostima, di disciplina, di autocontrollo, nonché di una realistica valutazione delle proprie capacità professionali, fisiche e psichiche sono alcuni dei requisiti per intraprendere al meglio questa professione; il "Combat Nurse" deve essere professionalmente preparato ad agire in autonomia riuscendo a gestire gli imprevisti per poter esercitare la funzione di "team-leader" in maniera esemplare; solo così può influenzare positivamente le attività dei membri del gruppo presso cui è inserito.

Deve essere in grado di riconoscere in sé e negli altri i primi segni di esaurimento fisico e mentale al fine di prevenire l'instaurarsi di condizioni di stress patologico: "burn out". Un buon Combat Nurse deve conoscere profondamente sé stesso e l'altro, saper gestire le propria persona, le proprie reazioni e le reazioni altrui, saper dare l'ordine giusto alle cose anche in situazioni di confusione estrema (si pensi ad un soccorso sotto il fuoco nemico). Non ha molto tempo per pensare, non possiede a seguito elevate forniture di medicazioni e farmaci; ogni cosa deve essere sempre al posto giusto ed ogni risposta ben immagazzinata nella sua mente. Deve lavorare in equipe e impartire ordini a personale "non sanitario", adeguatamente istruito, perché nella maggior parte delle situazioni è l'unico responsabile del trattamento dei feriti sui teatri bellici.


PRINCIPALI ATTIVITA' GESTITE DAL COMBAT NURSE: 

  • Pianificazione di strategie di difesa passiva per contrastare gli attacchi nemici, mediante copertura e protezione dei mezzi sanitari e di soccorso;
  • Leadership nel trattamento dei traumi più frequenti negli scenari bellici (ferite d'arma da fuoco, PNX, amputazioni, ecc.)
  • Organizzazione e delineazione topografica del percorso di trasporto manuale dei feriti, al fine di ottimizzare di "triage" bellico diurno e notturno;
  • Gestione della responsabilità nella scelta dell'evacuazione dei feriti presso i relativi e specifici livelli superiori di assistenza (ROLE);
  • Stabilire contatti radio impiegando alfabeti fonetici e numerazioni N.A.T.O. con la costante coscienza della presenza di "ascolti ostili" delle informazioni riportate;
  • Compilazione, secondo gli standard STANAG della NATO, delle situazioni sanitarie dei singoli pazienti, selezionati a seguito di accurato "triage of priority" sul campo di conflitto, per porre in essere le evacuazioni "casualty" (CASEVAC) a mezzo di elicotteri adibiti;
  • Trattamento delle principali lesioni o morbosità derivanti da attacchi N.B.C. (nucleari, batteriologici, chimici) mediante impiego di dispositivi di protezione individuale militare (maschere e tute schermanti specifiche).

 

Come si può facilmente evincere, al combat nurse è assegnato un ambito di azione più ampio della controparte civile: il P.T.C. avanzato e l'A.L.S. sono solo il punto di partenza del soccorso, ma quando si applica un protocollo in situazioni ostili ed in scenari di guerra sono probabili ed auspicabili modifiche ed improvvisazioni. Le restrizioni imposte dal campo di battaglia influenzano notevolmente le decisioni da prendere per il trattamento dei pazienti.

 

L'espletamento della missione può avere una priorità maggiore dell'evacuazione immediata, in evidente conflitto con quanto generalmente accettato come assistenza standard ad un ferito. L'evacuazione immediata può addirittura non essere un'opzione fattibile, determinandosi così la necessità di un trattamento di supporto di lunga durata col fine ultimo di risparmiare vite umane.

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