Giulia è un’infermiera pediatrica, non trovando lavoro in Italia si è spostata in Germania. Dove ha lavorato per due anni, adesso è tornata. Ma niente. Con la sua laurea non ha trovato nulla. Lavora come infermiera generica, a partita Iva, fatturando 500 euro lordi al mese. Stanca, ha preso carta e penna ed ha scritto al Presidente della Repubblica.

Caro Presidente, di persone come me ce ne sono tante

La ragazza ha scritto una lettera a Mattarella

Quello che Giulia ha scritto a Mattarella è più che altro uno sfogo, ma rappresenta bene la realtà italiana. La fuga dei giovani all’estero, la delusione per un lavoro che non si trova, le difficoltà del lavoro autonomo e le tasse da pagare. Il Presidente della Repubblica le ha risposto, tramite il consigliere direttore dell’ufficio di segreteria, Simone Guerrini.

Questa la lettera che Giulia ha inviato al Presidente della Repubblica:

La lettera di Giulia a Mattarella

Egregio Presidente della Repubblica Italiana, oggi le scrivo i miei pensieri. Nero su bianco. Su di un treno. Mentre ritorno a casa. Il motivo che mi spinge a scriverle è la mia totale disperazione e scoraggiamento nei confronti del mio sogno, che vedo ormai ogni giorno sempre più lontano dal realizzarsi. Lunedì 9 luglio avrò 27 anni e di cose in questa vita ne ho viste e vissute già tante. Lei dirà .. ma come? A soli 27 anni dice una cosa simile? Ebbene sì. E sa perché? Perché la vita di un giovane italiano nel 2018 è molto dura. Se poi ci mette anche che questo giovane è laureato ed in più ha anche un master di primo livello e non trova lavoro, è ancora più dura. È dura accettare porte chiuse in faccia. Persone che ti dicono “la sua laurea è inutile”. È dura tornare a casa e sapere quello che si vale, ma purtroppo non poterci far nulla, perché il mercato richiede altre figure professionali.

Ma sa una cosa? Io non mi sono mai arresa. Nel 2016 ho fatto le valigie e sono andata a lavorare in Germania, lì dove un’infermiera pediatrica come me ha un valore indecifrabile. In Germania ci sono stata due anni, sono partita per disperazione e per disperazione questo maggio 2018 sono ritornata in Italia, dove vive la mia famiglia. La stessa disperazione mi sta portando oltre regione per un lavoro che non è il mio, ma il mio cuore è lì, nel mio lavoro e nel mio sud. Quello che tanto viene discriminato alla Tv, ma quello di cui io (e tanti altri) non potremmo mai fare a meno. E quindi la mia domanda è questa: perché la nostra bella Italia non può garantire un lavoro conforme alla laurea conseguita? Che poi la parola lavoro è uguale alla parola futuro. Che futuro potrò mai avere io qui se ad oggi l’unico lavoro disponibile per me mi lascerebbe fatturare 500 euro al mese? Partita Iva da pagare, tasse e quant’altro? Ma allora dico io, perché non possiamo essere almeno simili alla Germania? Lì funziona (quasi) tutto, e mi creda, mi costa molto ammetterlo. La Germania, mi ha offerto un lavoro sin da subito. Ho studiato e imparato il tedesco, che è una lingua complessa. Ci ho messo impegno e sacrificio (come tanti altri ragazzi della mia età) ma purtroppo, ho capito che quello non è il mio posto. Ogni giorno che passavo lì, pensavo a quelli che stavo perdendo qui. I soldi non sono tutto. I soldi non fanno la felicità. E se anche in Italia mancano, io sfido chiunque a dire che qui non si è felici.

Noi abbiamo un patrimonio di felicità inestimabile

Partendo dal cielo azzurro e dal mare. Io vorrei tante cose. La prima è che le vite di molti giovani cambiassero in meglio. Per me. Per i miei coetanei. Per i futuri figli che verranno. Per le nuove generazioni. Ma soprattutto per l’Italia. Ho tanta rabbia dentro. Rabbia che, però, mi aiuta a non arrendermi. Io sono infermiera pediatrica e sa, quando lo dico i miei occhi si riempiono di lacrime perché non è un lavoro come gli altri. È una vocazione. Una passione. Un lavoro per gli altri, in questo caso, bambini. E so che non le sto dicendo nulla di nuovo, ma spero di smuoverle qualcosa lì in fondo, un qualcosa che magari la spinga a migliorare le cose. Io sono una e posso poco, ma mi creda che di persone come me ce ne sono tante. E vogliono tutte la stessa cosa. Lavorare per quello in cui credono, per quello in cui hanno impiegato tempo e sacrifici. I giovani sono l’unica risorsa che l’Italia ha ancora. Se vanno via (per avere una vita migliore) cosa resta all’Italia? Resta un futuro all’antica e io se penso al futuro penso al miglioramento. E sfido chiunque a dire che stiamo andando in questa direzione. Ci pensi. Potrei essere sua figlia. Con affetto, una persona come lei.

La risposta dell’ufficio di segreteria di Mattarella

Il Presidente della Repubblica ha ricevuto la sua lettera e mi incarica di ringraziarla per averlo reso partecipe delle sue riflessioni sulla mancanza di futuro nel nostro Paese, in particolare per i giovani meridionali.

A causa della lunga crisi economica che abbiamo attraversato, molte persone meritevoli e di talento spesso non riescono ancora a trovare in Italia le condizioni necessarie per valorizzare le proprie capacità e competenze. Come certamente saprà, tuttavia, le previsioni oggi sembrano migliori e mi auguro che ciò possa tradursi in maggiori opportunità, anche al Sud, soprattutto per giovani come lei, innamorate del proprio lavoro.