Nurse24.it
Scopri i master di ecampus sanità

editoriale

La centralità dell’Infermiere nel sistema sanitario nazionale

di Fabio Albano

responsabilità-infermieri

Costituzione italiana. Art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Questo articolo della nostra Costituzione è il primo della stessa, e non a caso!


L’assemblea Costituente della Repubblica Italiana fu l’organo legislativo preposto alla stesura di una Costituzione per la neonata Repubblica. Le sedute si svolsero tra il 25 giugno 1946  e il 31 gennaio 1948.

Le poche righe, del primo articolo Costituzionale, hanno, forse non tutti lo sanno, un parto abbastanza difficile; molte sono state le varianti elaborate e prese in considerazione, ma scartate per opportunità politica. Comunque tutte le alternative proposte mantenevano la centralità del lavoro, quindi del lavoratore, nell’organizzazione dello Stato nazionale.

A distanza di quasi settant’anni, si può affermare che l’articolo 1 della nostra Costituzione è ancora valido? Che lo spirito con cui è sorto è ancora legittimo o è stato tradito ?

Il mondo del lavoro ha subìto grandi cambiamenti a partire dai primi anni ‘80. La SCALA MOBILE, era quello strumento che calcolando l’andamento variabile dei prezzi di alcuni beni di consumo, permetteva la stabilità del potere d’acquisto dei salari. Nel 1984 il Governo Craxi, con un decreto ne abolì l’istituto. Nel 1992 il Governo Amato abolì, anche l’indennità di contingenza per tutti i lavoratori dipendenti, introducendo l’elemento variabile delle retribuzioni.

Altro elemento indispensabile, nella spiegazione della mutazione dei eventi, divenuti da favorevoli a contrari nei confronti dei lavoratori, è quello relativo alla battaglia dei colletti bianchi FIAT. La marcia ebbe luogo a Torino il 14 ottobre 1980. Per la prima volta nella storia, gli “impiegati” della più grande e importante fabbrica italiana scesero in piazza, LA MARCIA DEI 40.000, dando vita a una manifestazione che cambiò per sempre i rapporti di forza tra lavoratori, sindacati e aziende.

Questi i due più importanti fattori che hanno dato l’abbrivo alla fine della centralità del lavoro e del lavoratore in Italia. Altri fattori contribuenti e determinanti, furono la legge Biagi, dal nome del giuslavorista che ne fu promotore, e la globalizzazione.

La legge Biagi, febbraio 2003, Governo Berlusconi II, riformò il mercato del lavoro in Italia. Nel tentativo di essere premonitrice dei tempi, detta legge contribuì, e non poco, alla deregulation del mondo del lavoro, coadiuvando la precarizzazione del “posto di lavoro”. (ciò che le nuove b.r. fecero non trova alcuna giustificazione in merito!!!!)

La “GLOBALIZZAZIONE” che si può definire come un processo di interdipendenze economico e sociali, ma non solo, ha contribuito alla uniformità del commercio, dei consumi e del pensiero. Inoltre ha permesso a imprenditori, privi di scrupoli, di delocalizzare la produzione, là dove il costo della manodopera è decisamente più basso. Favoriti da scarsi controlli, nei paesi ospitanti, questa sorta di imprenditori ha creato profitto personale non redistribuendo gli utili e avvalendosi di leggi, che hanno addirittura permesso loro, di non pagare le tasse nel nostro paese. Non per ultimo va stigmatizzato il comportamento di coloro che si sono approfittati del lavoro minorile! Altro momento di attenzione va posto sulla “gestione” del “fenomeno globalizzazione” da parte delle multinazionali. Quest’ultime hanno “globalizzato” solamente il ribasso salariale e la privazione di regole e diritti da parte dei lavoratori.

In questo strano Paese è, persino, difficile essere buoni Imprenditori!!


Un’ultima riflessione andrebbe fatta sulla gestione, da parte dell’Occidente, della caduta del muro di Berlino. Solo la Germania ha saputo trovare stimoli concreti al cambiamento epocale che il 1989 ha saputo, in positivo, proporre.

Queste, molto in breve, sono le scaturigini del declino della “forza” del lavoratore. A questo declino non poco ha contribuito l’inettitudine e la scarsa “buona fede” dei sindacati, e il malaffare che ha contrassegnato gli ultimi trnt'anni della nostra storia politica! Non si può terminare questa, triste, analisi senza omettere di fare cenno alla connivenza Stato/mafia, istituzioni locali/mafia.

Come si inserisce il ruolo di Noi Infermieri in questo contesto? In modo assolutamente “normale” così come è possibile riferirsi a qualsiasi altra categoria di lavoratori! La Nostra peculiarità è data dal fatto che noi siamo una categoria di professionisti che viene considerata “non producente”; pare, infatti, che i miopi osservatori della “cosa nazionale” continuino a omettere la produzione indiretta che un buon risultato, in termini di salute restituita, possa garantire! Anche in termini di P.I.L.!

Altro aspetto rilevante è quello relativo alla creazione di modelli assistenziali che fanno riferimento alla produzione industriale. Toyotismo! La gestione della sanità secondo modelli, che dall’industria prendono esempio, ha il solo scopo della riduzione dei costi, in verità tutti da verificare! Ponendo in secondo piano lo scopo precipuo delle strutture stesse: contribuire alla salute delle Persone!

La nostra professione e la nostra professionalità, in questa situazione, dove si possono collocare, e a che condizioni?

La collocazione appare netta e distinta e sotto gli occhi di tutti! Ci viene chiesta una gnosi a 360° che male si addice alla super-specializzazione che hanno le altre categorie di professionisti! Dobbiamo avere competenze e skill che contrastano con il Nostro corso di Laurea! Svolgiamo la Nostra professione compressi tra il personale O.S.S. e la classe medica! Una compressione che rischia di sgretolarci; gli O.S.S rappresentano una chiave di forza, nel S.S.N, in quanto raffigurano “forti braccia” a costi ridotti, i Medici sono lo specchio della forza delle consorterie tipica del nostro paese!

Ma nessuno si illuda di risolvere i “nostri problemi” in maniera settoriale ed egoistica!  Quando le cose cambieranno lo sarà per tutte le categorie di lavoratori! Bisogna riportare alla centralità dei bisogni della nostra povera Italia, i fattori lavoro e famiglia, in tutte le sue accezioni più moderne!

responsabilità infermieriCi si occupa troppo del PIL, dei tassi di cambio e dello SPREAD! Appare evidente agli occhi di tutti che anche se lo spread è sceso da +500 a + 90, i benefici per i lavoratori e le proprie famiglie non ci sono stati! Sì, ci diranno che i conti di macro-economia sono fondamentali, ci riempiranno di balle…. Ma nessuno dice che la ripresa potrà avvenire solo e quando i consumi delle famiglie riprenderanno; quando gli stipendi sapranno ridare dignità al lavoro, nel nostro caso alla nostra professionalità, e al lavoratore!

Se qualcuno vuole bene a questo paese, inverta le parti della questione, riportando al centro del tutto la moralità lavoro e il decoro del lavoratore!

In ultima analisi, rispondendo alla domanda se l’Art. 1 della nostra Costituzione è stato tradito, direi assolutamente di SÌ! La nostra è una Repubblica fondata sul malaffare e sulla finanza! Non certo sul lavoro!

 

Commento (0)