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Ipasvi Carbonia-Iglesias ricorre al Tar: Decreto da riscrivere

di Redazione

Infermieri e il concreto rischio di essere esclusi nella questione società scientifiche. Mentre la federazione nazionale Ipasvi ha scelto di “preparare una memoria scritta che il comitato centrale presenterà al ministero al fine di richiedere un intervento volto alla modifica ovvero ad un’interpretazione autentica del decreto”, il direttivo del collegio Ipasvi di Carbonia Iglesias, così come quello di Venezia, ha deciso per il ricorso al Tar del Lazio. L’interpretazione autentica – scrive in una nota indirizzata a Nurse24 Graziano Lebiu, presidente Ipasvi Carbonia-Iglesias – non risolverebbe il problema della rappresentatività. Si prospetta il necessario intervento di un nuovo decreto, scritto e articolato in modo che non sia sottoponibile ad altri ricorsi.

Società scientifiche, Lebiu (Carbonia-Iglesias): Decreto da riscrivere

Graziano Lebiu, presidente Collegio Ipasvi Carbonia-Iglesias

I diversi interventi pubblicati da Nurse24 sul DM Salute 2 agosto confermano la tensione che tale atto regolamentare ha suscitato in buona parte della comunità professionale infermieristica.

Sono infatti inequivocabili i percorsi tribolati che ultimamente e sempre più frequentemente ci troviamo davanti. In questo specifico caso: se resistere e come resistere alla incredibile regolamentazione sulle società scientifiche - associazioni tecnico scientifiche di cui al DM Salute 2 agosto.

Siamo di fronte ad un decreto ministeriale talmente cristallizzato nei retaggi culturali che si porta dietro, che chiederne solo una interpretazione autentica rischia di anestetizzare altre strade oltre che far correre il rischio che il risultato pervenga al tavolo della comunità professionale in tempi non più utili per intraprendere e/o valutare altri percorsi.

E comunque, anche ipotizzando che tale intervento avesse una qualche possibilità di esito, il fatto di ricorrere ad una interpretazione autentica:

  • sancisce l’esistenza di un papocchio tale da giustificare l’esegesi legislativa
  • sposta il piano del problema dal professionale al giuridico
  • sposta il piano dal giuridico al politico dovendo far ammettere al Ministro di aver messo la firma, assumendomene la responsabilità, ad un decreto con macroscopiche sottovalutazioni ed oggettivi errori
  • evidenzia, quanto meno, la superficialità nella predisposizione del testo
  • acclara la poca rilevanza attribuita alla coinvolgibilità della professione infermieristica e, non di meno, delle altre professioni sanitarie.

Quanto sopra rafforza l’opzione che alcune associazioni professionali, scientifiche e Collegi Ipasvi, ad adiuvandum, hanno pubblicamente e responsabilmente deciso di intraprendere con mezzi più concreti e attraverso un arbitro che non sia di parte.

È del tutto evidente, infatti, che un Decreto del Ministro della Salute condizionato dalla forte attenzione verso le ritenute più rilevanti questioni dei medici, possa essere rispedito al mittente per il tramite di una azione giurisdizionale innanzi al Tar del Lazio.

La partita ha infatti una valenza nazionale e si sta giocando su un campo impraticabile: mettere in condizioni di profonda asimmetria una intera comunità infermieristica, ricca di saperi e di pensiero scientifico non marginale, autorevole e riconosciuto e denegare il diritto di autodeterminazione, autonomia e responsabilità dei singoli esercenti la professione anche rispetto alla collegata Legge 24/2017

È certamente accaduto che alcuni provvedimenti normativi si siano rivelati di difficile applicazione, perché non chiaramente formulati e che il legislatore, chiamato successivamente in causa, ne abbia dato una “interpretazione autentica” attraverso un ulteriore atto normativo.

È da dire, per completezza d’informazione, che l’interpretazione autentica non possa:

  • in nessun caso stravolgere la norma o l'atto giuridico di origine
  • essere innovativa
  • modificare la volontà iniziale del legislatore.

Non deve disporre della facoltà, insomma, di trasformare la volontà originaria pena l’annullamento davanti la Corte costituzionale.

Comunque, il Ministro della Salute che decidesse di intervenire con una interpretazione autentica, deve formularla adottando una forma che non modifichi la volontà iniziale, ma unicamente la spieghi.

È evidente che le percentuali indicate nel decreto del 2 agosto c.a. sono più che chiare (la rappresentanza al quorum del 30%, ad esempio) e quindi non sono “autenticamente” interpretabili. La matematica non è un’opinione.

Una modifica delle percentuali di rappresentatività (pur inutile in senso pratico, ma questa è un’altra partita), rientrerebbe nella fattispecie di interpretazione innovativa e pertanto censurabile da parte della Corte Costituzionale.

Potrebbe invece essere “autenticamente interpretata” – e sempre con un nuovo decreto - la dizione indefinita di “area o settore di esercizio professionale”.

A mio parere, la difficoltà applicativa rimarrebbe comunque, stante l’inapplicabilità per le professioni sanitarie della rappresentatività del 30%.

Si prospetta il necessario intervento di un nuovo decreto, scritto e articolato in modo che non sia sottoponibile ad altri ricorsi.

Come si giunga alla sua riscrittura non è essenziale. Se ottenuto, è dirimente il risultato di resettare tutto e regolamentare con maggior attenzione.

Graziano Lebiu, presidente Ipasvi Carbonia Iglesias

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