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Infermiere, la sicurezza prima di tutto!

di Fabio Albano

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GENOVA. Essere Infermiere, ai nostri giorni, assume un significato assolutamente differente rispetto a quello che aveva solo che venti anni prima. E' cambiato il percorso degli studi per poter accedere alla nostra professione, si sono aperte nuove porte per la ri-qualificazione professionale, è stato abolito il mansionario, insomma una vera rivoluzione culturale.

Ma la vera rivoluzione è quella legata alla "Sicurezza", nei confronti del Paziente/Utente. Certo, perchè solo concentrando sforzi e risorse in questa direzione si possono offrire prestazioni efficaci ed efficienti, che garantiscono outcome positivi, creando, come conseguenza, un maggior appeal verso le strutture sanitarie. Di più, strutture sanitarie che funzionano "bene", garantiscono investimenti, quindi tensione verso prestazioni sempre migliori !

 

Ma come si può definire il nostro mondo professionale? credo che la spiegazione più opportuna sia quella di: "SISTEMA COMPLESSO".

 

Già nei primi anni '80 nel mondo scientifico si concretizza un nuovo modello di pensiero funzionale alla Biologia, la Genetica e la Psicologia evoluzionistica. Per l'analisi di questi movimenti scientifici non appare più sufficiente il pensiero cartesiano, ci si deve muovere in nuovi ambiti di ricerca. Anche la genetica ha la necessità di metodi nuovi per poter affrontare lo studio del genoma. I singoli componenti hanno valenza inferiore rispetto alla loro organizzazione e alle loro connessioni.

 

Non si possono più studiare sistemi complessi senza comprenderne le correlazioni con l'economia, la politica, l'ecologia e la psicologia umana. Ci si dirige verso un pensiero OLISTICO che verrà, in seguito, definito "APPROCCIO SISTEMICO".

 

Naturalmente questa svolta epocale ha riguardato anche lo studio e la ricerca in ambito sicurezza. Gli incidenti non sono provocati da errori, intesi come deviazione dalla norma, ma viene valutato il sistema come insieme di elementi che "normalmente" derogano dalle norme.

 

Rende molto bene l'idea lo slogan di DEKKER: persone normali che svolgono un lavoro normale in una organizzazione normale. Infatti l'errore non è conseguenza  di un atteggiamento consapevole, ma il frutto di una concertazione di eventi, anch'essi, se presi singolarmente, insignificanti, ma che se entrano in combinazione con altre circostanze negative, potrebbero essere causa di incidenti. Viene raggiunto il cosidetto "FLASHING POINT", situazione che può innescare un incidente, che però potrebbe anche non accadere. Un "quasi incidente".

 

Lo studio di questi "quasi incidenti" concentra le indagini su quelli che vengono considerati i "segnali deboli" del sistema che consentono il raggiungimento del "flashing point". Questa analisi permette l'assunzione della consapevolezza che un "sistema" deve essere flessibile e nello stesso tempo robusto, in modo da risultare efficace anche nelle situazioni non previste. 

 

La flessibilità del  sistema può essere fornita solamente dall'essere umano che, anche se qualche studioso continua a valutare come fattore di debolezza, può rappresentare, invece, elemento in grado di coordinare strategie atte ad affrontare gli imprevisti con risultato positivo.

 

L'uomo ha la capacità di esercitare una certa duttilità, componente che può risultare determinante a fronte di circostanze non previste, mentre la macchina, pur se perfettamente programmata, non ha capacità interpretative. Il treno non scarta la rotaia, se lo fà deraglia.

 

La sfida del nostro tempo è riuscire a coniugare l'aspetto meccanicistico con la materia "persona". Si deve cercare di evitare la costruzione di  sistemi talmente tanto  complessi da risultare non gestibili dall'essere umano.

 

Una sfida epocale, che noi Infermieri possiamo pensare di affrontare solamente se corredati da un bagaglio culturale moderno, che ci permetta di superare  il pantano in cui siamo affogati in questi anni di fallaci promesse e stupide illusioni.

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